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Libere fenomenologie del 2023-03-25 - ...del mio paese sfiduciato

 

Vivo in un paese del Sud Italia, né grande né piccolo, in difficoltà, come molti, come quasi tutti. Dal 2011 è passato da 17.611 abitanti ai 16.684 di oggi: lo spopolamento avanza, nonostante il pomposo entusiasmo turistico (che in verità è vissuto molto virtualmente). Negli ultimi vent’anni questo ridente paese ha avuto molte disavventure legate alla classe amministrativa, di qualsiasi colore politico, con qualsiasi personalità, con qualsiasi politico modellato sui vincenti del momento storico. All’inizio del secolo, Coppola e il suo centrosinistra parcellizzato, sul modello Ulivo, poi cadute anticipate e commissari prefettizi, la giunta Musarò con tutto il centrodestra unito sul modello fittiano-berlusconiano e invece disunito su ogni cosa, poi ancora commissari e Coppola con il suo centrosinistra personalizzato (dove nessun altro toccava palla). Nel 2017 è arrivato Carlo Chiuri con una serie di liste impressionanti, di cui non rimase traccia dopo poche settimane. Nuova caduta improvvisa e anticipata, e nuove elezioni nel settembre 2020. Antonio De Donno vince riunendo intorno al suo nome una eterogenea (o liquida) compagine che va dal PD a Forza Italia.

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Libere fenomenologie del 2023-03-18 - ...del mito italico

 

Enea era un bel ragazzo dell’Asia Minore, nato e vissuto nelle terre della moderna Turchia. Pare che fosse figlio di Anchise e della dea Venere (a quel tempo, succedeva di avere un figlio con una dea).  Corre in supporto di Ettore durante la guerra di Troia, rimane sconvolto dalla morte dell’amico guerriero e ad un certo punto, dopo vari tentennamenti, unisce la famiglia e decide di lasciare la sua città: prende in spalla il padre, per mano il figlio e scappa da Troia che sta per essere distrutta.

Enea, questo turco asiatico, cerca una nuova vita. Chi può dirgli di no? Anche gli dei lo vogliono. Subito dopo la partenza, gli esuli che hanno seguito Enea cercano di fondare in Tracia, al confine con la Grecia, una nuova città dal nome Eneade; mentre raccoglie rami per i sacrifici, Enea vede del sangue che cola dall'arbusto: gli appare qualcuno che gli dice di andarsene da quelle terre. Lui è un buono, crede ciecamente alle apparizioni.

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Libere fenomenologie del 2023-03-11 - ...di Francia e Spagna

 

A volte seguire quel che scrivono i leader europei nei loro profili social, e quello che rispondono i loro followers, può essere illuminante. Il 5 marzo 2023, Emmanuel Macron, Presidente della Francia, mentre è ancora in visita a Kinshasa, scrive: “Niente saccheggi, niente balcanizzazione, niente guerra nella Repubblica Democratica del Congo. La Francia non si è mai rassegnata ad una fatalità della storia, né all'orrore della guerra. Rimarrà fedele al suo ruolo di alleata incrollabile della Repubblica Democratica del Congo per difenderne l'integrità e la sovranità. Non ci possono essere due pesi e due misure tra la tragedia che si sta verificando in Ucraina sul suolo europeo e quella che si sta verificando sul suolo africano.  Ai crimini che si commettono davanti ai nostri occhi nel Congo, non dobbiamo aggiungere, dimenticare e abbandonare. La Francia sarà la prima a rispondere all'iniziativa dell'Unione europea di un ponte aereo umanitario verso Goma.”

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Libere fenomenologie del 2023-03-04 - ...di Elly e zattere...

 

Una domenica qualsiasi di fine febbraio, tra vento, freddo, tragedie e commedie, che diventa inevitabilmente televisiva. Mentre un certo numero di elettori decide di andare a votare alle primarie del PD, un barcone pieno di uomini, donne e bambini si spezza in due nel mare in tempesta, a pochi metri dalla costa, va a sbattere sulla spiaggia di Cutro vicino Crotone, portando a riva decine e decine di cadaveri.

