22 - Voti senza frontiere del 2021-07-24

Morire per un acronimo

Non ho più seguito le vicende della scuola italiana da quando un professore, durante un colloquio che riguardava mio figlio, mi parlò in un burocratese strampalato che finì poi con la parola INVALSI. Eravamo alla fine degli anni ‘90, magnifici prosecutori degli ‘80: mi estraniai nel tempo e nello spazio e non risposi a quella che poteva sembrare anche una provocazione. Per almeno un decennio ho pensato con una certa frustrazione che mi fossi perso qualcosa di importante, che fossi ormai fuori dalla moderna circolazione di idee e mi astenni dal dimostrare a tutti la mia ignoranza sugli Invalsi. Anzi all’inizio pensavo si trattasse di una cosa che invertiva i giudizi, così, tanto per confondere le idee, oppure che avesse a che fare con l’INPS, utili a valutare quanti invalidi ci fossero in giro per il nostro disperato Paese. Solo molti anni dopo mi presi la briga di controllare e scopri che INVALSI è l’anagramma di Istituto Nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Non avrebbero potuto chiamarli semplicemente Test Nazionali? Perché di questo si tratta: una serie di test di italiano, inglese e matematica uguali per tutta Italia, al fine di misurare con una certa oggettività la preparazione degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Approfondendo, ho però scoperto un sito, “La scuola attraverso gli acronimi” curato dal prof. Carmelo Nesta di Brindisi, (voto 8 per la costanza) dove la scuola, intesa come un’organizzazione complessa, tesa alla formazione della gioventù italiana, risulta essere soprattutto una creatrice di incomprensibili sigle.  Prendendo in esame solo quelli che iniziano con la lettera A ne ho contati ben 45, alcuni francamente illeggibili e alcuni quasi ridicoli. C’è perfino l’acronimo del mio nome e cognome “AdG”, che significa “Autorità di Gestione”, un organismo pubblico responsabile della gestione e attuazione di un PON (Programma Operativo Nazionale) conformemente al principio della sana gestione finanziaria.

Leggo ASL e penso a qualcosa di sanitario e invece significa “Alternanza Scuola Lavoro” che intende fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro, alternando le ore di studio a ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno delle aziende.

Alcune illeggibili come ANSAS che sta per “Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica” , ma anche AVA, una riduzione di “Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento” oppure BBUU cioè Bollettini Ufficiali - Contengono gli elenchi ufficiali delle scuole statali dell'infanzia, primarie, secondarie di I grado, secondarie di II grado, distinte per regione e provincia con i rispettivi CM (Codici Meccanografici), utili ai fini della presentazione delle domande di mobilità.

Continuando a fare sempre copia e incolla dal suddetto sito:  CBM, Corsi Brevi Modulari- Erano previsti nei CTP (Centro Territoriale Permanente) oggi trasformati in CPIA (Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti) come ampliamento dell’offerta formativa (di solito di 20 ore a modulo), al termine di ciascuno dei quali, verificate le condizioni necessarie, veniva rilasciato un certificato di frequenza.

Poi c’è il PAI (Piano Annuale per l'Inclusività) ma anche il PAI (Piano Apprendimento Individualizzato) che però include il PIA (Piano di integrazione degli apprendimenti).

Mi fermo qui, perché anch’io non ho avuto il coraggio di scorrere sigle di vario genere dopo la lettera P, ed evito di fare facile ironia su abbreviazioni che sembrano parolacce ed altre esclamazioni di fumetti e cartoni animati. Sono centinaia, un dato sufficiente per capire la confusione nella quale si muovono docenti, dirigenti, e di conseguenza gli studenti. Tutto questo però non mi esime dal dare un voto iniziale al MIUR  - Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca - pari ad un 2 scolastico perché dal 2020 si chiama MI eliminando definitivamente la parola Pubblica (e non è un caso) da quello che una volta era, con una certa chiarezza, Ministero della Pubblica Istruzione. Non voglio qui fare la cronistoria delle migliaia di trasformazioni che la scuola ha dovuto subire in questi ultimi 30 anni, ma solo una breve riflessione, quasi una sigla, partendo da una notizia apparsa in questi giorni su tutti i media. Pare infatti che i dati emersi dagli ultimi INVALSI abbiano dimostrato un’impreparazione di base dei nostri studenti davvero imbarazzante. Solo per rimanere in Puglia circa il 70% ha notevoli carenze in Matematica e quasi il 60% in Italiano. Molti di loro fanno errori di scrittura degni degli analfabeti degli anni ’50 e non hanno mai sentito parlare dei fatti politici e di cronaca degli ultimi decenni. Molti commentatori si sono affrettati a dire che tutto questo è successo a causa della DAD (Didattica a Distanza), necessaria nei mesi più duri della pandemia, ma altri hanno tentato di mettere in evidenza invece le criticità di base di cui soffre tutto il sistema scolastico. Di burocrazia, di sigle, acronimi e distanze si muore, questo è un dato certo, il resto lo affiderei a soluzioni di buon senso, copiate magari da altre nazioni europee, ad iniziare dall’edilizia scolastica per finire alle formazioni professionali. In definitiva ricordatevi una sigla molto semplice, antica quasi quanto l’Alighieri: S.C.U.O.L.A.  (Studiamo Come Uomini o Lasciateci Animali).

il Volantino, 24 luglio 2021

Alfredo De Giuseppe

 

 

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