2007-09 "Rocco Bonalana" - Il Volantino

Rocco Bonalana, un amico di tutti, non c’è più. Vederlo nella sua casa il giorno della sua morte, venerdì sette settembre, mi ha fatto tanta tenerezza, ma, come in un flash, anche ricordare tante belle giornate. Soprattutto giovanili. Ricordo perfettamente quando veniva negli spogliatoi della nostra squadra di calcio e con l’asciugamano più piccola che si possa immaginare, pretendeva inutilmente di asciugare tutto il suo grande corpo. Oppure quando voleva essere accompagnato al mare, farsi il bagno in una conca solitaria, con il problema di nascondere una bustina di plastica con dentro poche monete. O il suo desiderio di una gassosa, al bar, fra una carezza e l’altra. Era un orologio per me: quando mi vedeva, ricordava sempre una data da venire, un compleanno, una festa patronale e soprattutto il nostro anno di nascita, che era lo stesso. Il nostro anno in comune lo entusiasmava e lo declamava infinite volte, dicendo sempre che io ero più vecchio di tre mesi. Rocco Bonalana viveva di cose semplici, un panino con prosciutto e formaggio, una bibita, una sorniona passeggiata per tutto il paese. Il suo peso lo rendeva ancora più simpatico, i suoi passettini e le smorfie erano entrati ormai nelle movenze collettive di Tricase. Vivere le sue manie era solo divertente: sapeva non oltrepassare mai il limite dell’educazione. Le ultime volte che ci siamo visti era un po’ ammalato e affaticato ma mi chiese se eravamo sempre amici e io dissi che vedersi meno non significa non essere amici. Perché per la gente per bene come Rocco Bonalana l’amicizia è quasi tutto.

Quando nel 2001 pubblicai “Ore otto, sotto l’orologio”, scelsi di non inserirvi la foto di Rocco, anche avendone tante. Rocco in effetti non era un frequentatore di quella piazza, non ne faceva parte, benché vi abitasse a pochi metri. Il suo modo di vivere abbracciava l’intero paese, era conosciuto e benvoluto da tutti. E questo deve essere sentito come un grande merito dai suoi genitori.

Ho scritto queste poche righe mentre in tv passano le scene del funerale di Luciano Pavarotti: tanto onore a chi ha fatto tanto. E’ giusto. Ma quelle semplici scarpe di tennis che ti sei portato nella tomba, quella grande faccia da bambino felice che ho visto per l’ultima volta meritano di essere ricordate da chi ti ha conosciuto con lo stesso affetto di un grande tenore. Ciao Big Rocco.

Il Volantino - Settembre 2007

Alfredo De Giuseppe

 

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