2022-04 "Ucraina confine di tutto" - 39° Parallelo

Scrivo ad un mese esatto dall’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. Prima di qualsiasi commento, cercherò di mettere in fila una serie di vicende e di annotazioni, partendo dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.

  • L’Ucraina è un paese di circa 42 milioni di abitanti, il cui nome in slavo antico significa “Terra di confine”, contenendo già nel nome tutti gli elementi connotativi di una storia complicata;
  • Dentro un territorio grande il doppio dell’Italia convivono da secoli decine di etnie diverse, dagli ucraini ai russi, fino ai tatari di Crimea , ai rumeni, ai tedeschi e ai rom; questa convivenza non è stata sempre pacifica e si è ricomposta in effetti sotto il dominio del socialismo sovietico, dal 1922 al 1991;
  • Oggi, dopo il ridisegno degli Stati post-guerra fredda, confina con Russia, Bielorussia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia;
  • Fino agli anni ’80 la lingua più diffusa era il russo, soprattutto per tutti gli aspetti legali, tecnici e ufficiali, una lingua imposta e mai accettata dalla maggioranza ucraina;
  • Alle prime libere elezioni, tenutesi nel 1994, vinse una coalizione guidata ancora da uomini del vecchio Partito Comunista come Symonenko, che infatti portò al governo Vitalij Masol, che era già stato primo ministro nel 1990 quando il Paese si chiamava ancora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina;
  • Dal 1994 in poi è un susseguirsi di governi instabili, figli di enormi appetiti corruttivi, che hanno portato al potere, come in molte altre ex regioni comuniste, un piccolo gruppo di uomini d’affari in qualche modo già legati al vecchio regime;
  • Nel 2004 c’è un risveglio popolare legato ai nomi di Viktor Juščenko e della più nota Julija Tymošenko; si parla di “Rivoluzione arancione” come di un cambio di passo verso la piena democrazia e nuovo sviluppo secondo un modello non violento, che riuscisse davvero a tagliere il cordone ombelicale con la vecchia madre patria Russia;
  • In realtà anche quella stagione dura molto poco: Juščenko fu avvelenato con la diossina e si salvò per caso, rimanendo sfregiato per sempre su tutto il volto; Tymošenko, dopo un breve mandato, nel settembre 2005, fu costretta a dimettersi dalla carica di primo ministro per dissidi con altri membri dell'Esecutivo e con lo stesso presidente Juščenko. Si appurò in seguito che i servizi segreti russi infiltrarono più volte le organizzazioni interne dei maggiori partiti ucraini;
  • Fra scandali, arresti e corruzioni sempre più evidenti (anche la Tymošenko fu arrestata), coabitazioni governative sempre più improbabili, nel 2010 si possono dire definitivamente concluse le aspettative positive generate dalla “Rivoluzione arancione” che si voleva democratica ed europeista;
  • Nel frattempo Putin aveva consolidato il suo potere assoluto. Nato nel 1952, formatosi come funzionario del KGB, soprattutto in Germania dell’Est, era stato nominato a sorpresa Primo Ministro nell’agosto del 1999, per poi succedere quasi naturalmente come Presidente al malandato Boris Eltsin nel maggio 2000;
  • Vladimir Putin ha ridotto notevolmente gli spazi democratici in Russia, ma ha portato il suo Paese ad un certo sviluppo tecnologico e finanziario, soprattutto grazie alla vendita delle materie prime ai paesi occidentali;
  • Putin, divenendo di fatto un autocrate violento, ha iniziato a ripensare alla Grande Russia, se non quella dell’Internazionale Comunista, almeno a quella della massima influenza sugli Stati della vecchia Unione Sovietica (come fa con la Bielorussia).