Nell’apparecchio, a basso volume, passano immagini con le notizie sull’Ucraina con il sovrappiù del primo anniversario di guerra, come se per i commentatori fosse una festa, una notizia di cui dar conto. Un niente di cui discutere, tanto per non annoiarsi, a ripetere di morti quotidiani sotto le bombe.

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Libere fenomenologie del 2023-02-25 - ...della politica

 

Ogni volta che scrivo di politica, c’è qualcuno che mi risponde infastidito “uffaa, che palle”, oppure “mi diverti di più quando racconti una storia” o peggio ancora “il solito parolaio senza rispondenze pratiche”. Insomma una bocciatura politica su tutta la linea, dove il tutto si mescola in una melassa intollerabile, esattamente conformato all’attuale e dominante pensiero italico che ha decretato l’inutilità del voto e della democrazia partecipata.

Eppure continuo a pensare politico. Non c’è ambito umano dove la politica non abbia la sua incidenza. Compiango, a volte, coloro che non vogliono parlarne, non vogliono saperne di più, coloro che si fermano alla superficie della notizia, coloro che dimenticano la Storia, coloro che vivono senza cogliere il senso del governare. Politica è informazione ma anche passione per ciò che ci circonda, è uno sguardo largo, oltre il proprio essere, ed è anche educazione, oltre le tesi fideistiche. Un esercizio del diritto, della tolleranza e della capacità di modificare le esistenze, in definitiva l’essenza del nostro vivere sociale. La politica cerca di ricondurre il caos iniziale ad un programma civile.

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Libere fenomenologie del 2023-02-18 - ...di Massimo Terni...

 

Ho conosciuto Massimo Terni in una di quelle ondate di intellettuali, cineasti e scrittori che nella prima decade di questo secolo scoprivano il Salento dei borghi, dell’entroterra, abbandonando le spiagge e il mare alle truppe massicce di volgari gitanti. Alloggiava a Depressa e si incontrava con altri suoi amici milanesi e romani tra Diso, Marittima, Ortelle e Spongano, in una sorta di ritrovo esotico-edonistico. Mi impressionò subito per quel suo andamento originale sia fisionomico che intellettuale, oscillante tra il cinico disincanto e l’interesse divertito. Ma era chiaramente un’impressione superficiale, né poteva essere diversamente, date le circostanze, quasi sempre culinarie dei nostri incontri. E ne scrivo oggi perché ora tutto mi è più chiaro. Dopo aver pubblicato molti libri accademici, inerenti la sua attività di docente di Storia delle dottrine politiche presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli, Massimo Terni ha deciso ora di svelarsi attraverso il libro “Cathay Hotel” (Ed. Ponte Sisto - 2022). Qui Massimo Terni compie un’operazione complessa, ponendosi una serie di domande molto forti: chi erano davvero i miei genitori, chi sono io, perché ho vissuto con una perenne inquietudine, da dove parte il malessere esistenziale?

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Libere fenomenologie del 2023-02-11 - dei donzelli meloniani...

Una cosa è certa nella storia antica e recente: quando le forze politiche razionali, in qualche modo pensanti e orientate al progresso, arretrano, ecco arrivare al potere i barbari, i semplificatori, i nazionalisti, gli intolleranti, in poche parole i violenti. Spesso e volentieri le forze politiche progressiste, quelle per intenderci che dovrebbero tendere ad una più giusta distribuzione delle ricchezze nazionali e mondiali, spesso si dividono, si contorcono, si autocensurano, si ammalano di edonismo e si beano del particulare. Questo in Italia è uno di quei momenti e noi lo stiamo vivendo in silenzio: i violenti si vestono da perbenisti, si confondono nel marasma dei media, perché il dispotismo spesso non si insinua nello Stato con brutalità ostentata ma con gradualità, partendo da fatti minori, da episodi all’apparenza poco importanti.

