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Libere Fenomenologie del 2023-12-01 ... del tramonto della carta stampata

Con una lenta ma inarrestabile scalata, nel 2014 la pubblicità

sul web mondiale, per la prima volta, ha superato quella sulla

carta stampata. Meno pubblicità comporta una profonda trasformazione

per giornali tradizionali, quotidiani e settimanali

soprattutto, ma anche per libri e riviste. Siamo al tramonto della

carta stampata. Forse si stamperà sempre meno, forse sarà vietato

per legge, diminuirà il disboscamento mondiale, non ci saranno

più i volantini promozionali della grande distribuzione, i

tabloid scandalistici e le testate locali. Forse rimarranno solo le

stampe di pregio, costosissime perché gravate da una tassa sulla

tipografia, le pubblicazioni di Stato, e alcune stampe clandestine

(con annessa evasione fiscale). Tutti avremo il nostro strumento

di lettura, iPad o altro, forse lo avremo in auto nella nostra cuffia

e tutti potremo commentare in diretta. Le notizie saranno un

flusso sempre più continuo, sempre meno statico, non ci sarà

nulla che si fermerà nella nostra memoria per più di dieci minuti,

la globalizzazione delle notizie è anche la sua totale frammentazione.

Il profumo della carta stampata sarà una cosa per nostalgici,

fiorirà il commercio dell’antiquariato, per cui ogni libro,

fumetto o copia di “Chi” avrà il suo valore d’affezione. Abituarsi

ai cambiamenti è una caratteristica dell’uomo, che sopravvivrà

anche a questo, si trasformerà ancora.

 

Gigi ha la sua edicola all’interno di un cunicolo del Convento

che dà sulla piazza principale, ha ereditato l’esercizio da suo

padre, che come un pioniere la aprì nel 1945. Da qualche settimana

passandoci accanto, anche se fugacemente con l’auto, avevo

notato un certo fermento di pensionati, disoccupati e militari

in congedo anticipato per malattia. Mi sono fermato una prima

volta e ho visto questo nugolo di persone intorno a Gigi, chini

sul piccolo bancone dell’edicola. Io da fuori ho chiesto il giornale,

ho pagato, un pensionato di fiducia mi ha passato il resto e

sono andato via senza entrare. Dopo qualche giorno ho rivisto

la stessa scena. Mi sono fermato per comprare il giornale ma ho

deciso di entrarvi, questa volta. Le teste dei presenti si erano sollevate

tutte insieme, mi hanno guardato e io ho visto finalmente

l’oggetto di tanta attenzione: un Gratta e Vinci Milionario. Gigi

ha intuito che avrei voluto capire meglio e mi fa un sorriso gentile:

ormai non si vende niente, abbiamo formato una cooperativa

del Gratta e Vinci, ogni giorno sfogliamo la margherita della

fortuna, investiamo cinque euro a testa e se vinciamo, brindiamo…

Tutti i pensionati, disoccupati e militari in congedo mi

guardavano facendo ampi gesti di assenso, io non sapevo che dire.

Infine mi sono commosso vedendo tanta dedizione alle truffe

di Stato e li ho semplicemente incoraggiati buttando lì una

massima popolare: la fortuna aiuta gli audaci. Son risalito in auto,

il tramonto della carta stampata è già scritto, la lotteria umana

resisterà ancora.

 (dal libro “Tramonti di tramonti” di Alfredo De Giuseppe – Manni Editore – 2015)

 

AGGIORNAMENTO 2023

Gigi vive oggi tra “Color che son sospesi” in attesa della pensione, non ci vede più benissimo e si accompagna con una grande lente da tavolo, per trovare prezzi sempre diversi di allegati e giocattoli (l’articolo più venduto nelle edicole in questo momento). Molti frequentatori assidui degli anni scorsi non ci sono più, molte cose paiono diverse anche se son rimaste uguali. (Mario D’Aversa, Mariopesce per tutti, storico frequentatore dell’edicola e della piazza, è scomparso improvvisamente pochi giorni fa). La sua edicola, immersa dentro un buco di carte, spaghi, cartoni e umidità, è ormai aperta per poche ore al giorno. Alcuni amici lo aiutano: verso la metà del mattino, lui si avvia verso casa e qualcuno si preoccupa di incassare le ultime vendite e soprattutto di chiudere le vecchie imposte in legno. È una delle cose più belle da vedere con quella scritta “Gazzetta del Mezzogiorno” molto più grande dell’intera attività, circondata com’è da una serie di installazioni improprie. Gigi non ha mai protestato perché in definitiva non si è mai lamentato con nessuno. Oggi, novembre 2023, ha venduto 25 copie di quotidiani, due settimanali e un libro: un ottima giornata, con oltre 50 € di incasso. Il tramonto della carta stampata corrisponde al tramonto di Gigi che non vuole lasciare la sua edicola in modo traumatico, si accompagnano a vicenda, con un buon eloquio linguistico, con una certa eleganza. Ce n’è ancora bisogno.

