31 - Voti senza frontiere del 2021-10-16

 

Riflettendo sull'eutanasia legale

Si vive a giorni alterni, come fossimo auto nelle città piene di smog. Un giorno accettiamo, un altro discutiamo, un giorno ci accontentiamo, un altro ci innervosiamo. Un giorno ci divertiamo e un altro facciamo il pieno di stress, che poi è la sommatoria dei nostri incontri, del nostro vivere sociale. Vorremmo una vita perfetta, secondo canoni indotti da culture e statuti, ma sappiamo che è irraggiungibile, e anche se lo fosse, sarebbe un appagamento momentaneo, mai permanente e stabile. Però abbiamo la targa pari oppure dispari e quindi un giorno sentiamo di essere in pace col mondo, un altro ci contorciamo sapendo della nostra finitezza. Questo è il limite del nostro essere umani, insufficienti e mai divini, anche quando giochiamo a inventare il divino. Questo è il carburante che ci permette di procedere con l’esplorazione, questo nostra voglia di capire meglio, di vivere di più, di vedere altre cose, di andare oltre.

Se esistesse la Verità Assoluta (stavolta un voto unico: un 2 a chi tenta di propagarla) saremmo tutti felici e contenti. Avremmo nel tempo e nella storia osservato un’unica strada per la soluzione dei problemi fra gli umani e tutto sarebbe stato più semplice. Esiste invece una verità molto relativa, che si modifica e si sedimenta intorno alle novità strutturali, scientifiche, culturali oltre che religiose e militari che l’umanità ha via via generato nel corso dei secoli. Se così non fosse crederemmo ancora che la Terra sia il centro perfetto dell’Universo, o che l’Uomo sia stato formato dalla terracotta o che Nettuno generi le tempeste in mare e i terremoti in terra. Se non ci fossero stati degli scienziati coraggiosi, capaci di andare oltre l’etica e la morale del momento, saremmo ancora a chiederci cos’è la gravità, di cosa sia formato il corpo umano, di cosa è composto il sole, crederemmo ancora ad atti unilaterali di Creazioni immediate e non alla lenta, inesorabile e violenta (a volte) evoluzione del pianeta e delle sue specie. In altri termini saremmo ancora allo stato animale oppure all’inizio del percorso di una specie bipede, desiderosa di scoprire ciò che lo circonda. Certamente il fondamentalismo non aiuta mai questo tipo di ragionamento, addirittura i talebani, musulmani ortodossi, dediti alla lettura di un unico Libro, pensano ancora oggi che la donna non debba ascoltare musica, né ballare, né esprimere col proprio corpo alcuna emotività.

Un giorno alterno è stato venerdì 8 ottobre; ho aperto la mia mail e ho trovato questo messaggio:

Ciao Alfredo,

stamattina alle 9 in via Ulpiano a Roma aspettavamo il camion che trasportava tutti i moduli pronti per il deposito. Il tempo di attesa per farci salire negli uffici della Corte di Cassazione e l’aria fresca della mattina hanno aiutato a mettere in ordine un po’ di pensieri. Sono passati quattro mesi dall’inizio della campagna e oggi abbiamo completato il primo passo, con il deposito ufficiale di un milione e duecentomila firme. All’inizio ci avevano presi per pazzi: 500 mila firme in piena emergenza sanitaria erano impossibili da raggiungere e… “le priorità sono altre”. Oggi è iniziato il percorso formale verso il giudizio di ammissibilità del quesito e il voto in primavera, ma è iniziato anche un nuovo cammino da intraprendere insieme. Grazie. Marco Cappato”.

Era il messaggio, penso inviato ad altre migliaia di persone dagli organizzatori del referendum per legalizzare l’eutanasia. Però anche quello è stato un giorno contrastato. Ero contento per il successo della raccolta firme, ma riflettevo anche su quanti si oppongono con decisione a questo referendum, alla legalizzazione di una morte meno sofferente da parte di chi non può più vivere una vita degna. Pensavo a quanti in buona fede ritengono eccessivo questo passo, a quanti in buona fede ritengono che nessuno sia davvero padrone della propria vita. E mi rattristavo per loro, per la loro sensibilità violata, per la loro etica non rispettata. E quindi riflettevo: ogni vittoria prevede uno sconfitto, fosse anche l’amico più sincero o l’opinionista della colonna accanto.

 

Non voglio entrare nella disamina delle motivazioni di una tale scelta, fare decine di citazioni, esempi e paragoni, però so che c’è una stella polare che ci deve guidare: la libertà individuale, la libera scelta, il libero arbitrio. Il che significa innanzitutto rispettare le scelte altrui, la pelle altrui, le vite degli altri, specie quando non danneggiano il prossimo, quando non ledono le libertà dei vicini e dei lontani.

È stato un giorno complesso perché intuisco le motivazioni religiose e civili che spingono tanti amici a vedere con preoccupazione, come un salto nel buio, quest’ulteriore passo verso le libertà civili. Fu lo stesso al momento della legge sul divorzio, sull’aborto, sull’omofobia e addirittura sul diritto di famiglia che finalmente equiparava la donna all’uomo. Però questa corsa è inarrestabile, i conservatorismi, ammantati anche di ragionamenti che hanno un loro senso, non possono fermare a lungo ciò che è insito nell’evoluzione di quest’essere pensante che è ancora l’uomo: il senso di autodeterminazione sui principi fondamentali, in cui rientra senz’altro il fine vita. C’è invece da lavorare sul rispetto verso gli altri, in una socialità regolata da leggi semplici ma concrete, da comportamenti responsabili e consapevoli.

il Volantino, 16 ottobre 2021

Alfredo De Giuseppe

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