Libere fenomenologie del 2023-01-14 - ...delle minime senza servilismi...

In una società evoluta e ricca, che è concetto diverso da perfetta, nessun uomo o donna dovrebbe essere costretto a vivere nel 2023 con la pensione minima di 571,61 Euro. Infatti il buon samaritano Silvio Berlusconi, in campagna elettorale, attraverso una serie interminabile di filmatini TikTok, aveva promesso che in caso di vittoria del centro destra le avrebbe immediatamente portate almeno a 1.000 Euro. Si tenga sempre conto che quel signore è lo stesso che passava migliaia di euro – rigidamente in contanti - a decine, forse centinaia, di ragazze per fare delle cene eleganti, che ha evaso un po’ di euro, che ha un patrimonio personale (creato come lo si vedrà post-mortem) che si aggira ufficialmente intorno ai 6 miliardi di euro.  Bene, quel signore e per sua bocca decine e decine di politicanti – anche nostrani - ha promesso sempre tanto a tutti, mantenendo quasi niente oppure scassando le casse dello Stato con norme allucinanti che saranno analizzate sempre post-mortem. Ora il governo Meloni, per non andare in default ma anche per non rompere con Forza Italia, ha fatto una norma sulle pensioni che di per sé sarebbe ridicola se non fosse che ridicolo (e quindi tragico) è tutto quel che gira intorno a noi. La nuova legge finanziaria prevede dunque che le pensioni minime vengano aumentate a 600 € (Ullallà!!), però solo per un anno e solo agli ultra settantacinquenni, che non abbiano altri redditi familiari. Magari l’anno prossimo fanno un emendamento che le portano a 650 ma solo se hai 80 anni, se non fumi, se non hai nessun animale domestico, se non vai al cinema, se non percorri con l’Ape car più di 1.000 km l’anno e se ti piace il gioco della Roma o del Milan. Il tutto con dichiarazioni e controdichiarazioni che occuperanno settimane e settimane gli sportelli di tutte le Poste Italiane e le scrivanie di tutti i commercialisti, però se vai al CAF ti sbrighi prima, anche se ti costa una cosetta.

Dai dati INPS emerge che i pensionati con un reddito fino al trattamento minimo sono 2,1 milioni; quelli che arrivano a 750 sono circa 2 milioni e 1,8 milioni vicino alle agognate 1.000 euro. Ma qui sorgono una serie di domande che farei a tutti e non solo a Berlusconi o al centro destra, ma proprio a tutti: chi ha mai provato a vivere davvero con 571,60 euro al mese? Chi sono questi oltre 5 milioni di uomini e donne che devono sopravvivere con queste cifre irrisorie? Certamente in città è quasi impossibile farcela e infatti molti di loro sono in fila alle mense sociali oppure dentro una coperta e un cartone vicino al cimitero, onde evitare di pagare molto per il loro stesso funerale. Nei paesi  e nei borghi di provincia, di mare e di montagna, la situazione potrebbe essere un po’ diversa: molti hanno la casa di proprietà, vivono vicino ai familiari e hanno un unico svago continuativo: le tv di Mediaset. 

Lì in effetti, tra un programma di denuncia e l’altro, possono sfogare i loro istinti primordiali, la loro rabbia economica su un paio di categorie di sicuro appeal: i migranti o gli zingari e i comunisti. A quel punto non conta più l’inflazione che ha superato il 12%, il gasolio a 2 euro, né l’impossibilità di trovare un affitto che non sia a settimane e neanche che le visite mediche siano quasi tutte a pagamento, e forse neanche che sei a casa, recluso e inutile, soprammobile di te stesso. Hai un nemico, l’invasore alle porte e quindi tutto il resto passa in secondo piano. Eppure un governo onesto avrebbe semplicemente parlato di adeguamento pensionistico all’inflazione, non di riforma né di bontà. Siamo invece di fronte a ingiustizia, iniquità e propaganda spacciata per realtà.

Inoltre l’atavica rassegnazione fa sì che non ci siano battaglie vere intorno a queste ingiustizie clamorose, c’è solo qualche passerella televisiva, nei piccoli paesi non si discute più, nessuno ha più voglia né prima dei 65, né dopo i 75, di farsi sentire: meglio la dignità del silenzio che l’esposizione della povertà. Il problema è che ora alla povertà si accompagna anche lo sberleffo ostentato della società dei consumi, il luccichio delle mode, il can can del turismo, l’amplificazione dei social.

E tu casalinga del nulla, che hai solo allevato figli e lavorato 15 ore al giorno fra cucina, bagno e lavatrici, devi stare zitta e muta, non devi lamentarti. E tu artigiano, commerciante, pescatore o fannullone che sia, cerca di lavorare fino ai 90 se ci riesci, che poi ti danno il premio della fedeltà alla Patria, il cui importo equivale ad una mancia elargita nelle mutande durante una delle tante cene eleganti che ci sono in giro per l’Italia e per l’Europa. (E la Meloni dirà che siamo sempre più orgogliosi di essere italiani, quelli veri con la i maiuscola).

A questo punto darei un unico consiglio, se potessi dare consigli ai miei cari vecchietti, quasi coetanei: non arrendetevi al nemico, lottate con vigoria fino all’ultimo, giocate finché potete, trovate il gusto con il poco che vi circonda, poi mollate e andate: tutto il resto è servilismo.

 il Volantino – 14 gennaio 2023

Alfredo De Giuseppe

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