Alfredo De Giuseppe

2022-04-29 "Dello scrivere" - FB

Scrivere è un suffragare semplificato, tortuoso, egocentrico e pirotecnico dell’esistenza di un essere pensante, cangiante, frivolo sulle cose drammatiche, serio con la minutaglia che predispone al racconto. Ho l’eterno dubbio dell’utilità dell’intelligenza umana: si scrive sull’amore, sui ricordi, sulle amarezze, le gioie e le tempeste, mentre il niente è lì in attesa, perché niente del nostro pensiero, del nostro essere muove l’universo, né può formare stelle, soli e pianeti. Da una parte c’è la semplice casualità materiale, l’incessante movimento degli atomi e della chimica, dall’altro ci si incarta nel niente che pure ci inabissa e ci fa risorgere quasi ogni giorno. Poeti del niente, siamo qui, fuori il confine ordinario, a perorar una causa persa.
Alfredo De Giuseppe (tratto da “Pensieri duraturi del niente” – 2020 Amazon)
 
FB - 24 novembre 2023
Link al post FB originale

Libere Fenomenologie del 2023-11-18 ... delle bombe indifferenti

 

Guerra in Ucraina, ed est dell’Europa. Guerra in Israele a sud dell’Europa. Decine di guerre in Africa. In tutto il mondo pare che in questo momento vi siano in corso ben 59 conflitti, quasi tutti all’interno di Paesi perennemente divisi, guerre civili per la conquista del potere o per pochi chilometri di territorio. La guerra è il modus vivendi di milioni di persone, la più gettonata soluzione per ogni tipo di disputa economica, geografica, religiosa e politica.

Un tempo, qualche decennio fa, i popoli che avevano conquistato la pace scendevano in piazza per protestare contro le guerre, le invasioni, i genocidi e i massacri di popoli lontani e sconosciuti. (Si intuiva, allora, che non si poteva mollare su certi principi come il Diritto Internazionale, nato di fatto alla fine della seconda guerra mondiale). Oggi siamo anestetizzati dai mezzi di informazione personalizzati, ce ne stiamo nella comfort zone del nostro vivere quotidiano e ci occupiamo con distrazione di ciò che avviene nel mondo. Anzi spesso abbiamo pensieri alquanto miserevoli: che aumento sulle materie prime ci porterà quel conflitto? quanti migranti arriveranno sul nostro sacro suolo? quante armi in più esporteremo quest’anno? In questo senso i media nazionali sono un disastro totale e a loro volta vittime di un sistema soffocante dove la quantità di informazioni è spesso sinonimo solo di confusione.

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Libere Fenomenologie del 2023-11-11 ... delle ultime osterie

 

Bisogna essere fortunati per parlare di certe cose. E bisogna nascere in luoghi magici, senza neanche saperlo. Ho vissuto la mia infanzia in una strada che collegava due piazze, una del castello e una della chiesa, che a loro volta avevano due osterie. E anche le case dei nonni materni e paterni, una vicina alla chiesa e l’altra vicina al castello. E io curioso bambino cresciuto tra quei vicoli, nei cortili delle case a corte, già da piccolo seguivo il nonno e lo zio che alla prima avvisaglia di tramonto si avviavano verso una delle osterie. Minuscoli esercizi di mescita di vino, formati quasi sempre da una sola stanza, tre o quattro tavolini e un bancone in muratura, e gente che fumava in continuazione, anche sigari anneriti non so da cosa, forse dal vino stesso. E c’è ancora nel naso, se rifletto, quell’odore stantio, saturo di mosto, fumo, sudore e pioggia. Si, pioggia, perché osteria significava autunno e poi inverno e forse un po’ di primavera.

Si giocava a carte per lo più, a scopa e a briscola, con le carte napoletane. C’erano i giocatori fissi e gli osservatori neutrali. Io mi divertivo ad osservare proprio questi, uomini non definiti, dal successo improbabile, che tifavano ora per uno ora per l’altro. Sentivano i giocatori sbattere le carte, bestemmiare contro la malasorte, e più spesso contro il compagno, restavano in silenzio e cercavano di capire. Raramente venivano interpellati e quasi mai si ergevano a giudici. Gli osservatori neutrali dell’ONU sarebbero stati meno discreti. Perché dire qualche parola in più, fare una battuta fuori posto equivaleva ad essere allontanati in malo modo da uno qualsiasi dei giocatori, spesso con l’accusa di portare sfortuna. Tendenzialmente agli osservatori potevo chiedere qualcosa mentre ai giocatori era quasi impossibile. Capii che la partita a carte era tremendamente seria ed esclusiva, mentre la passatella era alla portata di tutti.

