2010-02 "Assolutamente si" - 39° Parallelo

Qualche settimana fa scrivevo un pezzo di colore che intitolavo “Assolutamente no”. In fondo era un modo per capire dove va il mondo: siccome non c’è più alcuna certezza, il linguaggio tenta di nascondere il disagio con avverbi, espressioni, interlocuzioni  che diano la massima sicurezza.

Poi sui giornali si scatena il putiferio per delle intercettazioni telefoniche del nostro Presidente del Consiglio, che chiama uno o più componenti dell’Autorità preposta al controllo delle telecomunicazioni e lo riempie di insulti perché non riesce a far chiudere le trasmissioni dei giornalisti “nemici”. (Come in un qualsiasi  Stato dittatoriale, come se la democrazia non si nutrisse soprattutto di informazione scomoda).

Viene intercettato soprattutto mentre parla con Innocenzi, suo vecchio dipendente, ex deputato di Forza Italia, che si mette supino alle sue richieste e ai suoi improperi. Dimenticando il suo ruolo di garanzia e al di sopra delle parti, per il quale fra l’altro percepisce uno stipendio annuo di circa 400.000 euro, oltre i bonus.

Ma a noi interessa qui per un altro aspetto: l’uso degli avverbi opinativi e di certezza in politica e negli ambienti più legati al mondo dei media, per nascondere non solo il disagio dell’insicurezza ma soprattutto la verità, ogni pur piccola forma di verità, magari edulcorata, ma almeno uno spiraglio di verità.

I giornali del 18 marzo (Repubblica, pag. 4)  riportano alcuni stralci dell’interrogatorio del sig. Giancarlo Innocenzi presso la procura di Trani, dove era stato intercettato a subire le invettive del Capo del Governo sulle trasmissioni tv e ne chiedevano lumi:

Domanda PM: Ha ricevuto pressioni per interrompere alcune trasmissioni tv?

Risposta Innocenzi: Assolutamente no

PM ancora più specifico: e per quelle trasmissioni che sembrano fare dei processi in tv?

Risposta Innocenzi: Assolutamente no

PM: ne è sicuro?

Innocenzi: Assolutamente si

 

Ai giudici poteva dire una mezza verità, tipo: si, Berlusconi mi chiama, parliamo del più e del meno e di tanto in tanto anche di tv; del resto in questo paese il conflitto d’interessi è così palese che non c’è bisogno di meravigliarsi ogni giorno. Invece no, assolutamente no, nessun contatto, nessuna pressione, tutto come un giglio immacolato. Ma soprattutto nessun dubbio, nessuna percezione del ruolo istituzionale, solo fede nel padrone assoluto, nell’amicizia che garantisce l’impunità, nella totale assenza di una propria dignità.

Però riamane la certezza del linguaggio, quell’assolutamente così sbandierato che crea imbarazzo in chi l’ascolta, sapendo invece che la vita è tutto un dubbio e che di assoluto non c’è niente. Il poeta francese Ducasse scrisse “Il dubbio è un omaggio alla speranza”. Ed in effetti io vorrei avere il dubbio che gente come Innocenzi, e come lui migliaia di uomini legati alla politica, possano avere prima o poi uno scatto d’orgoglio, dire come stanno le cose, squarciare questoFebbraio 2010  velo di tristezza, intolleranza e ignoranza, porre fine a questo nuovo oscurantismo che ha colpito l’Italia. Voglio avere la speranza di coltivare bene i miei dubbi.

39° Parallelo - Febbraio 2010

Alfredo De Giuseppe

 

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