Questa premessa è necessaria per capire perché sia giusto opporsi fermamente a questo governo Meloni, a questa nuova destra governista, ma pur sempre spinta da pulsioni di pancia, da rancori decennali, da ansia da prestazione fenomenale, da sovvertimento mascherato delle leggi più avanzate.

Non c’è settore dove questi sentimenti non stiano emergendo in tutta la loro drammaticità. Nella Giustizia, il ministro Nordio, ex PM ha iniziato una battaglia contro i suoi ex colleghi, rei di non averlo a suo tempo referenziato al massimo livello. Nell’organizzazione dello Stato, l’Autonomia Differenziata, sinonimo coniato al posto di Secessione, è un prezzo da pagare alla Lega e a quella classe media e ingorda del Nord. Nella Scuola, nelle Università è in corso una degenerazione verso il privato, con in sovrappiù la completa perdita di fascino e carisma dei docenti, portati ormai verso un pedagogismo unificato. La Sanità, divisa per Regioni, mostra ogni giorno di più tutti i limiti e nessuno ha una ricetta per essere universalistici e corretti: la sete di denaro che provocano le malattie è un malessere privatistico condiviso del nostro tempo.

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2023-02 DIFFERENZIATI e TERRONI - 39° Parallelo

 

Non dimentico cosa si diceva quando nel marzo 2001 fu approvata la legge costituzionale, poi confermata da uno sciagurato referendum nell’ottobre dello stesso anno, che ridefiniva le materie rientranti nella potestà legislativa esclusiva e concorrente dello Stato e delle Regioni. Si diceva, anzi tutti i politici dicevano che finalmente le Regioni sarebbero diventate più virtuose, che ognuno avrebbe governato meglio il proprio territorio, che i governi regionali sarebbero stati cacciati a pedate dagli elettori se non si fossero dimostrati coerenti, seri ed onesti. Nessuno avrebbe mai votato un governatore macchiato di errori, omissioni e demagogia. Questo sparavano le grancasse della politica e dei media ad essa collegati.

Quella modifica, fortemente voluta dalla Lega Nord di Bossi, ma poi approvata dal governo di sinistra nel tentativo (come al solito vano) di soddisfare l’elettorato del Profondo Nord, aboliva un sacco di cose come la figura del Commissario del Governo, chiamato a sovrintendere alle funzioni amministrative esercitate dallo Stato e a coordinarle con quelle esercitate dalla Regione. Aboliva di fatto la facoltà per il Governo di sollevare, rispetto alle leggi regionali, questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Consulta, o questioni di merito dinanzi alle Camere e infine aboliva il controllo, da parte delle stesse Regione, sugli atti delle province e dei comuni (esercitato dal CORECO).

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Libere fenomenologie del 2023-02-04 - del PD che manca

 

Nei primi giorni di ottobre 2022, dopo appena 7 giorni delle elezioni del 25 settembre 2022, quelle vinte da Meloni & Co. scrivevo un articolo dal titolo "Non un Partito da ricostruire, ma l’Italia da fare" (https://www.alfredodegiuseppe.it/index.php/archivio-2022/873-2022-10-non-un-partito-39-parallelo). Quell’articolo scritto a caldo, a ridosso di una bruciante sconfitta, sperava in una riflessione tanto profonda da portare ad una rifondazione della sinistra e guardando le faccende interne al PD speravo che “Se non vogliamo che gli elettori si interessino più delle vicende legate al divorzio tra Francesco Totti e Illary Blasi, bisogna dare una scossa seria alla nostra politica: ricominciare daccapo può essere davvero utile per i progressisti ambientalisti. Qui non c’è un partito da ricostruire, c’è l’Italia da fare. C’è una Storia da recuperare e studiare, c’è una cultura da mettere al primo posto con una Scuola più organizzata, ci sono dei diritti da difendere e da acquisire, c’è una posizione su armi, ambiente e mafie da rivedere in toto. C’è da costruire una generazione che abbia ancora entusiasmo, che veda una luce in fondo al tunnel, che veda ben retribuito il proprio impegno, che sappia valorizzare l’impresa, il merito ma anche la persona. E soprattutto c’è da ricostruire il nostro rapporto con il resto del mondo, con l’Europa del Nord, ma anche, e con più amore, verso i popoli del Mediterraneo (finora visti sempre con occhio destrorso).