L’oste, in genere un pover’uomo di mezz’età, forse invalido di guerra, cercava di mantenere la calma. Quello era il suo compito principale: non far scoppiare risse tra ubriachi. Di tanto in tanto da dietro il bancone tirava fuori una manciata di lupini, tanto per aumentare la sete, in un posto dove non c’era acqua. Osterie improvvisate, dove anche le autorizzazioni comunali erano vaghe, un posto dove ritrovarsi tra uomini, dopo il lavoro manuale, dentro una società patriarcale, dove la donna attendeva il rientro del marito sperando non fosse troppo ubriaco. Ricordo ancora la moglie di un giocatore che arrivava trafelata fuori dall’osteria, con il fazzoletto in testa, non osava entrare ma gridava “E’ pronto, ti aspetto, vieni a mangiare!”, che detta così sembra quasi un invito dolce ma in dialetto suonava come una minaccia mista ad una preghiera o una forma didascalica di un malessere mai completamente metabolizzato. Durante le feste comandate, ad iniziare dall’undici novembre di san Martino, in una delle osterie c’erano anche i pezzetti di cavallo al sugo e nell’altra la carne di maiale lessa, condita con sale e olio. E forse un po’ di pane duro. Ricordo questi uomini che si accapigliavano al gioco del “patrunu e sutta”, rimuginando sulle giocate precedenti, gli amici coccolati e quelli sempre bastonati. Una volta vidi due uomini litigare e poi spintonarsi fino ai cazzotti, perché uno dei due aveva osato lasciare all’Urmu l’altro, senza vino e senza pezzetti. Io da bambino curioso, quando tornai a casa, chiesi spiegazioni a mia nonna che mi disse soltanto: “non ti ubriacare mai”. E si fece il segno della croce.

Dopo molti anni, nel 2010, sentii l’urgenza di ricercare di nuovo quei sapori e quegli odori. Non volevo perdere l’humus di quella comunità proletaria, di quelle facce, di quelli che consideravo gli anni residuali del medioevo sociale, di quel mondo tutto al maschile divertente e feroce al tempo stesso. C’erano ancora delle osterie nella mia città, quelle osterie, ma stavano per finire definitivamente nel dimenticatoio. Da qui nacque il documentario “L’ultima Osteria”, che avrei anche potuto titolare “Ultimo mondo antico”.  

     il Volantino  n 36 – 11 novembre 2023

 

In questi giorni ho rimontato il documentario del 2010 "L'Ultima Osteria" che ho definito "cut".

Vedi al link  https://youtu.be/gY7pj9sPARc

 

 

 

Libere Fenomenologie del 2023-10-28 ... della ludopatia regolare

 

La ludopatia è arrivata ai piani più alti: all’attico dei famosi, di quei ragazzi che guadagnano ormai cifre folli per tirare quattro calci a una palla tonda. Quelli che escono spesso in TV a dire banalità, a rispondere a domande stereotipate, a vivere una vita dentro una bolla dorata ma alquanto assurda. Il calciatore Nicolò Fagioli della Juventus ha perso circa 3 milioni di Euro, del suo collega Sandro Tonali, ex Milan non si conoscono importi ma si ipotizzano cifre ancora più importanti, altri calciatori sono implicati nelle scommesse clandestine.

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Libere Fenomenologie del 2023-10-21 ... del trigesimo sindacale

 

Il Sindaco di una città si vota in modo diretto, con l’indicazione del suo nome sulla scheda elettorale, dal 1993, ormai da trent’anni. Prima si votavano le liste dei vari partiti, con l’indicazione di quattro preferenze che spesso diventavano sinonimo di accordi sottobanco, patti pregiudizievoli per il buon andamento del futuro governo. Prima del 1993 l’elezione del Sindaco avveniva all’interno del Consiglio Comunale, preceduta da giornate e nottate dai lunghi coltelli all’interno delle segreterie di partito, che potevano durare anche dei  mesi. Oggi il nome del Sindaco eletto si conosce già un minuto dopo la fine dello spoglio e si insedia il giorno dopo le elezioni. Ha poi del tempo per formare la sua squadra di governo, scegliendosi liberamente i suoi uomini tra gli eletti  e anche tra cittadini esterni (possibilmente esperti di un qualcosa). 

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Libere Fenomenologie del 2023-10-14 ... della poetica elettorale

 

Ercole Morciano, ormai riconosciuto (direi quasi ufficiale) storico delle faccende grandi e piccole della sua amata città, ha recentemente pubblicato e presentato un libro dal titolo “Elezioni e Poesie a Tricase (1946-1963)”. È una raccolta commentata di manifestini elettorali, con strofe più o meno articolate, che immancabilmente accompagnavano le vicissitudini delle varie Liste con componimenti quasi sempre entusiastici per i propri candidati, e canzonatori per gli avversari.

Non voglio soffermarmi sull’opera di Ercolino, che con la prefazione di Hervè Cavallera, le appendici fotografiche, oltre alle importanti note a tergo, è già completa, utile e pregevole di per sé, quanto prendere spunto per alcune mie considerazioni, di tipo più generale.

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2023-10-08 Un anno di Meloni

 

Tre domande, tre risposte sul primo anno del governo di destra

In queste settimane si sprecano sui media le rievocazioni dell’ultimo anno, quello governato dalla destra di Meloni, fatto notoriamente storico per due motivi: è la prima donna italiana a diventare Presidente del Consiglio ed è la prima volta che un esponente proveniente dai partiti dichiaratamente neo o post fascisti va a presiedere un governo di un Paese dell’Unione Europea.

