Libere Fenomenologie del 2023-10-21 ... del trigesimo sindacale

 

Il Sindaco di una città si vota in modo diretto, con l’indicazione del suo nome sulla scheda elettorale, dal 1993, ormai da trent’anni. Prima si votavano le liste dei vari partiti, con l’indicazione di quattro preferenze che spesso diventavano sinonimo di accordi sottobanco, patti pregiudizievoli per il buon andamento del futuro governo. Prima del 1993 l’elezione del Sindaco avveniva all’interno del Consiglio Comunale, preceduta da giornate e nottate dai lunghi coltelli all’interno delle segreterie di partito, che potevano durare anche dei  mesi. Oggi il nome del Sindaco eletto si conosce già un minuto dopo la fine dello spoglio e si insedia il giorno dopo le elezioni. Ha poi del tempo per formare la sua squadra di governo, scegliendosi liberamente i suoi uomini tra gli eletti  e anche tra cittadini esterni (possibilmente esperti di un qualcosa). 

Sin dal giugno 1993, per un motivo o per l’altro, ho interagito con il Primo Cittadino della mia città, Tricase, profondo Sud, sin da quando l’ex socialista dott. Luigi Ecclesia, divenuto poi berlusconiano, venne eletto con il simbolo del Timone. Io collaboravo attivamente con il movimento “Città per l’Uomo” che nella prima fase si propose autonomamente con un proprio candidato sindaco e poi, al ballottaggio, per sconfiggere la vecchia DC, si alleò con Ecclesia &Co. Quella prima volta fu abbastanza traumatica: il Sindaco cambiava assessori con la frequenza di un drink, la città non aveva alcun programma, le speculazioni edilizie aumentarono in modo vertiginoso, il PSI scomparve, l’industria del TAC si sentiva abbondonata. Tanto era conclamato il fallimento  che Città per l’Uomo ritirò la propria fiducia, i propri assessori e nel 1996 arrivò il commissario prefettizio. Nonostante tutto alle elezioni dell’aprile  1997, Luigi Ecclesia vinse nuovamente, con una larga maggioranza di centro destra.

Il centro-sinistra si risvegliò intorno agli inizi degli anni 2000, individuò in Antonio G. Coppola, ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico dello stesso Comune,  l’uomo su cui sembrava poter poggiare un solido futuro. Fu eletto nel 2001, all’epoca ero direttore di Nuove Opinioni, giornale storicamente di centro-sinistra, e si riuscì tutti insieme, anche grazie all’apparentamento con le liste di Tonino Musio (Italia dei Valori), a tenere lontano l’onda di destra che avanzava nel Paese.  Venne rieletto nel 2006, ma la magia era già finita: la sua nuova esperienza finì dopo appena un anno, nel luglio 2007, vittima soprattutto di una visione contorta intorno alla questione- strada 275, che fece allontanare alcuni suoi estimatori all’interno del centro-sinistra.

Nuovo commissario e nuove elezioni nell’aprile 2008. Ne esce trionfatore il dr. Commercialista Antonio Musarò con intorno moltissime anime della destra, tutte desiderose di emergere. Crisi a ripetizione, cambi di casacca e di assessori, un disastro dalle dimensioni inaspettate dopo la vittoria straripante alle urne dell’uomo che da un po’ di anni tutte le forze politiche vagheggiavano. Il suo governo stiracchia fino a luglio 2011, poi cade miseramente per mano di alcuni dei suoi stessi consiglieri.

Ancora un commissario prefettizio,  poi nel 2012 c’è il ritorno di Coppola, connotato dalle dispute costanti con l’opposizione che si spostano dal politico al legale, sfinendo negli elettori quel poco di ideale partecipativo che dovrebbe essere il sale della democrazia. Cinque anni stanchi e mortiferi.

Nel 2017 si candida l’avv. Carlo Chiuri, senza un partito di riferimento,  raccoglie a sorpresa intorno a sé una serie di liste che in effetti comprendono uomini storicamente di destra e di sinistra. Nonostante sia la prima Amministrazione realmente civica, data l’assenza quasi totale della Politica (segno dei tempi web) regna una grande confusione, una lunga crisi strisciante, cambi di assessori e infine la caduta anticipata nel giugno 2020.

A ottobre del 2020 si rivota. Antonio De Donno, rampollo DC, figlio delle ACLI, che ha attraversato molte disavventure del centrismo italico (UDC, Cristiano Sociali, ecc,) approdato alla parte sinistra di Articolo 1, rappresentato in Puglia da E. Abaterusso, convince il PD e altre forze miste di essere il candidato giusto al momento giusto (“per unire e pacificare”). Ora il suo governo ha compiuto tre anni, possiamo esprimere un giudizio più compiuto, possiamo intravederne i tratti salienti. Un governo a suo modo litigioso ed inespresso che ha superato diverse crisi interne e che ora conta sulla risicatissima maggioranza di un solo consigliere, dopo il passaggio estivo del PD nelle fila dell’opposizione. De Donno quale contromossa politica ha deciso di aderire in queste settimane al  movimento personale di Alessandro Delli Noci, denominato CON, che in molti danno come futuro arbitro delle prossime elezioni regionali.

Qual è il filo rosso che lega i governi di Tricase negli ultimi trent’anni, da quando il Sindaco è scelto direttamente dai cittadini? Un personalismo esasperato del Primo Cittadino, accompagnato da una squadra senza coesione che non riesce a correre. De Donno, ad esempio, ha nella sua Giunta alcuni assessori che nessuno mai vede, né sente. Sono semplicemente assenti, firmano di tutto, non fanno ombra e spesso si chiedono da soli che ci stanno a fare. Se il Sindaco è l’allenatore, colui che sceglie la squadra e il modulo con cui giocare, non può sperare di vincere il campionato se la metà dei suoi allievi non entra mai in campo. La squadra è il fondamento di una buona Amministrazione, dove per squadra si intende un connubio, un mix ponderato e coraggioso, che comprende assessori, funzionari, collaboratori e dipendenti.

Se a questo aggiungiamo che manca un’idea portante e condivisa sulla quale lottare, fosse essa il PUG o le marine, lo stop alle lottizzazioni o un sistema di trasporto costante con le frazioni, si capisce il motivo per il quale si va da un’emergenza all’altra, da un’inaugurazione all’altra, da una polemica all’altra, senza quasi lasciare traccia. 

 il Volantino  n. 34 – 21 ottobre 2023

 

 

 

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