  • La NATO che è stata fondata da 12 Nazioni nel 1949 come strumento difensivo da eventuali attacchi ai Paesi aderenti da parte di forze esterne, tipo Russia o Cina, non si è sciolta come il Patto di Varsavia nel 1991, quando è finita la Guerra Fredda, rimanendo di fatto come l’unica Superpotenza -anche nucleare - organizzata fra Stati diversi;
  • I tre Paesi Baltici, la Polonia e altri hanno chiesto di aderire alla NATO e sono stati prontamente accolti (ora sono 30); anche l’Ucraina ha chiesto di entrare: la sua richiesta ufficiale del 2008 è rimasta finora nel limbo, senza mai prendere consistenza ma senza neanche essere definitivamente bocciata;
  • Ricordiamo che le forze dei paesi occidentali, che spesso coincidono perfettamente con quelli della NATO, in questi ultimi vent’anni non hanno esitato ad usare bombe, armi e uomini in paesi terzi, ad iniziare dall’assurda guerra del 2003 contro l’Iraq;
  • In Ucraina, nella tornata elettorale del 2010 veniva eletto Presidente Viktor Janukovyč. Nel febbraio 2014 scappa in Russia, lasciando di fatto nel caos il Paese, dopo una serie di proteste popolari sfociate nella occupazione di Piazza Indipendenza a Kiev (già teatro della Rivoluzione Arancione del 2004). Una protesta partita dai giovani pro-Europa dopo che il Presidente, data la critica situazione delle finanze pubbliche, aveva rifiutato di firmare un accordo di associazione dell'Ucraina all'Unione europea, in favore di un prestito russo (acquisto di titoli di stato per circa 15 miliardi di dollari) concesso dal Presidente Putin, che legava ancora di più il Paese alla Russia. Nel 2019 il tribunale di Kiev ha poi condannato Janukovyč a 13 anni di carcere per alto tradimento;
  • Il 27 febbraio 2014, subito dopo la fuga e la destituzione di Janukovyč, la Russia invia delle truppe in Crimea. Di fatto la invade e la annette alla propria Federazione attraverso un referendum che vede la vittoria del SI con il 95% dei voti. La popolazione della Crimea è in effetti in gran parte russofona e viene da anni di instabilità e di impoverimento dei propri beni economici e turistici sul Mar Nero;
  • Stati Uniti ed Europa hanno imposto da subito delle sanzioni economiche contro la Russia che generarono il crollo già nel 2014 del Rublo, benché molte Nazioni, fra cui l’Italia, cercarono di aggirare tali misure per non perdere importanti contratti di forniture di gas e petrolio;
  • Alle elezioni del giugno 2014 diveniva Presidente Porošenko, che pur affermando di voler avere buoni rapporti di vicinato con la Russia, firmava subito l'accordo di associazione tra UE e Ucraina definendolo "un giorno storico" insieme ai presidenti di Georgia e Moldavia, ribadendo inoltre l'intenzione di Kiev di entrare nella NATO;
  • Alle elezioni del 2019 viene eletto sorprendentemente Volodymyr Zelenskyj, un ex attore, nato nel 1978 da una famiglia di origini ebraiche e di madrelingua russa. Anche lui, all’inizio del suo mandato, aveva promesso di voler negoziare la crisi russo-ucraina riguardante la Crimea, per poi chiedere nuovamente l’ingresso del suo Paese nella NATO;
  • Nel 2021 si interrompono i rapporti tra i due Paesi e la Russia inizia ad effettuare delle esercitazioni militari vicino al confine, ammassando fra l’altro migliaia di soldati;
  • A gennaio 2022 i media americani cominciano a parlare di un piano d’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin. Anche la casa Bianca conferma tale eventualità, che invece viene ritenuta remota e poco logica da parte dell’Unione Europea;
  • Il 24 febbraio 2022 la Russia invade effettivamente il territorio ucraino, dirigendo le proprie truppe verso la capitale Kiev e verso le autoproclamate Repubblica Popolare di Doneck e Repubblica Popolare di Lugansk Regione di Donbass), di cui pochi giorni prima ne aveva riconosciuto l'indipendenza, con la motivazione del soccorso alla popolazione, in maggioranza russofona, discriminata dal potere centrale ucraino. 

