1980-12 "Garibaldi a Tricase" - Nuove Opinioni

Mai un centenario era stato ricordato tanto. Garibaldi è in tutte le librerie, nei negozi di moda, è il monopolizzatore di tutte le manifestazioni culturali dell’anno. Da ogni paesino sembra essere passato questo prode eroe, ogni partito lo reclama suo fondatore, ogni intellettuale ci dice se era buono, schietto, leale o truce, furioso, inutilmente spavaldo.

Ma nessun libro di storia diche che Garibaldi passò da Tricase. Correva l’anno 1860, Garibaldi aveva liberato la Sicilia e la Calabria, a Bronte aveva ucciso un po’ di contadini (che così si sentirono ancora più liberi), aveva vinto numerose battaglie e altre ancore le aveva vinte senza combattere. Era un po’ stanco, insomma. Era stanco di dover dire tante parolacce a quel nobile di Cavour e poi scrivergli: “Obbedisco” (cosa avrebbe raccontato altrimenti la storia?), ed era stanco di sentirsi chiedere dove fosse stato più eroico in Uruguay o in Italia.

Fra i Mille c’era un figlio di tricasini emigrati a Genova e vedendo il suo eroe così depresso (neanche l’ebbrezza della vittoria dà la piena serenità) gli propose di allungare un po’ e di venire qui a Tricase, nel finibus terrae, dove viveva ancora una zia. Giuseppone era un uomo dalle decisioni rapide, sellò la sua cavalla e dopo pochi giorni riposava beatamente, lontano dal mondo, a Tricase. Nessuno per centoventi anni ne ha saputo niente. Del resto il nostro eroe, desideroso di fare storia, sapeva quali notizie dare alle stampe, quale cronaca avrebbe fatto clamore. Ma, ciò nonostante, Garibaldi, nei due giorni che riposò a Tricase, si rese conto del futuro turistico di questa zona, consigliò la costruzione di un porto o magari due e indicò in quali zone si doveva edificare la nuova città, dopo l’unità d’Italia.

Venne qui per riposarsi ma il suo attivismo lo portò a fondare la locale sezione del Partito Socialista, la Pro-Loco e la Società di Storia Patria, fiore all’occhiello della cultura tricasina e che un giorno avrebbe cantato le sue tranquille gesta paesane.

Perché non festeggiare, a mono nostro, s’intende, questo immenso centenario?

 

“Appunti per un convegno su Garibaldi” – Dicembre 1980

Alfredo De Giuseppe

 

 

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