Molti sono i richiami alla campagna elettorale del 2022, delle sue promesse, della sua grinta da unica opposizione del governo Draghi, confrontate con le modalità di attuazione del vasto programma iniziale. Ricordo brevemente che Giorgia Meloni aveva talmente ironizzato sul PNRR che l’ha destrutturato non riuscendo più a capirci niente, costringendo il povero Fitto a fare la figura dello scolaretto spaesato. Aveva promesso più Giustizia per tutti e ha messo a capo di quel Ministero l’ex PM Carlo Nordio che, da garantista controverso e sopraffatto dalle antipatie personali coltivate nei suoi anni di carriera, si smentisce da solo creando a giorni alterni nuovi reati per i più deboli e abolendo di fatto l’abuso d’ufficio, dichiarandosi tra l’altro favorevole al pieno ripristino dell’immunità parlamentare. Fratelli d’Italia l’ha votato nel 2022 quale Presidente della Repubblica al posto di Sergio Mattarella (tanto per capire su quale profilo andremo a sbattere dopo l’ottimo Sergio). La nostra Giorgia Nazionale è diventata atlantista convinta un po’ prima delle elezioni: qualcuno le aveva detto che senza il consenso degli USA è molto difficile diventare premier in Italia. Questo atlantismo esagerato, come tutto in lei, l’ha portata spesso a piegarsi a qualsiasi decisione NATO, anche quando non sembrava molto convinta, divenendo addirittura amica personale di Biden che aveva definito stracotto quando questi gareggiava contro il suo vero mentore, Donald Trump. Con l’ex Presidente USA condivide la diffidenza verso la scienza, compreso un velato negazionismo sulle cause del cambiamento climatico. Però in questo lungo anno è riuscita a posizionare tutti i suoi uomini e donne (spesso parenti stretti) nelle posizioni che contano nel mondo della propaganda, dove tutto si capovolge e all’improvviso dalla storia emergono nuovi giganti, dove la Resistenza non è più un valore condiviso ma solo di alcuni, pochi comunisti. Vado a memoria: l’Europa era per lei il centro nevralgico di tutti i mali italiani, ora è diventata l’Istituzione di riferimento costante, dove la nostra Premier si mostra affabile e operosa; le tasse e le accise erano un anno fa il cancro da estirpare ora sono necessarie; le pensioni andavano profondamente riformate, ora invece bisogna essere realisti. Naturalmente il piatto forte è l’immigrazione: per anni ci aveva detto che bastava fare il blocco navale e poi invece se la prende solo con le ONG che provano a salvare qualcuno quando sta già per annegare. Sull’immigrazione e sulla sua stessa essenza ci sarebbe da scrivere tanto, ma basta una sola frase per chiudere: c’è sempre stata, sempre ci sarà e nessuna Meloni fa paura ai disperati del mondo.

Tutto questo è risaputo, ripetuto e ormai acquisito: la ricetta della Meloni non funziona in nessun campo per il semplice motivo che le semplificazioni in forma di slogan ripetute per anni si scontrano sempre con la complessità della realtà fattuale, universale e cangiante. Nonostante questo lei e il suo governo paiono godere di una buona salute, ed è questo che è la parte più interessante della questione, cui cercheremo di dare delle risposte a tre domande fondamentali.

1  -Perché Meloni & Co. sono ancora sostenuti da buona parte dell’elettorato italiano?
2  -Perché i suoi aficionados non sembrano scossi dai notevoli cambiamenti di rotta?
3 - Perché l’opposizione non riesce a risalire la china, pur di fronte al sostanziale fallimento della formula sovranista?

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Libere Fenomenologie del 2023-10-07 ... delle mezze stagioni

 

Al contrario della vulgata più nota e più diffusa, io credo che le mezze stagioni esistano ancora. Dopo metà settembre e fino alla fine di ottobre, forse anche fino a metà novembre, si sente da sempre l’odore dell’autunno. Non ci sono più i 40 gradi di luglio, i 35 di agosto, l’aria è più umida, la sera c’è bisogno della giacca. I Balcani e le montagne albanesi della lingua di Karaburun non sono ancora imbiancate, la tramontana ancora non soffia. Noi salentini siamo in mezzo all’acqua salata del mare, quando arriva l’inverno lo sentiamo tutto intero: il vento del Nord sale su quelle montagne disadorne, prende il freddo delle nevi giovani, attraversa l’Adriatico rafforzandosi negli spifferi del Canale d’Otranto e immergendosi un attimo nei gorghi marini, ci giunge con un’aria glaciale che ha un’unicità insospettabile, ma giustificabile, per una penisola immaginata come caraibica. Già un po’ più a Nord, le Murge frenano il miscelarsi dei venti, il freddo secco raggiunge le colline e tutti ne prendono atto.

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Libere Fenomenologie del 2023-09-30 ... di noi e la sostituzione etnica

 

Il “fenomeno migratorio” si chiama così da pochi anni. Gli attuali migranti per anni sono stati definiti “lavoratori all’estero” e prima ancora “esploratori” o “pellegrini” e forse, all’inizio della storia, dei semplici uomini liberi che solcavano le terre emerse secondo bisogni primordiali e desideri di emancipazione.