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Libere fenomenologie del 2023-01-21 - ... De Josepho.

 

Nel giorno del sessantacinquesimo compleanno mi è venuto spontaneo fare una libera fenomenologia di me stesso. Anzi, non esattamente centrata su di me, quanto sul mio cognome, sulla mia discendenza, nata, cresciuta, morta da secoli sempre a Tutino. Per chi non lo sapesse a Tutino, una frazione, forse ora declassata a semplice rione di Tricase, un tempo sua acerrima nemica, esiste una razza in estinzione definita volgarmente dei “tutinghi”, di cui anch’io faccio parte. I tutinghi sono mischiati con i longobardi e gli svevi, ma anche con i turchi e gli spagnoli e infine con gli aragonesi, senza disdegnare qualche gene egiziano, albanese e greco. Insomma una razza mista e ben selezionata, senza macchia e senza paura, che si è fatta sempre conquistare battagliando (al massimo) un paio di giorni per volta. Di volta in volta, il nemico era sempre più forte. E noi tutinghi sempre di meno.

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Libere fenomenologie del 2023-01-14 - ...delle minime senza servilismi...

In una società evoluta e ricca, che è concetto diverso da perfetta, nessun uomo o donna dovrebbe essere costretto a vivere nel 2023 con la pensione minima di 571,61 Euro. Infatti il buon samaritano Silvio Berlusconi, in campagna elettorale, attraverso una serie interminabile di filmatini TikTok, aveva promesso che in caso di vittoria del centro destra le avrebbe immediatamente portate almeno a 1.000 Euro. Si tenga sempre conto che quel signore è lo stesso che passava migliaia di euro – rigidamente in contanti - a decine, forse centinaia, di ragazze per fare delle cene eleganti, che ha evaso un po’ di euro, che ha un patrimonio personale (creato come lo si vedrà post-mortem) che si aggira ufficialmente intorno ai 6 miliardi di euro.  Bene, quel signore e per sua bocca decine e decine di politicanti – anche nostrani - ha promesso sempre tanto a tutti, mantenendo quasi niente oppure scassando le casse dello Stato con norme allucinanti che saranno analizzate sempre post-mortem. Ora il governo Meloni, per non andare in default ma anche per non rompere con Forza Italia, ha fatto una norma sulle pensioni che di per sé sarebbe ridicola se non fosse che ridicolo (e quindi tragico) è tutto quel che gira intorno a noi. La nuova legge finanziaria prevede dunque che le pensioni minime vengano aumentate a 600 € (Ullallà!!), però solo per un anno e solo agli ultra settantacinquenni, che non abbiano altri redditi familiari. Magari l’anno prossimo fanno un emendamento che le portano a 650 ma solo se hai 80 anni, se non fumi, se non hai nessun animale domestico, se non vai al cinema, se non percorri con l’Ape car più di 1.000 km l’anno e se ti piace il gioco della Roma o del Milan. Il tutto con dichiarazioni e controdichiarazioni che occuperanno settimane e settimane gli sportelli di tutte le Poste Italiane e le scrivanie di tutti i commercialisti, però se vai al CAF ti sbrighi prima, anche se ti costa una cosetta.

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2022-12-27 Cinquant'anni fa - FB

Era l’anno scolastico 1972/73, classe II C Liceo Scientifico, Tricase: questa è una delle prime foto all’esterno del nuovo Istituto (la falce e martello arrivò qualche giorno prima degli alunni).

