25 - Voti senza frontiere del 2021-09-04

  

del Salento patinato                                                                    

L’estate appena finita, con la coda settembrina fatta di veloci temporali e di un azzurro accecante, mi porta a fare qualche pensiero sulla nostra penisola salentina. E non parlo di una città in particolare ma di tutto il Salento, come direi l’isola di Capri senza citare i vari paesini o Le Cinque Terre di cui non ricordo mai i nomi dei suoi Comuni. Perché il turista, il viaggiatore ama parlare di Salento, lo visita tutto, non è facile fermarsi ad un solo aspetto della nostra  terra, né vivere due settimane sempre nello stesso posto. E’ da anni che sostengo l’ipotesi di una politica comune in termini di servizi e di offerta culturale/turistica invece dell’attuale devastante divisione campanilistica che porta solo un aumento vertiginoso del traffico e delle speculazioni edilizie a beneficio di pochi eletti. La nostra provincia è piccola e poco abitata, idonea ad una programmazione di lungo termine, dove traporti, approdi portuali, lidi, consumo di suolo e aree protette dovrebbero avere un’unica visione.

Salento dunque, con le sue contraddizioni, le sue bellezze aperte, i suoi tesori nascosti, le sue brutture endemiche. Però vorrei soffermarmi sulla necessità  emersa in questi ultimi anni di essere patinati, di vivere sulle copertine dei giornali come terra dei sogni, sulla difficoltà di non essere solo mare, ma anche storia e leggenda. Mi ha molto impressionato ad esempio osservare la metamorfosi della Notte della Taranta che da festival quasi alternativo è diventato il solito carrozzone televisivo, dove non può mancare di anno in anno un Albano Carrisi o una Belén Rodríguez (voto 3 alle doti artistiche di entrambi). Di Albano, escluso due successi con Romina, basati sul concetto di felicità familiare (tipo Carlo e Diana), non ricordo nessuna canzone in particolare e ne farei volentieri a meno come ambasciatore del Salento. È un ottimo venditore di settimanali con lo scoop in copertina, ma mi sembra anni-luce lontano dalla cultura, dalla conoscenza del Salento. Del resto, per poter vivere, in gioventù emigrò a Milano e lì raggiunse il successo nell’ambito ben specifico della canzonetta amore-cuore. Di Belén non è neanche il caso di accennare per il semplice fatto che l’anno scorso quando le fecero presentare in TV il festival di Melpignano, dovettero spiegarle più volte cosa fosse la Pizzica perché a Buenos Aires non ne aveva mai sentito parlare. Però entrambi fanno audience, fanno notizia, e quindi la patinatura del Salento aumenta di molti gradi. E così sabato 28 agosto son bastati mille spettatori vip e una differita televisiva su Rai Uno (con una settimana di ritardo) per dare visibilità ad un evento che ormai bisognerebbe ripensare completamente o sospendere per una decina d’anni.

Allo stesso modo, molti imprenditori del luogo, intendono fare del Salento una piccola New York o almeno una Little Milano e quindi procedono con lo stesso metodo, nella certezza che omologandoci, saremo più forti e più belli. Accade così che il 30 agosto alcuni giornali locali – fra cui il Gallo on-line- riportino la seguente notizia:    AFFARI A BORDO PISCINA - Un meeting di imprenditori e investitori italiani nella Villa del Sasso a Tricase Porto per una serata-evento organizzata dal Cav. Sergio Filograna. Dopo una disamina della serata, l’articolo de “il Gallo” chiude così: Un luogo multidisciplinare e people-first che si sviluppa attraverso cinque servizi esclusivi: Bistruccio, ristorante di alto livello e ricercato; Muse, centro Medical Wellness e Danza; 10Keys Milano, innovativo concept di hospitality; Other Size Gallery, galleria d’arte dedicata alla fotografia; Work&Progress, agenzia di consulenza aziendale.
Oltre all’uso sproporzionato di inglesismi alquanto usurati, mi posso permettere di concedere un bel 2 collettivo per una serie di idee disarticolate, avulse dal contesto e che, ancora una volta, inseguono un mondo patinato che non può più esistere? Che forse avrebbe avuto senso negli anni sessanta (quando qui si infilava il tabacco e papà Filograna faceva scarpe).  E se invece alcuni imprenditori di quel livello pensassero davvero alla transizione ecologica, alla ricerca di una nuova visione del Mediterraneo, se studiassero un po’ di più il luogo che vanno a toccare, non potremmo avere delle nuove speranze? O qualcuno pensa davvero che usando un po’ di charme, un po’ di inglese e invitando quattro finanzieri di Piazza Affari, tutto il mondo cambierà?

No, non ci siamo o meglio, non avendo verità preconfezionate da divulgare, mi pongo una domanda seria: siamo certi che la strada che abbiamo intrapreso nel Salento, di questo turismo arruffone, di quest’invasione di auto, di questa scopiazzatura di modelli esterni, sia la corsia preferenziale per arrivare da qualche parte?  Per non offendere nessuno,  osservo solo alcune generiche faccende umane: la politica è assente, gli intellettuali tacciono, le imprese copiano, la verniciatura superficiale aumenta la patinatura.

 il Volantino, 4 settembre 2021

Alfredo De Giuseppe

 

 

 

 

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