Erano migranti gli irlandesi, gli inglesi, i francesi, i polacchi e gli italiani che invasero l’America del Nord tra il 1500 e il 1900? Erano migranti gli spagnoli, i portoghesi e  gli olandesi che giravano ovunque con le loro navi, facendo razzie e importando schiavi?

Noi, la sostituzione etnica, evocata più volte dai nostri attuali ministri, a suo tempo l’abbiamo chiamata “colonizzazione”, affinché ci rimanesse ben impresso che noi eravamo il centro e le altre terre delle “lontane colonie”, dove i disperati dei regimi occidentali erano attratti da una corsa all’oro alimentata da leggende e credenze assurde, tipo città tutte luccicanti di metallo prezioso. L’avidità e l’azzardo hanno segnato il nostro agire, con l’aiuto della “missione divina” di cristianizzare tutti, pure gli schiavi che erano costretti ad ogni abuso da parte dei cattolicissimi padroni.

Nell’America del Sud,

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Libere Fenomenologie del 2023-09-23 ... io sono

 

Io sono quel migrante, giovane uomo del Centro Africa, che si è messo in cammino per sfuggire agli orrori e ha camminato per due anni, ha attraversato deserti e città, è stato catturato da altri uomini armati, ha visto carceri e lager studiati per accorciare la vita o forse per misurarne la qualità genetica della fatica e della resistenza, ha deciso di prendere il mare senza neanche conoscerlo, di mettersi in contatto con il verso minaccioso della natura, quasi per sfidarla, nell’estremo tentativo di vedere se c’è un destino diverso da quello segnato dalla sua pelle e dalla sua miseria. Io sono quel migrante che stava per morire, poi qualcuno ha salvato, ha portato su un’isola italiana, dove si cela una nuova ipocrisia, dove è stato ammassato come in una qualsiasi porcilaia, selezionato, sezionato, tollerato, mai amato. Io sono quel migrante che prima o poi si ribellerà e probabilmente non avrà pietà, nonostante richieste di intercessioni divine, predicatori falsi e politicanti arroganti. Io volevo solo un po’ di comprensione e ricevo ogni giorno il dono di una nuova prigionia. Io sono quel migrante che lo sarà per tutta la vita.

Io sono quel soldato che sta combattendo sul fronte russo-ucraino e non ha capito ancora perché. Sono quel ragazzo alto e biondo che è stato chiamato alle armi per difendere un’idea di patria che non ha mai ben interpretato, però sta sparando all’impazzata

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Libere Fenomenologie del 2023-09-16 ... della nuova sociologia

 

Possiamo affermare con una certa approssimazione che la Sociologia nacque con Montesquieu (1689-1756) che indagò approfonditamente le differenze sociali tra i vari popoli. Lui e Rousseau (1712-1778) anticiparono alcune analisi sociali riguardanti le disuguaglianze e l’uso della proprietà privata. A loro si unì Turgot (1727-1781) che adottò, nell'analisi dei fatti, il metodo cosiddetto positivo, ove è esclusa la possibilità di una causa sovrannaturale. Di grande importanza per il successivo sviluppo della sociologia, gli approfondimenti dell'economista Adam Smith (1723-1790) sull’analisi della divisione del lavoro e sui possibili benefici sociali provenienti dalla concorrenza mercantile. Adam Ferguson (1723-1816) fu uno dei primi ricercatori ad evidenziare, invece, i lati negativi indotti dalle attività ripetitive, mentre John Millar (1735-1801) anticipò alcuni punti fermi dell'analisi marxista sul rapporto tra attività produttive e idee.

In Italia, benché fossero presenti in varie università importanti sociologi, la prima facoltà di Sociologia venne aperta soltanto nel 1962 all'Università di Trento. La vivacità culturale data dall'incontro di studenti giuntivi da tutto il Paese portò l'Università di Trento ad essere uno dei centri della contestazione studentesca del 1968 oltre che del movimento femminista italiano. In quell’Università esercitava Francesco Alberoni, che sviluppava nelle sue lezioni la teoria definita dello stato nascente.

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Libere Fenomenologie del 2023-09-09 ... del nuovo ordine mondiale

 

Molte cose sono successe nel mondo in queste settimane estive, a cominciare dalla caduta dell’aereo di Prigozhin e relative condoglianze sorridenti di Putin, fino all’arresto (venti minuti all’interno della prigione di Atlanta) di Trump, con tanto di foto segnaletica sbandierata come una medaglia, o come slogan delle prossime elezioni. Tante altre cose: la guerra in Ucraina che pare senza via d’uscita, il Niger, il Gabon, tutta l’Africa è una polveriera, mentre il governo italiano finge di non capire e se la prende con le ONG che salvano quattro disperati in mezzo al mare (e intanto gli sbarchi sono triplicati, nonostante insulse leggi di pura propaganda). E poi la famiglia Meloni al gran completo si prende tutta l’organizzazione e forse i soldi di Fratelli d’Italia, compreso il compagno della di lei presidente che ha l’intento di far progredire lo share di Rete4 (quella che doveva un tempo andare sul satellite ed essere vista solo dagli alieni, ricordate?).

