2009-10 "Le farfalle di Don Tonino" - Il Volantino

Quando ero più giovane per un caso fuori dalla mia precisa volontà mi ritrovavo spesso a Molfetta. Lì c’era don Tonino Bello e benché mi sapesse un laico impenitente e scettico sulla divinazione onnipotente e onnipresente, mi riceveva con entusiasmo nel suo vescovado. Anche quando era impegnato si liberava e anche quando l’ingresso era invaso da poveri di tutte le etnie. Scherzavamo sulla Chiesa e le sue balbettanti prese di posizione su pace e povertà, e questo a lui faceva sommo  piacere perché lo liberava un poco dal peso reale che quei pensieri gli procuravano. Visite fuggenti, incontri amichevoli, profonda stima umana.

Qualche giorno fa c’era a Tricase un convegno con Alex Zanotelli, in occasione dell’addio alla parrocchia di Caprarica di Don Eugenio Licchetta. Qualche ora prima dell’appuntamento, per un caso, dovuto al mio zampettare da una situazione all’altra della mia città (e comunque sempre un caso, come tutta la vita, tutto l’universo), i due sacerdoti mi hanno chiesto cortesemente di accompagnarli in auto al cimitero di Alessano. Siamo giunti nel primissimo pomeriggio, non c’era nessuno.  Io entravo per la prima volta in quel cimitero: pulito, elegante nella sua semplicità, verso la strada che porta al mare.

Siamo andati verso la tomba di don Tonino, riflettendo composti sullo spazio che ci separa dalla vita alla morte. Poi loro due si son messi a pregare, prima in silenzio poi ad alta voce. Io, che non so recitare, ho fatto due foto e poi ho passeggiato in tondo, cercando di ricordare alcune cose scritte da don Tonino sulla politica:

se uno mi chiedesse a bruciapelo: dammi una definizione di quel che dovrebbero essere i politici, io risponderei subito: operatori di pace. Che cosa è la pace? E’ un cumulo di beni. E’ la somma delle ricchezze più grandi di cui un popolo o un individuo possa godere. Pace è giustizia, libertà, dialogo, crescita, uguaglianza. Pace è riconoscimento reciproco della dignità umana, rispetto, accettazione dell’alterità come dono” .

Mentre pensavo su queste laiche utopie,  Alex e Eugenio si abbracciavano commossi, un po’ rammaricati del loro percorso, forse anche della loro età, di ciò che poteva essere e non è stato. Due esempi di chiesa umile, di impegno fuori dagli schemi, della ricerca di un umanesimo, al di là della fede, seppur nella loro fede.

In quella giornata di autunno si era affacciato un po’ di sole e subito apparvero delle farfalle. Solo lì, in quel semicerchio che contiene il corpo di don Tonino. Cinque o sei coloratissime farfalle che si posavano un attimo sulla sua tomba e poi volavano via. Poi si incrociavano in volo e si riposavano un attimo sul prato verde. Poi di nuovo sulla tomba, seppur sfuggenti al mio scatto fotografico.

Un caso, certo, dovuto alla presenza del prato ancora lussureggiante affianco al freddo marmo bianco, eppure quel volo di un solo giorno sarebbe piaciuto a don Tonino, proprio mentre due vecchi amici si abbracciavano e un altro pensava al caso delle farfalle sulla tomba.

Il Volantino - Ottobre 2009

Alfredo De Giuseppe

 

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