Fin qui la cronistoria riassuntiva di una vicenda complessa che ora è diventata tragica e di cui ancora non si conoscono per intero le conseguenze. Ad oggi Putin non è riuscito a conquistare Kiev ma si è preso tutto il litorale del Mar Nero, dalla Crimea al Donbass, avendo quindi pieno e libero accesso al Mediterraneo direttamente dal territorio russo. Gli aggiornamenti sono quotidiani e i Media sono sul pezzo H24, creando a volte più confusione che chiarezza (perché l’audience rimane pur sempre il primo desiderio). Di certo la popolazione mondiale, pur disapprovando apertamente l’invasione russa, è divisa tra chi sostiene che è corretto dare sostegno al popolo ucraino anche inviando armi e chi vorrebbe maggiore sostegno a qualsiasi forma di trattativa per fermare le armi (anche cedendo a Putin le regioni russofone).  Un mese di opinioni e di propaganda. Quella russa innanzitutto che non chiama l’invasione e la guerra con i loro nomi, ma anche quella ucraina che crea notizie al solo fine di terrorizzare noi occidentali.

Se proprio mi devo aggiungere alla schiera di coloro che dicono la loro senza aver visto niente coi propri occhi, affermo con decisione che questa guerra doveva essere fermata già prima del 2014, senza far esplodere i rispettivi nazionalismi per ben otto anni. Perché il guaio vero di questi ultimi trent’anni è lo sdoganamento di ogni assurda divisione nazionalistica, regionale provinciale: la Catalogna che vuole dividersi dalla Spagna, la Scozia dagli inglesi, i Veneti dall’Italia, il Salento dalla Puglia, Tricase da Tutino.  E i media a far da grancassa dove conviene o dove alberga il proprio orticello, dimenticando immani tragedie come quelle che si stanno consumando in questi anni in Yemen, in Sudan o in Eritrea. I governi centrali sono stati spesso guidati da personaggi inspiegabilmente antichi, da Berlusconi a Salvini, da Trump a Biden, perdendo completamente di vista la modernità che la globalizzazione ci offriva ma anche le difficoltà, ad iniziare da quella ambientale e demografica. Ora, i Capi di Stato, tutti insieme, i buoni e i cattivi, invece di ripensare gli assetti economici, ecologici, militari e sanitari, stanno facendo decine di comizi e riunioni per farci tornare, tutti insieme, alla cultura del carroarmato, della trincea, del cecchino casa per casa, esaltandosi di volta per battaglie violente di uomini contro uomini, di bombe contro bambini o di vecchi partigiani rinchiusi nel loro bunker imbracciando un fucile automatico.

Questo sarebbe il tempo per una seria riflessione dell’Occidente, della Russia, della Cina e dell’India, per capire come intendono sviluppare la vita su questo pianeta, se continuando ad aumentare le spese militari o sedendosi seriamente intorno ad un tavolo per ragionare sul futuro dell’umanità. Mi chiedo: ma l’ONU non era nata per questo? Che fine ha fatto?  E gli altri Paesi del mondo, a cominciare da quelli africani per finire ai più dimenticati angoli del pianeta che devono fare? Osservare in silenzio e morire di fame? O attendere pazientemente un’esplosione nucleare?

A noi, singoli cittadini, si chiede di essere osservanti delle regole, delle leggi e del buon senso, di fare atti di generosità, di fare accoglienza, di rispettare la vita degli altri; invece i leader mondiali possono giocare alle guerre, regionali o mondiali che siano, forzandoci ancora di più ad una vita di sacrifici e di paure. Il tutto in nome di confini immaginari, di ricchezze futili, di conquiste pur sempre provvisorie. S’i fossi foco, vi brucerei tutti insieme, con dispiacere, ma vi brucerei.

 

24 MARZO 2022                                                                                                                              alfredo de giuseppe

                                                                                                                                                             www.alfredodegiuseppe.it

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