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2023-09-01 Trattasi di una vecchia Lambretta

Mio figlio, uno dei miei figli, è laureato in ingegneria meccanica col massimo dei voti al Politecnico di Torino. Non mi ha mai chiesto un euro, ha ricevuto borse di studio, la residenza universitaria, e ha fatto fotocopie e stage per pagarsi gli studi in ogni suo aspetto. Ha trovato subito lavoro e vive al Nord ormai da qualche anno (e nonostante tutto a me dispiace). Vive di uno stipendio, come tanti, non adeguato rispetto alle sue possibilità, alla sua intelligenza  e alle sue competenze, specialmente se rapportato a funzionari pubblici di vario livello (che poi fanno anche i progetti nel privato). Risparmia qualcosa per tentare di formare una famiglia, o almeno una vita dignitosa, fatta da sé, senza raccomandazioni e senza  padrini politici. Viene in ferie al Sud una o due volte l’anno. Reciprocamente ci abbracciamo, è una gioia e basta. Niente lacrime, niente chiacchiere  e nessuna rivendicazione verso il mondo.

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2023-08 "LA 275 e TIGGIANO" - 39° Parallelo

Cronistoria di trent’anni di decisioni cangianti, di una strada simbolo di un’Italia complicata.

 

La vicenda della Strada Statale 275 è sempre attuale. Stavolta l’occasione la dà un manifesto apparso nei primi giorni di luglio 2023 in tutto il Sud Salento dal titolo “IL CONSIGLIO COMUNALE DI TIGGIANO ha deliberato la “Distruzione delle Matine”, a firma dell’Ass. Culturale “Centro Sociale” di Tiggiano. Proviamo allora, per una volta, a vedere quest’opera dalla prospettiva storica di un unico piccolo Comune, Tiggiano appunto. Tralasciamo qui le battaglie delle associazioni di volontariato e di difesa del territorio e le posizioni degli altri Comuni. Valutiamo soltanto le posizioni delle varie Amministrazioni succedutosi in Tiggiano in funzione dell’iter burocratico che fin qui ha accompagnato l’ipotesi di una nuova strada. 

Premettiamo che il progetto parte su impulso dell’ASI (allora SISRI) che, con la logica di unire più distretti industriali nel frattempo sorti nel Sud Salento, affidò nel 1994 l’incarico di redigere un progetto per l’ampliamento della 275 alla società PRO. SAL. dell’ing. Angelo Sticchi Damiani. Sull’affidamento e sulla redazione di tale progetto si è molto discusso, anche nelle aule dei Tribunali con sentenze spesso contraddittorie tra di loro. Certo è che quell’affidamento, perlomeno frettoloso e superficiale, senza alcuna gara di evidenza pubblica, non ha favorito una sana discussione intorno ad un’opera che non sembrava tenere in conto nessuna peculiarità del territorio. (Ciò non toglie che la parcella di circa 5 milioni di Euro è stata regolarmente incassata dalla società Pro. Sal).

Nel 1994 Tiggiano era governata da una lista civica guidata dall’Arch. Donato Martella, che nonostante venne eletto in discontinuità con il suo predecessore, il Geom. Giuseppe Nuccio che era stato sindaco per 20 anni, non riuscì a staccarsi dall’imperante logica cementizia. La sua posizione era nettamente a favore della nuova 275. Per il resto un paese come Tiggiano continuava nel suo disordinato boom edilizio, andando ad invadere anche la parte est della circonvallazione che era nata proprio per alleggerire il traffico verso Leuca. Numerose furono le lottizzazioni, alcune forzate su terreni agricoli, messe in cantiere dal 1990 al 1995. Sullo specifico progetto della nuova 275, non c’è traccia di deliberazioni consiliari.

Del progetto si discute nelle Associazioni pro e contro, ma in concreto non si muove nulla fino al 2001 quando viene inserito nella Legge Obiettivo, considerando l’opera strategica e di interesse nazionale. Quindi la Regione Puglia si impegna a contribuire all’opera, sottoscrive un accordo con ASI che si affida ancora una volta alla Pro.Sal., la quale, a sua volta, con qualche modifica, ripropone lo stesso tracciato.

Nel 2001 Presidente della Regione Puglia è Raffaele Fitto, mentre a Tiggiano è Sindaco il dott. Ernesto Bellante, eletto nelle fila del centro destra. Bellante, in carica dal 1995 al 2004, così come i suoi successori, non ha sentito in circa 10 anni l’esigenza di aprire un pubblico dibattito nella comunità, ma ha preferito allinearsi alle decisioni dettate dai suoi referenti politici regionali che hanno sempre spinto per l’ampliamento e la costruzione di una 4 corsie fino a Leuca. Nel frattempo monta la protesta di chi ritiene inutile o addirittura disastroso per i piccoli Comuni un nuovo tracciato che porti turisti e residenti direttamente a Leuca. Anche Tiggiano conta alcuni attivisti del movimento NO275.