Era l’ottobre 1972 quando lasciammo la vecchia sede di Via Micetti (ora Biblioteca Comunale) e ci trasferimmo nell’attuale edificio del liceo Stampacchia in Piazza Galileo Galilei. All’epoca si discuteva ancora su che nome dare, poi fu scelto quello della giovanissima promessa della chimica italiana: il leccese Giuseppe Stampacchia, scomparso nel 1962 a soli 24 anni.

La foto l’ho sempre conservata, con i nomi, anzi i cognomi, ben scritti dietro (ci sono alcuni assenti, forse sei, tra cui Gianni Cassati, Biagio Licchetta e Martino Del Vino). Non ci siamo mai più ritrovati tutti insieme, nessuno ha mai pensato che fosse importante farlo. Di sicuro con alcuni, durante tutti e cinque gli anni, tra calcio, basket e vari, abbiamo condiviso lunghe risate e libere corse nei campi a cercare di arraffare arance, limoni, nespole e fave. Con alcuni di loro ci siamo visti di sfuggita, altri son diventati medici, commercialisti e avvocati e ci siamo incontrati negli anni per ragioni professionali (con un certo aplomb). Dopo la maturità del 1976 abbiamo evitato le patetiche cene di rimpatrio, il racconto dell’eterna gioventù. Siamo andati avanti, ognuno per la propria strada, senza appartenenze e senza nostalgie. Però 50 anni sono un numero ed era giusto ricordare…

  

 

Da sx seduti sul muretto:
Piero Fanfani, Daria Minonne, Silvana Manco, Pina Leggio, Lucia Rizzo, Vita Rizzo, Lucentino Urso (con i capelli);

in piedi:
Prof. Giuseppe Pastore, Oronzino Sergi, M. Rosaria Panico, Teresa Maglie, Maria De Matteis, Diana Sperti,  Marilena Notaro, Rosario Sabato, Franco De Francesco, Claudio Martella;

accosciati:
Alfredo De Giuseppe, Erminio Carluccio, Antonio Prontera.

2022-12-25 Una bella storia - FB

Se anche fosse una favola, la nascita di Gesù sarebbe una bella favola. C’è una ragazza di appena 14 anni, di nome Maria, promessa sposa di Giuseppe, il falegname di un villaggio non ben precisato, che ha un po’ di anni più di lei. Secondo il Vangelo di Matteo in questa località della Galilea, divenuta precisamente Nazaret nel Vangelo di Luca, un angelo appare in sogno a Giuseppe e gli dice che Maria è incinta per opera dello Spirito Santo.

Giuseppe, pur avendo molti dubbi, accetta questa scomoda verità e protegge la sua promessa sposa. Luca scrive: "In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra (...). Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio".

A questo punto la favola si intriga ancora di più: un angelo appare in sogno a Giuseppe e gli comanda di fuggire in Egitto perché Erode vuole uccidere il bambino; la famiglia fugge di notte come fossero profughi che tentano di salvarsi da uno sterminio, da una guerra. Erode ordina l'uccisione di tutti i bambini maschi di Betlemme e del suo territorio sotto i due anni, perché qualcuno lo ha convinto che è nato un bambino che dovrà diventare il Re di Giudea. Dopo un paio d’anni ancora un angelo appare in sogno a Giuseppe, lo avverte che Erode è morto e gli ordina di riportare la famiglia in Israele. Giuseppe vorrebbe ubbidire, ma ha paura di tornare in Giudea dove regna il figlio di Erode. Decide allora, il buon Giuseppe, di recarsi in Galilea e di stabilirsi a Nazaret.

Da lì, tra incongruenze narrative, geografia incerta, date non coincidenti su censimenti romani, fratelli che non sono figli di Maria, la favola continua fino alla sua morte e resurrezione. (il 25 dicembre – data di una  precedente festa pagana - verrà stabilita come data di nascita di Gesù solo nel 336 d.c.)

