2005-03 "L’antico ospedale di Tricase" - Il Volantino

L’elegante libro di Rodolfo Fracasso (L’antico ospedale di Tricase, Galatina 2005, pagg.206) può essere letto in due modi diversi: il primo classico, canonico di noi lettori della tricasinità, derubricando la pubblicazione a semplice riscoperta di documenti inerenti una particolare istituzione dei nostri avi; il secondo, più profondo, meriterebbe una lettura così attenta da impiegarci almeno otto anni. Tanti infatti sono stati gli anni che l’autore ha impiegato a cercare e trascrivere documenti, a creare collegamenti fra testi, inventari, legati e lasciti. E non c’è pagina, direi frase, del libro che non sia documentata: note e rimandi a testi e pubblicazioni sono enormi e vanno dai testi di storia della medicina agli archivi ecclesiastici, di stato e comunali, dai libri di storia locale agli articoli su giornali. Basti pensare che solo l’indice dei nomi conta circa ottocento voci. Alcune ricerche, lo dico da lettore, mi sono sembrate francamente originali: ad esempio l’attenta e puntuale ricostruzione (con documenti certo scarni e frammentari) dei rapporti fra pie istituzioni, beneficenza e credito monetario concesso a cittadini, dà modo di intuire meglio la situazione delle nostre contrade nei secoli precedenti. Penso che la ricerca in tal senso di R. Fracasso abbia un valore extraterritoriale e possa essere attentamente studiato anche da storici di interesse generale. Mi ha fatto impressione scoprire che il credito complessivo intorno al 1750, concesso ad artigiani, agricoltori, sacerdoti e commercianti ammontava a circa un milione di euro attuali; considerato il numero di abitanti e dei traffici commerciali è davvero notevole, forse meglio delle attuali banche. Ci sono altri capitoli interessanti, come quello delle statistiche dei bambini appena nati ed abbandonati, che hanno una mortalità doppia rispetto al resto della popolazione, che pure non era trascurabile. Tutta la lettura è resa comunque semplice e piacevole, seppur con dovizia di riferimenti e frammenti di documenti.

In sostanza la storia dell’antico ospedale è la storia di Tricase, oserei dire del Sud, nel corso degli ultimi 500 anni, vista attraverso il caleidoscopio delle fondazioni di carità, sempre presenti, anche quando gli statuti assumono una visione più laica. Farebbe un errore chi paragonasse l’attuale struttura ospedaliera con il riferimento Hospitalis: esso infatti indica un posto dove ricoverare i più poveri, dove dare alloggio a chi non ha più nessuno, dove dare una minima assistenza ipotizzabile in secoli di colera e gravi malattie polmonari. Né bisogna pensare ad un immobile unico, magari modificato nel corso dei secoli da un’unica fondazione: Fracasso ha individuato a partire dal 1586  varie fondazioni benefiche e almeno una decina di sedi diverse, piccole abitazioni, senza alcuna difesa igienica, fino ad arrivare all’Ospizio dei “poveri di Sant’Antonio” posto a ridosso del Convento dei Cappuccini.

Un libro da leggere e soprattutto da studiare; finalmente uno studio originale sulla nostra storia che non si è limitato alla trascrizione o a nuova speculazione di documenti già pubblicati, ma ricerca vera, appassionata ed approfondita, da utilizzare a più livelli anche nelle nostre scuole (se fossero così autonome come dice la Moratti). Una ricerca che senza lasciarsi mai trasportare a commenti personali che non fossero ben documentati, induce il lettore ad alcune osservazioni: la nostra storia, al di là della storiografia ufficiale basata su dominazioni francesi e spagnoli, principati e baronie è la storia di tanta povera gente, sofferente e pietosa; la Chiesa intesa come regolatore dell’ordine sociale e morale ha assunto più volte nei secoli la funzione organizzativa di Stato che nessun regno riusciva ad assicurare.

Il libro si chiude inevitabilmente con un accenno alla costruzione del nuovo Ospedale “Card. Giovanni Panico”, la cui posa della prima pietra coincide in maniera singolare nel 1963 con l’abbattimento dell’ultimo ricovero dei “poveri di Sant’Antonio”. Ritengo naturale che Fracasso faccia continuare questa pubblicazione con la ricerca delle fonti sugli albori dell’idea e lo sviluppo della nuova iniziativa che prese poi forma nel 1967 nell’attuale nosocomio.

Mi auguro anche che fra qualche anno si possa scrivere la Storia del Nuovo Ospedale dando spazio ai migliori valori storici del cristianesimo, la carità e l’accoglienza, che nell’era moderna significano diventare concreto baluardo contro la teoria sempre più dominante di una “salute a pagamento”, che sia ricordato per aver creato durature professionalità basate sul merito e non sul nepotismo e che, pur nelle incombenze burocratiche, riesca ad essere laicamente “Azienda Etica”.

Il Volantino – Marzo 2005

Alfredo De Giuseppe

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