 Nel 2005 Anas approva il progetto definitivo, con alcune correzioni del progetto, che viene ridimensionato soprattutto negli ultimi 7 km da San Dana a Leuca, dove viene cancellata la più grande rotatoria d’Italia che doveva collegare la 274 e la 275 (roba che gli astronauti avrebbero fotografato con una certa curiosità).

Nel 2005 regna ormai Niki Vendola in Puglia, ma a Tiggiano è ancora il centro-destra a vincere con sindaco il Geom. Donato Martella, convinto sostenitore del tracciato a ovest di Tiggiano, che lasciasse intatta la “Cosimina” e l’assetto urbanistico ormai consolidato di Tiggiano.

Nel 2007 si parla di “strada parco”, perché passa dalle precedenti 4 a 2 corsie nel tratto dopo Montesano, sempre spaccando la zona “Matine” che, oltre ad essere una zona di una certa rilevanza della biodiversità salentina e di alcuni tesori archeologici, nasconde nel sottosuolo delle discariche abusive oltremodo velenose per le falde acquifere. Bisogna qui ricordare che fino al 2007 Vendola e l’assessore Minervini erano stati contrari ad una nuova strada da Montesano a Leuca.

Ancora una volta tutti i sindaci dei paesi interessati si dicono d’accordo, senza affrontare i problemi derivanti da tale progettazione. (Va segnalata la posizione isolata del Sindaco di Alessano, Luigi Nicolardi, che non è mai stato d’accordo su un tracciato che va ad impattare l’insediamento rupestre di Macurano, contrapponendo invece proposte di maggiori risorse ai Comuni per la messa in sicurezza dell’esistente).
Il sindaco di Tiggiano, il Geom. Donato Martella -omonimo del precedente Architetto - vota a favore in una riunione appositamente tenutesi a Roma nel 2007 presso il Ministero dei Trasporti, durante la quale vengono decisi importanti ristori economici per alcuni Comuni particolarmente danneggiati dal nuovo tracciato (vedi Tricase) e neanche un Euro per Tiggiano, che pure in proporzione vede nel suo piccolo territorio avvicinarsi la possibilità di una strada sopraelevata, la cui reale consistenza in sede non è inferiore a 50 mq di larghezza.

Nel 2009 il Cipe senza invitare la Regione decide che la strada va fatta a 4 corsie fino a Leuca, promotore più importante Raffaele Fitto, ministro del governo Berlusconi. Questo progetto, se possibile, è peggiore del primo, con sottopassi, gallerie, rotatorie e un mega-ponte a tre campate all’altezza di Alessano-Tiggiano. La Regione si oppone con un ricorso al TAR. La Provincia, che fino ad allora aveva sempre tentato di trovare una giusta mediazione tra le esigenze di sicurezza e la conservazione della tipicità del Sud Salento, con Antonio Gabellone, neo eletto Presidente, si schiera apertamente e supinamente con il Ministero dei Trasporti, quindi con Fitto (Ministro dei rapporti con il Parlamento). I Comuni seguono ancora una volta le indicazioni che vengono dall’alto.

Nel 2011, a sorpresa, la Regione Puglia, senza consultare nessun Ente pubblico e privato del territorio, ritira il ricorso al TAR e raggiunge con Anas, Provincia di Lecce e Ministero dei Trasporti un nuovo (e apparentemente) definitivo accordo: ancora una volta il compromesso riguarda gli ultimi 7 chilometri, da San Dana a Leuca, 2 corsie, niente viadotti e mega rotatorie.

A questo punto tutte le forze politiche, da destra a sinistra, nessuna esclusa, gridano alla vittoria, soprattutto perché non si son persi i soldi del finanziamento, come minacciato dal Cipe. A Tiggiano governa ormai da un paio d’anni l’ing. Ippazio Antonio Morciano, eletto con il PD. Anche lui, come i suoi predecessori, pur avendo in passato espresso posizioni diverse, si adegua alle regole di partito e si dichiara entusiasta della nuova soluzione. 

Però la storia non finisce qui. Alcuni proprietari si ribellano all’esproprio di terreni e immobili, si susseguono i ricorsi, ma soprattutto, nel 2014, vengono scoperte altre e più importanti discariche abusive, posizionate proprio sul nuovo tracciato previsto dal progetto della Pro.Sal, specialmente nella zona delle “Matine” nel triangolo ai confini di Tricase, Tiggiano, Alessano. Quindi viene indagato il Presidente Anas, Pietro Ciucci dalla Procura di Roma per abuso d’ufficio, e successivamente altri nove per il tombamento delle discariche che contengono rifiuti tossici e producono diossina. La scoperta della dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone blocca di fatto il vecchio progetto. Si apre un nuovo scenario. Una delibera  dell’ANAC (Autorità anti corruzione) del 31 agosto 2016 mette in evidenza le gravi anomalie contenute nel progetto di ammodernamento e rivisitazione del tracciato della SS 275 secondo le modalità procedurali e tecniche previste dalla legge Obiettivo e dal progetto PROSAL. In particolare, la delibera rileva che “Sono emersi elementi di forti criticità riguardo le fasi delle procedure di programmazione, progettazione e affidamento delle opere in oggetto nonché ulteriori elementi che potrebbero esprimere profili di carattere penale e di danno erariale”; il nuovo Presidente di Anas dichiara alla stampa che inizierà "nuove procedure di gara con la suddivisione in lotti dell'opera  che consentiranno di individuare parti di intervento idonee ad essere avviate nei minori tempi tecnici possibili, rispondendo, nel contempo, alle urgenze del territorio e alla tutela dell'ambiente"; anche il Ministero delle Infrastrutture rileva “la necessità di procedere alla revisione del progetto nella sua dimensione e nella sua qualità".