Quel che conta oggi è che questa storia è la narrazione di una famiglia irregolare, di poteri forti sempre pronti a reprimere, di povertà piena di dignità, di fughe per la sopravvivenza, di amori contrastati e sottaciuti. Se anche fosse una favola, rimane una bella favola, al fine di ricordare le nostre imperfezioni, le nostre lotte. E per questo è giusto festeggiare. Buon Natale, Buona (Ri)nascita a tutti.

Alfredo

 

Libere fenomenologie del 2022-12-17 - ... del nostro mondo a fine 2022...

 

Ricordate quando all’inizio della pandemia, al primo vero lockdown della storia, molti dicevano “ne usciremo migliori” e altri “la natura ci ha dato un segnale planetario, ora tutti capiranno” e altri ancora “l’uomo è sempre cresciuto grazie alle grandi crisi”? A meno di tre anni di distanza, abbiamo dimenticato ogni buon proposito, anche quelle parole, quel filo di speranza: la realtà è forse peggiorata rispetto al 2020. Ci avviamo, come umanità, verso il 2023 in condizioni pietose e per non far danno a nessuno, o a qualcuno in particolare, mi sforzo qui di fare un breve memorandum della situazione geo-politica alla fine di questo 2022.

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2022-12-13 Pubblicazione di "DETURPARE e PROTESTARE"

DETURPARE e PROTESTARE – di Alfredo De Giuseppe
Il video girato nel corso del 2022 partendo dalle marine del Comune di Melendugno fino a Cerano, sul lido che sorge sotto la Centrale Enel “Federico II”. Un breve viaggio nelle brutture perpetrate negli anni nei confronti di un territorio che nell’agiografia collettiva viene presentato sempre come bellissimo e incontaminato.
Le stesse amministrazioni che nei decenni hanno fatto battaglie contro i “colossi” esterni hanno concesso a ogni cittadino di deturpare, costruendo ovunque, nelle modalità più dolorose possibili rispetto alla bellezza dei luoghi.
DETURPARE come sistema e PROTESTARE come gioco politico è il lapidario riassunto di questo documentario, a testimoniare la difficoltà della nostra visione obiettiva della realtà che ci circonda.

2022-12 "Ascoltare il respiro di otto miliardi" - 39° Parallelo

Stamattina mi sono svegliato e ho provato un esercizio difficile: sentire il suono del respiro di otto miliardi di esseri umani, variegati, diversi, dipinti, razionali e folli, forti e deboli. Mi sono concentrato, ho spento per un attimo ogni rumore, senza bisogno di spegnere nessun apparecchio, ma solo riducendo il pensiero all’essenza, lasciando spazio al sentire profondo ed ho ascoltato. Un piccolo spazio di tempo, ricavato nella nebbia novembrina, per sentire un rumore di fondo, un respiro affannato, una sostanziale stanchezza globale. Non c’è bisogno di allucinogeni, medicine alternative, esercizi di yoga o thai chi, è sufficiente uno sforzo del nostro computer di bordo, un momento di concentrazione - forse di reset - di quel che ancora rimane il mistero più affascinante: il nostro cervello.

Quando avevo sei anni e iniziavo a giocare per strada, non badando alle auto che cominciavano a riempire anche la vita del sud, nel mondo respiravano poco più di tre miliardi di umani. Andavo a scuola insieme ai miei vicini di casa, giocavo a piedi scalzi, non avevo né la televisione né i termosifoni, e mia nonna mi cuciva i pantaloni corti anche per l’inverno. Però il respiro aveva un’altra ampiezza, sembrava che il sole avesse un altro tepore, che il futuro era l’uomo sulla luna o il satellite che trasmetteva di notte le Olimpiadi. E Iannacci cantava Messico e Nuvole, oppure Vengio anch’io No tu no. L’ottimismo era tutto nel bagno nuovo, nel posto fisso e nella pasta al forno in riva al mare il giorno di pasquetta.

