Libere fenomenologie del 2022-04-30 - Kirill I

Domenica 24 aprile si è festeggiata la Pasqua Ortodossa, la Resurrezione del figlio dell’unico Dio. Papa Francesco I e tanti teologi si sforzano di chiarirci che il Dio che ci ha creati e ci circonda in ogni dove è un unicum, una forma assoluta e quindi inscindibile oltre che insindacabile. Sarà così, però l’interpretazione degli umani è molto diversa, divergente su quasi tutto, fonte di continue differenze, divisioni, guerre, torture, sofferenze e genocidi.

La guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è stata l’ennesima dimostrazione di come la lettura a diversi livelli delle parole di Dio siano usate in modo talmente differente da scatenare ulteriori fronti guerreschi. Già la Pasqua avviene in date diverse, perché anche il tempo è una convenzione e quasi tutte le chiese ortodosse si basano sul calendario in voga prima di quello gregoriano del 1582. Ma come se questo non bastasse la parola di Dio a Mosca è diversa rispetto a quella predicata a Roma. Ed è ancora più differente fra Gerusalemme e Teheran, ma questa è ancora un’altra storia: per ora soffermiamoci sulla stringente attualità. In queste settimane di guerra il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo I, il garante religioso del potere putiniano, si è espresso a favore dell’invasione dell’Ucraina, motivandola in varie forme. Innanzitutto è un modo, secondo lui, per porre un argine all’avanzare della cultura liberale occidentale che considera decadente, in quanto tollera l’omosessualità maschile e femminile. In una serie di interventi successivi al 24 febbraio ha affermato molte cose nazionaliste, certamente lontane dall’universalismo cristiano.

Innanzitutto il barbuto e bardato Cirillo ha detto: "Siamo un Paese che ama la pace e non abbiamo alcun desiderio di guerra, ma amiamo la nostra Patria e saremo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono difendere il loro Paese".

Domenica 10 aprile, di fronte ai fedeli, il 75enne patriarca ortodosso ha affermato: “Possa il Signore aiutare tutti noi in questo periodo difficile per la nostra madrepatria per unirci tutti, anche attorno alle autorità, e le autorità a sentire la responsabilità per il popolo, l’umiltà e ad essere pronti a servirlo. Allora ci sarà nel nostro popolo una vera solidarietà e la capacità di respingere i nemici, sia interni che esterni. Quando dico 'noi', intendo, prima di tutto, le Forze Armate, ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi, svegliarsi, capire che è giunto un tempo speciale, da cui può dipendere il destino storico del nostro popolo". Parola del Signore e niente tregua neanche nel giorno di Pasqua.

Ma chi è questo benedetto Cirillo Primo, Kirill in russo? È soprattutto un amico personale di Putin, un sostenitore convinto della nuova politica di espansione, tant’è che anche lui ha iniziato ad inaugurare chiese ortodosse in tutto il mondo, una addirittura a Roma, nel 2006, e un’altra a Cuba nel 2008. Ha poi tentato di porre una specie di imprimatur su tutte le altre chiese ortodosse che sono un mondo variegato di riti e culture e non si sono mai identificate con un solo pontefice, come i cattolici. Va chiarito che le Chiese Ortodosse sono ben 17, tutte professano la stessa dottrina ma sono «autocefale»: ognuna facente capo a se stessa; se proprio ce n’è una che ha un primato d’onore è quella di Costantinopoli. Eppure sul linguaggio di fondo, sull’umanesimo della Parola non dovrebbero esserci così tante differenze con la Chiesa cattolica, perché le tre divergenze principali sono sull’autorità del Papa, sulla disciplina del matrimonio, sui dogmi mariani (Immacolata Concezione e Assunzione in Cielo) e su ogni altra dottrina o legge definite – cioè proclamate – da Roma e dai suoi Concili dopo la separazione del 1054 (Scisma d’Oriente).

Bene ha fatto Bergoglio a non cadere nella trappola della polemica diretta con Cirillo, ad interpretare con la dovuta distanza una situazione complessa, tentando anzi gesti di pace e di unità. Del resto questa vicenda è l’ulteriore dimostrazione di come le religioni si modifichino nel tempo e nella storia, ricevendo impulsi sempre nuovi dall’evoluzione del pensiero, del benessere e della cultura (niente è immutabile e per sempre). L’attuale pontefice cattolico è in definitiva figlio di quella cultura sociale – vedi teologia della Liberazione sviluppatesi in Sudamerica -  e del pacifismo illuministico che ben si coniuga con la filosofia cristiana. In altri tempi e in altri luoghi avremmo trovato il sistema di far diventare una disputa geo-politica anche una guerra di religione, come è riuscito a fare Khomeini qualche decennio fa o i papi delle crociate qualche secolo fa. Da gesuita intelligente qual è, Papa Bergoglio sa che tutto è relativo, che la Terra non è piatta, gira intorno al sole e che probabilmente nel tempo anche i vari Cirillo, così come i Putin, i Biden, i Trump, i Netanyahu  e financo i Meloni potrebbero essere accantonati e definiti per quelli che sono: dei guerrieri delle divisioni.

il Volantino - 30 aprile 2022

Alfredo De Giuseppe

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