36 - Voti senza frontiere del 2021-11-27

 

 

La pensione universale

Ho conosciuto colonnelli diventati generali una settimana prima di andare in pensione in modo da ricevere un assegno mensile molto più congruo, ho avuto dei professori che sono diventati baby-pensionati intorno ai quarant’anni per poi fare pesanti professioni fino agli ottanta, ho letto di funzionari e magistrati cumulare pensioni come fossero cartoline, ho notato che i commentatori di pensioni in TV sono in genere quelli che portano a casa almeno un qualcosa di simile a diecimila euro al mese. Ci sono sindacalisti che si son concessi da soli degli aumenti con buonuscite faraoniche, e boiardi di Stato che hanno fatto fallire quasi tutte le aziende e sono stati premiati con altri incarichi, con altri superstipendi, cumulando superpensioni (Vito Gamberale, ex Amministratore Delegato della Telecom, percepisce una pensione mensile pari a circa 40.000 euro). Poi c’è un certo numero di volti noti (spettacolo, sport, web e vari) che non ha bisogno della pensione perché negli ultimi decenni ha guadagnato centinaia di milioni. C’è anche c’è chi campa con decine e decine di appartamenti, pagando una conveniente cedolare secca e chi ha ereditato fortune fortunate, eludendo le leggi fiscali e chi campa evadendo ogni giorno su ogni cosa.

Naturalmente ci sono poi i politici e gli ex della politica, tipo un’Irene Pivetti che aveva in casa tre Ferrari e tanti tanti soldi guadagnati (illecitamente secondo la Guardia di Finanza) dirigendo aziende (?) dal suo ufficio di Montecitorio che, guarda caso, le spetta di diritto a vita, cioè per altri 50 anni almeno, per essere stata Presidente della Camera in quota Lega Nord dal 1994 al ‘96. E per par condicio ricordo che Walter Veltroni, che fa tante cose artistiche, e Gianfranco Fini che ha fatto tante cose dannose, tipo la BossiFini, guadagnano circa 5.800 mensili (senza contare eventuali altri benefit familiari a noi sconosciuti). Giuliano Amato, uno dei tanti candidati alla carica di Presidente della Repubblica, ha accumulato pensioni per 38.000 € al mese. E con i politici potremmo continuare all’infinito, ma questa è una battaglia che è stata già vissuta e in parte tediosa. Del resto i depositi bancari in questi ultimi anni sono aumentati a dismisura a significare che una percentuale di popolazione sopravvive molto bene a tutti i cambi di governo, a tutte le nuove leggi, a tutte i cambiamenti epocali. Il problema rimane l’altra percentuale, quella dei disperati, dei non protetti, dei magnifici sognatori.

Pensieri così, in libertà, perché non sapevo cosa rispondere a Rocco (nome di fantasia) che qualche giorno fa mi ha scritto su Messanger:

“Ciao Alfredo, non so se ti ricordi me, sono Rocco (…….), ti ho conosciuto facendo l’agente di commercio, prima facevo il commerciante. Vedo che parli di tante cose e io ti seguo (……………) ma non scrivi mai di pensioni, di noi che facevamo 60.000 km all’anno, che abbiamo fatto ricche le aziende, di noi che subivamo prima le lamentele dei clienti e poi dei nostri capi. Sono in pensione da 3 anni, prendo circa 700 € al mese e per fortuna vivo nella casa dei miei genitori, che purtroppo non ci sono più. Pago le bollette, metto il gasolio per il riscaldamento, vado in bicicletta perché l’auto sarebbe un lusso. Spesso non arrivo a fine mese, se ho avuto una spesa extra e non mi vergogno nel dire che almeno tre volte la settimana pranzo e ceno con quello che mi portano i vicini, con i quali ho un bellissimo rapporto. Ti sembra giusto? Cosa diresti con parole tue ai nostri politici, dal Comune fino al Parlamento?”

A Rocco ho risposto con un semplice saluto, però ora vorrei provare a dare una sequenza logica ai miei pensieri, una breve, concisa frase intorno alle miserie illogiche della nostra vita. Non ho mai capito se la pensione sia un premio, un riconoscimento pre-morte o un semplice stato dell’animo desideroso di ricevere in vecchiaia quanto non avuto in gioventù, in termini di serenità e piacere di vivere. Se fosse vera la terza ipotesi (e sicuramente lo è per la maggioranza) dovrebbe trattarsi di un bonus universale, perfettamente uguale per tutti. Uno Stato ha un certo prodotto, è il risultato annuale di ricchi e poveri, degli imprenditori e dei lavoratori, delle casalinghe e delle influencer, dei politici e dei contrabbandieri, dei pescatori e dei pittori, delle scrittrici e degli imbianchini, si mette tutto in un calderone e tutti i pensionati, tutti senza esclusione alcuna, ricevono lo stesso importo mensile. Un assegno mensile che annualmente si può modificare in funzione della ricchezza prodotta da quel Paese. Un assegno di quiescenza che, guarda caso, non metterebbe comunque tutti sullo stesso piano, perché chi ha accumulato milioni di euro continuerà ad essere molto più ricco di chi riceve solo l’assegno pensionistico. Ma almeno c’è un senso di giustizia, perché non riesco ad accettare che chi ha guadagnato tanto (spesso per meriti non suoi) durante la vita lavorativa, debba anche essere un superpensionato fino alla morte e oltre. Solo così oggi avrebbe senso per un giovane accettare lavori senza tutele, spezzettati, a tempo, interinali e inutili.

Spero di aver risposto a Rocco e ai suoi fratelli, a quelli che non usano l’auto perché il bollo e l’assicurazione son troppo cari, che non pagano le rateizzazioni Equitalia, a quelli che non conoscono le ultime mode alimentari, che hanno perso i molari vent’anni fa, a quelli che non se ne fregano niente, non vogliono fare nessuna rivoluzione e campano lo stesso.

il Volantino, 24 novembre 2021

Alfredo De Giuseppe

 

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