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2022-12 "La 275 da Maglie a Leuca: non è un no, ma un pensiero positivo" - 39° Parallelo

Dispiace molto che la stampa tutta, ad iniziare da “il Nuovo Quotidiano di Puglia” e da “il Gallo”, abbia usato di nuovo dei tragici incidenti stradali per reclamare a gran voce “l’inizio dei lavori della nuova 275”. Dispiace davvero per quest’opera di sciacallaggio perché di questo si tratta: utilizzare delle vittime della strada per sopire vecchie e nuove responsabilità, per adagiarsi su una facile e inutile verità, mentre tutta la vicenda è molto più seria e più contorta. E per questo va finalmente approfondita e chiarita, al di là delle strumentalizzazioni di parte.

L’URGENZA DELLA STRADA E CHI OSTACOLA

Il progetto della nuova strada 275 prevede un sostanziale ampliamento di quella esistente da Maglie a Montesano e poi  un breve, nuovo tratto da Montesano fino alla zona industriale di Tricase. A questa ipotesi, definita Primo Lotto, non si è opposto mai nessuno. Perché allora non si realizza? Per il semplice motivo che tutte le Amministrazioni a Sud di Tricase non vogliono assolutamente che si inizi il Primo Lotto se non viene definito anche il Secondo. Questo secondo lotto, però, prevede un percorso totalmente nuovo, un consumo di suolo eccessivo in un’area già devastata e ampiamente antropizzata e probabilmente non risolve quasi nessuno dei problemi di viabilità per i quali si suppone debba nascere.  Tutto questo i progettisti di Anas lo sanno molto bene e l’hanno ripetuto più volte, anche in funzione del traffico esistente dopo Tricase. Infatti manca l’esatta informazione di ciò che potrebbe essere il nuovo percorso e qui sarebbe utile studiare con attenzione dove saranno previsti gli innumerevoli svincoli e servizi vari per capire l’inutilità dell’opera. Gli ostacoli dunque alla realizzazione del Primo Lotto li pongono quelli che oggi più di tutti strombazzano “la strada della vita invece della strada della morte”, che come detto è un modo superficiale, populista e indecoroso di affrontare la questione 275.

GLI INCIDENTI STRADALI

Gli incidenti stradali sono omogenei su tutta la rete viaria italiana, e non conoscono differenza tra la 4 e la 2 corsie. Infatti sul tratto Alessano –Lecce risultano molti più sinistri dopo Maglie che è a 4 corsie rispetto al tratto fino a Scorrano che è a 2.  Quest’anno sono successi incidenti mortali in ogni dove, l’elenco sarebbe lungo, ma gli unici che fanno notizia come diretta conseguenza della mancata realizzazione di una  4 corsie sono quelli che avvengono sulla 275. In realtà, dalla statistica elaborata dall’Automobile Club d’Italia sulla base di dati forniti dall’Istat in Provincia di Lecce nel solo 2021, si sono verificati 1.722 incidenti stradali a causa dei quali in 50 persone hanno perso la vita e in 2.556 hanno subito ferite di varia entità.  Dei cinquanta decessi, solo uno si è verificato sulla 275 da Scorrano ad Alessano. Se si analizzassero con attenzione i dati forse si parlerebbe meno a vanvera e si cercherebbero soluzioni concrete e serie. Senza nulla togliere alla pietas umana che ci accompagna verso ogni vita umana persa in modo tragico, si deve comunque ravvisare dalle statistiche il 90% degli incidenti avviene per disattenzione e velocità. Purtroppo i milioni di chilometri di strade esistenti sul nostro pianeta sono quasi tutti insicuri perché la sicurezza è un fattore umano, quasi mai strutturale.

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Libere fenomenologie del 2022-12-03 - ...di otto miliardi...

Da qualche giorno, con un’approssimazione più o meno realistica, l’umanità ha raggiunto quota 8 miliardi. È un traguardo mai toccato dalla nostra specie su questo pianeta, che addirittura si è raddoppiata negli ultimi cinquant’anni. E pensate che all’inizio del 1900 eravamo appena 1,7 miliardi.

