2025-07-05 Commento di Serena Laporta
Il luogo in cui nasciamo e viviamo, che non abbandoniamo per scelta o lo subiamo, ci condiziona profondamente e ci plasma, la luce i colori e i suoni e coloro che ci circondano influenzano ciò che diventiamo da adulti, quando dopo decenni di “guardarsi intorno” cominciamo chiaramente a scorgere chi siamo, cosa volevamo e cosa finalmente abbiamo. In questo paradigma di ricerca intima tra i ricordi dell’infanzia e, insieme, le cronache acute di una vita La mia Salentitudine di Alfredo De Giuseppe ci propone una lucida e possibile chiave di lettura dell’essere uomo del sud, abitante del Salento, innamorato deluso di Tricase. Il Salento mitico delle proposte di viaggio, il mare cristallino, le grotte, la campagna, la natura selvaggia e bistrattata, il mancato sviluppo delle peculiarità dei luoghi, la corruzione, la politica opportunista, l’imprenditoria corsara, diventano in questo diario cronache da un luogo di frontiera, in cui i Gattopardi non sono mai veramente esistiti ma neanche mai veramente morti, tutto rimane immutato e quando accidentalmente cambia, viene inesorabilmente sfregiato. E così l’autore, meccanico delle parole, smonta e rimonta un neologismo fatto di Salento e solitudine o di Salento e abitudine e inquietudine, consegnandoci storie che non fanno la Storia, ma ne sono parte inscindibile e irrinunciabile.
Serena Laporta