2002-03 "Caro Adelchi," - Nuove Opinioni

ti scrivo da piccolo imprenditore, dopo il convegno sul calzaturiero che si è tenuto in Tricase il 22 marzo. Un momento importante perché per la prima volta ti ho sentito parlare pubblicamente della tua azienda, anche se il convegno mancava di un dibattito e fra i relatori spiccava l’assenza del lavoratore o di un suo rappresentate. Ho ascoltato con attenzione la tua relazione e non ho colto alcuna espressione di autocritica, eppure in questa fase servirebbe. Perché fare una sfilza di richieste e di accuse alle istituzioni sono sembrate frasi già ascoltate, concetti triti e scontati. Una bella riconversione di atteggiamento verso il mondo è quello che serve oggi alle nostre aziende. In poche parole: aprirsi al mondo circostante. L’impostazione iniziale da “padrone delle ferriere” andava bene (era forse necessaria) nei primi momenti, nei primi anni, poi bisogna considerare la propria azienda la casa di tutti, niente ci appartiene integralmente, specie quando diventa grande. Nel solco di tuo zio, invece, il padrone rimane sopra ogni cosa. Bisogna invece aprirsi, cambiare con gli anni, diventare qualcosa di più di un semplice “calzolaio”. Altri imprenditori, (prendi Natuzzi, quello dei divani), hanno venduto parti, anche consistenti, delle loro quote a gruppi industriali mondiali  e si sono quotati in borsa. Il suo nome continua, la sua presenza è importante ma non fondamentale. Questa è la dinamica imprenditoriale del mondo d’oggi. Se non la si accetta si finisce per rimanere arroccati sulle proprie torri, con il fucile in mano, in attesa dell’invasore, destinati comunque prima o poi a soccombere. Un po’ di autocritica in questo senso dovresti cominciare a farla: con Tricase il tuo rapporto non riesce a volare per l’assenza di apertura. Ricordo quando prendesti la squadra di calcio: era l’occasione per vivere un po’ di socialità fuori dalla fabbrica e invece ti portasti tutti i tuoi più stretti collaboratori come dirigenti di una società sportiva (ti mancò solo un dipendente con il patentino di allenatore). Questo atteggiamento alla lunga non paga e se nella tua azienda c’è il record di assenze per malattie e non ti spieghi il perché, dovresti partire da queste considerazioni e non da generiche accuse a medici e ammalati. In momenti come questi aprirsi al mercato, al mondo e a Tricase serve, ma con i dovuti cambiamenti, che spesso prendono allo stomaco, fanno male e colpiscono le aspettative di qualche storico collaboratore. Ma oggi per creare una brand, per avere un’azienda leader nel settore bisogna aprirsi al mercato globale e se il socio diventa Gheddafi, come nella FIAT, pazienza: ha i soldi che servono. Questo, caro Adelchi, è il primo salto di qualità che deve fare la tua azienda, diventare un’azienda aperta. Tralascerei poi alcuni toni compassionevoli verso “i figli, i nostri figli che non sapranno cosa fare in futuro” per concentrarsi sull’oggi, sui motivi interni ed esterni di una crisi e mettere in atto quelle modifiche per far vivere una fabbrica in sintonia (ed in modo possibilmente etico) con un luogo che incidentalmente si chiama Tricase. Senza paure, senza l’antico vizio di vedere il costo della manodopera come l’unico freno allo sviluppo, con il piacere di cambiare, ma cambiare davvero, dentro e fuori. Adelchi, io lo so, tu lo sai e forse ancora ti fa male accettarlo, ma il mercato oggi ha una sola legge: o cambi davvero o chiudi. Prima delle questioni tecniche, inizia da tre cose, per favore: i dipendenti non sono figli; la fabbrica è di tutti noi; il mondo, vicino e lontano, non è un nemico ma un posto pieno di opportunità.

Con stima

 

La notizia:

Dietro il marchio Adelchi c’è un gruppo di società operanti a Tricase, Specchia e Casarano, il cui riferimento principale e azionista di maggioranza è l’imprenditore  Adelchi Sergio (nome e cognome), nato a Casarano 54 anni fa. Il gruppo,dopo una crescita ininterrotta, dal 1980 ad oggi che l’ha portato fino ad avere oltre 2.000 dipendenti e un fatturato annuo di circa 150 milioni di euro (300 miliardi di lire), per la prima volta dall’inizio di marzo 2002 ha fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria per 270 dipendenti, quasi tutti del reparto “Taglio e giunteria”. Il convegno, organizzato dall’A.C. di Tricase il 22 marzo alle ore 9.30 presso la sala del Trono di Palazzo Gallone, intitolato “20 anni di calzaturiero a Tricase” prendeva spunto dalla comune preoccupazione di una crisi di dimensioni maggiori.

Nuove Opinioni - Marzo 2002

Alfredo De Giuseppe

 

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