2013-05 "Signor sindaco, la zona 167..." - Il Volantino

La risposta del Sindaco sui lavori della 167 merita un ulteriore approfondimento, perché nelle sue parole si annidano le difficoltà, le approssimazioni, le superficialità per le quali Tricase, così come tanta parte del Sud Italia, è nelle condizioni in cui è, in quelle che appaiono e quelle ancora più drammatiche che attecchiscono nelle teste dei politici, dei tecnici e dei tecnici-politici e infine dei cittadini-elettori.

Dice il Sindaco-ingegnere: ci saranno pure delle cose che non vanno, magari sono d’accordo anch’io, ma adesso per favore lasciamo finire i lavori, poi vedremo come intervenire. Dimentica di dire che il progetto di cui si parla è nato anni fa sotto la sua regia, poi c’è stato l’intermezzo della giunta Musarò che ha assegnato la progettazione finale a Chirilli, e ora l’esecuzione dei lavori durante una nuova Amministrazione Coppola. Può un sindaco-tecnico di lungo corso non sapere cosa e come si progetta in città?

In ogni caso dal suo ragionamento si possono dedurre alcune brevi considerazioni:

  1. Il lavoro così come progettato non piace a nessuno, però adesso paghiamo maestranze e tecnici, poi pagheremo di nuovo per una nuova sistemazione (avviene in decine di casi, è normale?);
  2. Forse tutti dimenticheranno questa breve polemica e tutto rimarrà così com’è per i prossimi 50 anni (non è successo sempre così?);
  3. La cosiddetta partecipazione dei residenti, come dimostrato dalla petizione e da altre lettere pubblicate su questo giornale, è stata solo di facciata (serviva per accedere ai finanziamenti) ma ottima da tirar fuori nei momenti di difficoltà dialettica;
  4. Nella realtà, l’emarginazione di quella zona è stata accentuata, con i residenti vittime di altrui idilliache e ideologiche pensate. Avanzo delle piccole proposte e non faraoniche idee simil-speculative: a) spostare nell’area pubblica l’ufficio postale centrale, da costruire ad un piano, senza bisogno di scalini e vari (quest’intervento sarebbe sinergico con Piazza Capuccini); b) continuare Via A. Moro fino allo sbocco naturale su via Lecce; c) affianco all’ufficio postale costruire un piccolo locale per spettacoli e cerimonie insieme ad un ritrovo per anziani, magari uso solo per giocare a carte (climatizzato con i nuovi sistemi); d) eliminare tutte le barriere architettoniche che non c’erano e sono state create con decine di aiuole, e cordoli in cemento, incredibili monumenti all’inutilità costosa. Piccole ricette per dare vera centralità alle aree periferiche.
  5. I lavori pubblici sono un mistero gaudente ancora da risolvere, ma nel frattempo è possibile cominciare a progettare una città sostenibile, dove si miscela fantasia e funzionalità?

Il Volantino - 17 maggio 2013

Alfredo De Giuseppe

 

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