Nell’occasione Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha scritto un messaggio sul sito istituzionale dell’ONU: «La popolazione mondiale ha raggiunto gli otto miliardi a metà novembre – risultato di scoperte scientifiche e progressi nei settori di nutrizione, sanità e servizi igienici. Tuttavia, mentre cresce sempre più numerosa, la nostra famiglia umana diventa anche sempre più divisa. Miliardi di persone stanno lottando; centinaia di milioni sono alle prese con fame e addirittura carestie. Un numero record di persone si sposta in cerca di opportunità e sollievo da debiti, avversità, guerre e disastri climatici. Se non riusciamo a colmare l’enorme divario globale tra agiati e indigenti, saremo in rotta verso un mondo di otto miliardi di abitanti pieno di tensioni, diffidenza, crisi e conflitti”.

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Libere fenomenologie del 2022-11-26 - …dei PUG e dei PSC…

   

 

Quando l’Unità d’Italia prese corpo, uno dei primi provvedimenti a cui si pensò di mettere mano riguardava l’Urbanistica. Era il 1865, si varava una legge che voleva regolamentare lo sviluppo urbanistico-edilizio. Si tendeva ad unire culturalmente e amministrativamente il paese: si voleva in questo modo affermare la presenza dell'apparato pubblico in ogni parte della nuova Nazione, in modo omogeneo e legalitario. Nonostante la quasi totalità dei Comuni sia molto piccolo, non conosce ancora alcun sviluppo edilizio, si viva quasi esclusivamente di agricoltura, i legislatori del primo Parlamento italiano, ancora a Torino, pensano come fondamentale un regolamento che possa dare certezza del diritto e uno sviluppo basato su principi di igiene, utilità, conservazione e bellezza. Si definisce oltretutto il concetto di esproprio in relazione all’esecuzione dell’opera pubblica come bene primario per la comunità e quindi l'indennità di esproprio da corrispondere al proprietario, che “consisterà nel giusto prezzo che a giudizio dei periti avrebbe avuto l'immobile in una libera contrattazione di compravendita”. In definitiva si trattava dei primi Piani Regolatori Edilizi che avevano la funzione di tracciare “le linee ad osservarsi nella ricostruzione di quella parte dell'abitato in cui sia da rimediare alla viziosa disposizione degli edifici”. Fra le prime città ad adottare un Piano Urbanistico figurano Cagliari, Firenze, Catania, Milano e Roma.

Questa legge, la 2248 del 1865, nonostante quel che si creda, fu abbastanza contrastata dai grandi proprietari, tanto che vi fu fino ai primi del Novecento un acceso confronto tra studiosi del diritto, circa la costituzionalità e la legittimità delle norme contenute nei Regolamenti Edilizi, che prescrivevano ai privati l'obbligo di richiedere l'autorizzazione all'autorità comunale per edificare nei propri terreni.

Tutto rimase sostanzialmente immutato fino al 1942, quando in piena seconda guerra mondiale, il regime fascista approva la legge urbanistica n. 1150 che istituiva a pieno titolo la formazione dei Piani Regolatori Generali (PRG), che dovevano interessare l'intero territorio comunale.

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2022-11-01 "C'era una volta una stazione"

C’era una volta una stazione
La stazione ferroviaria di Tricase, (potrebbe essere un’altra qualsiasi stazione della Sud-Est), ripresa in un giorno dell’autunno 2022. Tra inutili, costose e deturpanti barriere antirumore, chiusure di esercizi, l’abbandono di un punto nevralgico, al centro del paese.
Nel breve documentario di Alfredo De Giuseppe traspare tutta l’amarezza per un luogo che poteva essere vitale e vivace e invece è la risultanza negativa di lunghi anni di corruttele, inadeguatezze e fuorvianti promesse elettorali.

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