2004-12 "…Eppure il Salento ha una strada" - Orizzonti

Quando avevo vent’anni sognavo alcune cose che poi si sono effettivamente realizzate. Altre che non pensavo potessero mai succedere, le ho viste e le sto vivendo. Non avrei mai creduto, ad esempio, di vivere davvero come nel “1984” di Orwell ed invece il proprietario di quasi tutta l’informazione in Italia, è il Presidente del Consiglio della Repubblica, fa dire alle sue Tv quello che è più conveniente in quel momento e cosa ancora più sconvolgente il popolo non si dispera, non protesta e mansueto accetta. Era immaginabile tutto questo nel 1978, quando Moro veniva rapito e io aprivo un negozio di dischi? No, stavamo ancora furiosamente dibattendo se la sinistra potesse mai governare, seppure in coabitazione. Cosa avrebbe detto e fatto la Chiesa per impedirlo? Come potevamo avere un pensiero liberale e positivo senza essere tacciati di qualunquismo e tatticismo politico? No signori, per quanto il berlusconismo abbia distrutto una parte del senso civico di questa nazione, non mi iscrivo al partito dei nostalgici dei partiti.

Non ricordo neanche in quegli anni grandi speranze sullo sviluppo del Sud, industriale, turistico o agricolo che sia. L’offerta turistica era quasi assente, l’industria si avviava con decisione in produzioni a basso costo destinate a sicuro insuccesso, si discuteva ancora sulle sovvenzioni alla produzione del tabacco e ci si aggrappava agli aiuti della Cassa per il Mezzogiorno. Da qui veniamo, appena venticinque anni fa. Fa buona letteratura affrontare il presente decantando il passato: sembrerebbe, ascoltando alcuni, che nei decenni passati il senso democratico e partecipativo fosse più alto, che l’economia avesse valori più stabili e che tutto si è perso percorrendo la strada della modernità. Ma non si fa certo un buon servizio storico se si fa credere che, ad esempio, all’interno della DC ci fosse un grande spirito democratico, dopo aver visto anni di lotte improntate solo sulle tessere pagate dai potentati interni. Dopo aver visto gestioni super clientelari e infine corrotte del sistema dei partiti tradizionali. E’ vero che Forza Italia è riuscita ben presto a recuperare lo spirito anti-statale che da sempre pervade l’Italia, è vero che l’Ulivo non riesce ad esprimere un’opinione coerente in politica estera, economica e sociale ed è il coacervo  di forze ancora legate a schemi superati.

E’ vero tutto ma i periodi storici che si vivono vanno studiati ed interpretati e non sempre improntati al pessimismo globale e a rivisitazioni nostalgiche. Le nostre aziende chiudono perché da qualche altra parte producono a costi più bassi: lo si sapeva già, era stato teorizzato già vent’anni fa che la nostra dovesse diventare una società post-industriale. Allora guidiamo al meglio questo processo di trasformazione piuttosto che arroccarci tutti sulla difesa dei vecchi modelli produttivi. Le persone perdono il lavoro: ma vengono utilizzate tutte le opportunità che ci offre un mondo più aperto come quello in cui viviamo? Oppure per lavoro si intende ancora l’aratro e il cavallo dietro il proprio giardino? Schema perfetto di una vita che però non deve contemplare nulla delle necessità (o piaceri)  attuali, dall’energia elettrica, ai telefonini, dalla ricerca sanitaria alle automobili.

Il nostro mondo non è perfetto e forse non lo sarà mai, specie finché la maggioranza dell’umanità vivrà nell’ignoranza, ma alcune cose che mi circondano sono migliorate ed altre sono state letteralmente inventate dal nulla. Il Salento in questi ultimi anni ha trovato una strada sulla quale può investire e sperare. Se prendo un giornale di venticinque anni fa (ecco lo prendo, lo sfoglio) le proposte culturali sono quasi assenti, le lettere dei giovani sono tutte improntate alla difficoltà di trovare spazi dove incontrarsi, fare e ascoltare  musica, sport, teatro. Oggi l’offerta è ottima, specie in estate, spesso abbondante, anche troppo. In questi ultimi anni, complice la crisi dell’occupazione statale e clientelare, abbiamo assistito ad un boom di nuove professioni. Nel solo Basso Salento, ci sono una ventina di agenzie pubblicitarie e una decina di radio private, ormai consolidate come aziende: quante persone occupano? C’è un giornale a Tricase che vive di sola pubblicità (sei dipendenti stabili  e numerosi collaboratori), c’è un fiorire di operazioni legate al mondo della musica, del cinema e del teatro non ipotizzabili fino a dieci anni fa. Molti giovani hanno iniziato piccole attività turistiche, dal chioschetto al lido organizzato, dal pub al bed&breakfest. Altri, meno acculturati, forse, hanno aperto attività commerciali, lottano ogni giorno con servizi inefficienti, banche paralizzate, istituzioni lontane e rinchiuse nelle polemiche interne, eppure creano un villaggio turistico ben inserito nell’ambiente, o un supermercato idoneo alle esigenze attuali.

Ma c’è qualche intellettuale o politico che abbia percepito quanto sia cambiato il mondo che ci circonda? Un giovane di Tricase ha vissuto gli ultimi quindici anni a Los Angeles, organizzando con un certo successo cose intorno al mondo del cinema: ora ha deciso di investire nel Salento e di creare una stabile organizzazione per la creazione di un festival internazionale del cinema. Verrà, in parte è già venuta l’anno scorso, gente da tutto il mondo, poi qualche nome famoso. Genti che vedranno, vivranno per una settimana nel Salento, ci daranno la loro interpretazione del mondo, saremo meno chiusi, meno abbandonati al nostro scirocchismo (potevo mai pensare quando nel 1978 mi emozionavo con “ Il cacciatore” di portare  a cena, un giorno a Leuca, Michael Cimino o Milos Forman?).

Questa è una direzione da non dimenticare, da lavorarci sopra, da interpretare ed inventare ogni giorno con un sistema trasversale che coinvolga tutti, soprattutto il nostro sistema di intendere l’economia. Senza paura di ospitare il cinese e scambiarci un po’ di opinioni, cultura e affari. Ripartiamo per favore dall’esistente, dal suo studio, interpretazione ed evoluzione, senza farci prendere dalla voglia di tornare all’aratro. O per qualcuno era meglio quando centinaia di giovani facevano la fila vicino alla casa del senatore Ferrari e, con la gallina in mano, pietivano un posto stabile, seppure lontano dalla loro indole e fantasia?

Orizzonti – Dicembre 2004

Alfredo De Giuseppe

 

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