2022-05-06 "Sacro e profano a Sud: due intellettuali riflettono", di Francesco Greco - Avanti!

Link all'articolo originale: https://www.avantionline.it/sacro-e-profano-a-sud-due-intellettuali-riflettono/

Che cos’è il sacro e cos’è il profano? Sono due metafisiche distanti, forse inconciliabili o le loro ricche semantiche e ontologie possono intrecciarsi, contaminarsi, fondersi? Ah, saperlo…
Sciarade che da sempre tormentano l’uomo a causa delle loro infinite declinazioni. Di certo possiamo dire che sacro e profano mutano a seconda dei topoi geografici e delle scansioni storiche: l’idea di sacro di un sacerdote babilonese è diversa da quella di una vestale nel tempio di Artemide.
Quella dei Maya e i loro ziggurat non coincide con la sacralità che emanano le Grotte dei Cervi di Porto Badisco, luogo di culto e misteri per iniziati cui guardava tutto il Mediterraneo. Il sacro yiddish è diverso dalla concezione di un prete bizantino o uno sciamano delle Ande.
Sacro e profano a Sud, Terra d’Otranto, agorà dove nei millenni sono arrivati tanti popoli e culture coi loro miti e riti, dei e dee, e ognuno ha lasciato qualcosa. Una ricchezza filologica forse ignota ai suoi stessi abitanti, che plasma la loro coscienza e il dna.

Su cui due intellettuali navigati, multitasking, Gigi Campanile, fotografo giramondo con la passione per il cinema etnico (Salento International Film Festival), e Alfredo De Giuseppe, scrittore e cineasta di matrice socio-antropologica, riflettono in “Tricase: Tra Sacro e Profano” (Between Sacred & Profane), bilingue, traduzioni in inglese di Patrizia Scarascia, Salento Cinema editore, pp. 52, € 34,50 (su carta fotografica).
E’ un excursus degli eventi accaduti ne dopoguerra in una città aperta al mondo, inclusiva, come si dice oggi. Da quelli tradizionali, classici (la Settimana Santa), a quelli espressi dalla contemporaneità e il suo magma denso, che negli ultimi decenni ha ibridato radici e innovazioni: echi di universi lontani si sono spalmati su nuove letture del reale e contaminazioni di altre culture e grammatiche solo in apparenza distanti, in realtà sovrapponibili, giungendo così a un melting pot di rara ricchezza e suggestione, che intriga gli indigeni e seduce il forestiero incuriosito dalla spregiudicatezza delle sintonie, anche perché, come osserva De Giuseppe, “molte categorie si sono modificate, altre si sono rovesciate, molte ancora sono in continua trasformazione”.
Conclusione: in questo mondo a parte qual è il Sud dai cieli lividi e i mari di mille sfumature fra verde e blu, con la sua storia e le fiabe, e leggendo Tricase come un “campione”, un grumo semantico dal particulare all’universale, ebbene, separare il sacro dal profano è impresa da Titani, anche oziosa, e forse impossibile.
E comunque, parlando di “misticismo profano”, Campanile e De Giuseppe non contrappongono il senso di sacro di ieri al profano di oggi, fanno capire che è un’operazione dozzinale e anche integralista, dacché il forestiero che giunge sugli scogli ispidi di Tricase Porto è attratto dalla magia, la sacralità di questo Sud e cerca oscure sintonie di sangue e memoria che i nativi sono felici di condividere in un’osmosi che arricchisce entrambi. E l’uno e l’altro “esploratori dell’ignoto”, sanno che non è dato penetrare il mistero, ma solo sfiorarlo imbrattandosi della sua energia.
Un’opera maestosa, che indaga una scansione ancestrale, profondamente identitaria e la attualizza al tempo del selfie, i like, i big-data. Declinazioni profane dell’oggi che lasciano intonso il sacro di ieri e di sempre.

Avanti! del 6 maggio 2022

Franco Greco

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