2024-04-26 "E finalmente abbiamo un Ponte" -

E, alla fine, il 24 aprile 2024, il Ponte Ciolo fu riaperto. E possiamo dunque concludere la nostra saga, iniziata con un articolo pubblicato su 39° Parallelo nel giugno 2020. I progettisti, i politici si sono affrettati a dire che questo è un altro ponte, più sicuro, più bello, più duraturo, più consistente. Quello di prima era evidentemente insicuro, meno bello, meno durevole. L’avevamo notato in pochi, per la verità. E in pochissimi l’avevano scritto. Ora si potrà di nuovo riaprire la Strada Provinciale 358, interrotta per i lavori del ponte circa un anno fa. Le attività tirano un sospiro di sollievo, gli spettatori un veloce soffio di piacere fotografico. 

Intanto la cerimonia. Alle 18,15 cominciano ad arrivare alla spicciolata le prime autorità civili, politiche, militari. Però inizia a piovigginare in questa incerta primavera, che guarda caso è capricciosa. E allora il palco non viene più preso in considerazione, tutti sotto la copertura del Bar L’Incanto, che solitamente ha musica house a tutto volume, leggermente in contrasto con la natura del Ciolo. Ma tant’è. È diventata tradizione anche quella. Qualcuno tenta di far spegnere la musica. Le televisioni locali hanno urgenza di fare le interviste. Il ragazzo al bancone nicchia. Poi si avvicina un uomo delle forze dell’ordine e con garbo lo prega di abbassare il volume e lui risponde: “per un anno non si è presentato nessuno e ora l’unica cosa che fanno è rompere le scatole ai miei clienti”. Che però in effetti in quel momento sono solo quattro, con la dreher in mano, sopraffatti da una folla che all’improvviso insieme alla pioggia  si è fatta invadente e rumorosa. Lui, il giovane barman, vuole solo affermare un suo stato d’animo. Poi abbassa il volume e gli intervistati possono rilasciare la loro dichiarazione di soddisfazione e d’amore, senza che nessuno li intervisti davvero. (Perché ora si usa così: c’è un operatore con la telecamera, ti mette avanti un microfono, tu fai la tua succinta e retorica dichiarazione e poi in studio qualcuno rimonterà quell’intervista per renderla ancora più corta e più retorica. Questa è la corretta informazione, oggi).

Manca il microfono, vicino al nastro rosso da tagliare. Allora le dichiarazioni del Presidente della Provincia di Lecce, del Sindaco di Gagliano, dell’ingegnere, del consigliere provinciale e dell’altro consigliere provinciale non sono riferibili, in quanto ascoltate solo da loro stessi, perché i cento curiosi intervenuti si limitano a riprendere a distanza col telefonino. In ogni caso non si ascolta più quel che si dice, ma il contesto immaginifico in cui si dice. Ed è in ritardo pure il sacerdote, che dovrebbe benedire il ponte, oppure i politici, o forse ancora La Provincia che rende tutti così orgogliosi, da non capire, pur sforzandosi col senno del poi, perché mai fu abolita per legge da loro stessi. Forse per governarla meglio, senza alcun voto popolare? Il buon sacerdote, che non è mai chiaro cosa c’entri in questi contesti, arriva con i capelli arruffati, tira fuori la boccetta dell’acqua santa e ne spruzza un po’ a destra e a manca. Ora finalmente si può tagliare il nastro rosso. La forbice ce l’hanno in due, il Presidente e il Sindaco e hanno qualche difficoltà a metterci le mani insieme. Come si fa a mettere due mani, fossero anche solo due anulari e due pollici, dentro l’anello delle forbici? Dopo qualche secondo d’incertezza il taglio avviene, forse miracolosamente, sotto lo sguardo comprensivo di don Paolo.

Mentre la pioggerellina non abbandona la cerimonia, il Presidente e il Sindaco (il prete stavolta rimane fuori) salgono nell’auto presidenziale della Provincia di Lecce. Temerariamente attraversano per primi il ponte, che in effetti non cade e quindi può essere attraversato da tutti. E tutti lo assaporano, nelle nuove corsie ciclopedonali, nel rinnovato sentimento di sicurezza.

Ma il vero colpo allo stomaco viene al momento del crepuscolo, quando viene accesa la nuova illuminazione. Il ponte si illumina, tra il brusio generale, ecco che diventa rosso, bianco e verde. E siamo dunque ricaduti nel pieno kitsch del momento, di quella moda che vuole il tricolore su ogni cosa, come simbolo salvifico di un sentimento che non c’è, ma che si vuole a tutti i costi far notare che esiste. In ogni caso una brutta illuminazione, poco consona all’ambiente e al ponte stesso che di per sé è un’opera d’arte e non ha bisogno di inutili fronzoli visivi.

A quel punto ho guardato in alto, c’era il ronzio dei droni che da un’ora riprendevano la gioiosa manifestazione e ancora più in alto, verso le rocce prorompenti, tre o quattro uccelli che si allontanavano. Forse erano le ciole che abitano quel posto. Forse hanno trovato riparo in una grotta. Forse hanno smesso di credere che l’intelligenza umana possa andare oltre brevi sprazzi di lucidità. Le ciole hanno deciso di nascondersi e non le ho viste più. Era diventato buio. Il ponte è riaperto, da domani 25 aprile si potrà percorrere in entrambi i sensi, almeno questo, per fortuna. 

FB - 26 aprile 2024

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