Sembrerebbe una sana presa di coscienza delle complessità legate alla mega strada, sembrerebbe un chiaro ridimensionamento dell’opera, che finalmente, divisa per lotti, potrà completarsi più facilmente da Scorrano a Tricase, dove obiettivamente è più facile realizzare l’ampliamento della strada esistente e dove i costi sono più contenuti. Ma i sindaci del Basso Salento non demordono.

Il sindaco di Tiggiano, l’ing. Ippazio Antonio Morciano, insieme agli altri Sindaci interessati, nonostante le risultanze processuali e una più pragmatica visione della realtà, si lanciano in nuove fantasiose progettazioni, tra cui una che prevede una galleria proprio all’altezza di Tiggiano, per superare la linea ferrata e quindi ricollegarsi sempre al primo tracciato. In più il Sindaco, divenuto nel frattempo anche un importante dirigente del PD provinciale, si oppone con determinazione alla realizzazione di una sistemazione della cosiddetta “Cosimina” che secondo lui “finirebbe sempre per far confluire il traffico nel centro urbano di Tiggiano”. In ogni caso la sua ferma convinzione è che si debba fare una nuova strada fino a Leuca, cavalcando le posizioni dei sindaci di Corsano, Gagliano e Castrignano. Questa posizione, sicuramente poco “ambientalista”, blocca di fatto la realizzazione del Primo Lotto fino alla zona industriale di Tricase, perché sia la Regione che Anas, dopo le precedenti esperienze, vorrebbero far partire il progetto senza contenziosi preventivi.

Dopo  vari stop&go, dopo vari tentennamenti, all’improvviso nel 2021, come idea mediatrice spunta una nuova ipotesi. Non più a est di Tricase (la Cosimina), non più ad Ovest di Tricase (zona industriale), ma una terza via, posizionata tra Specchia e Lucugnano, che però in definitiva tra Alessano e Tiggiano arriva a invadere di nuovo una parte delle Matine.

Sindaco di Tiggiano dal 2019 è Giacomo Cazzato, che per anni ha fatto parte dei comitati contro la 275, oltre a quello di “Prendi Posizione” di Sergio Blasi, l’ex sindaco di Melpignano, che aveva convocato più di un’assemblea sul tema per prendere le distanze da alcune decisioni “antistoriche” e “affaristiche” del suo stesso partito. Il Consiglio Comunale di Tiggiano del 16 gennaio 2023 da’ delega al Sindaco di esprimere il parere della comunità nella conferenza di servizi che si terrà di lì a breve presso la sede dell’Anas di Lecce. Cazzato, da Sindaco di sinistra (?), dimentica ogni remora e approva senza riserve (come gli altri Sindaci) la proposta progettuale proposta da Anas. 

Oggi, agosto 2023, l’opera non è ancora partita. Anche il primo lotto, quello che da Scorrano dovrebbe fermarsi alla zona industriale di Tricase, è fermo al palo di permessi, questioni burocratiche e politiche. In effetti, al di là delle posizioni politiche di partiti, associazioni e movimenti, ci siamo sempre chiesti dell’utilità del secondo lotto, di una nuova superstrada dopo Tricase, considerato l’esiguo numero di auto in transito e il sicuro danno ambientale su un territorio fragile e in realtà molto piccolo, intersecato da paesini e frazioni, che ne formano un unicum da valorizzare e non da omogeneizzare al resto del Salento. L’inutilità è nelle cose e proposte intelligenti ce ne sarebbero, ma le Amministrazioni non riescono ad uscire dalla logica dell’asfalto, contro ogni indicazione ambientale, contro ogni logica alternativa.

Il Sud Salento, spopolato e desertificato per lunghi mesi all’anno, merita un progetto complessivo, una visione più consona ai tempi, non solo di una nuova striscia d’asfalto. Speriamo lo sappia anche la prossima Amministrazione di Tiggiano (senza finti ambientalismi).

39° Parallelo – agosto 2023                                                                      

alfredo de giuseppe

2022-11-01 "C'era una volta una stazione"

C’era una volta una stazione
La stazione ferroviaria di Tricase, (potrebbe essere un’altra qualsiasi stazione della Sud-Est), ripresa in un giorno dell’autunno 2022. Tra inutili, costose e deturpanti barriere antirumore, chiusure di esercizi, l’abbandono di un punto nevralgico, al centro del paese.
Nel breve documentario di Alfredo De Giuseppe traspare tutta l’amarezza per un luogo che poteva essere vitale e vivace e invece è la risultanza negativa di lunghi anni di corruttele, inadeguatezze e fuorvianti promesse elettorali.

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