10 - Voti senza frontiere del 2021-04-24

Campi sportivi e altre dimenticanze                                                                           

Tricase nel 1961 aveva 13.500 abitanti, appena 4.000 in meno di oggi. Il territorio era uguale: circa 43 kmq, compreso frazioni, campagna e i suoi 8 km di costa, con le due belle località adagiate sul mare, Marina Serra e Tricase Porto. Che voto vogliamo dare ad una tale splendida situazione di partenza? Lontano dal capoluogo (e quindi autonoma per antonomasia), vicino al mare, posizionata su una serra ventilata a 90 mt di altitudine, pozzi sorgivi in abbondanza, e artigiani laboriosi e creativi in ogni settore. I centri storici ben divisi tra loro, con i migliori terreni a ridosso delle ultime case, dove si piantava e si raccoglieva il necessario. Se non fosse la mia città e quella dei miei avi, darei un voto alto, nell’idealità di un posto da vivere: diciamo un 8 pieno, tanto per non essere tacciato di partigianeria.

Però da quel 1961, anno in cui un’Amministrazione era alle prese con l’ipotesi del primo Piano Regolatore Generale, cos’è cambiato? Qual è la nostra percezione? Qual è la visione politica che la conduce per mano verso il futuro?          In 60 anni il progresso generale (anche demografico) è stato alquanto modesto, considerato che a quell’epoca Tricase non aveva scuole superiori, non esisteva la Zona Industriale, l’Ospedale avrebbe aperto solo nel 1968, non c’erano strutture sportive, non v’era traccia di turismo, gli eventi culturali erano rarissimi.

La risposta a queste domande è una sola: mancata programmazione, o se vogliamo visione corta col respiro sempre affannoso. Ci ritroviamo così, dopo alcuni decenni, con quei 43 kmq quasi tutti antropizzati, con le relative conseguenze ambientali; le scuole superiori disperse su punti cardinali opposti, con difficoltà ad essere collegate tra loro (voto 4 all’edilizia scolastica e voto 3 al sistema dei trasporti); la Zona Industriale ha superficie coperta, da coprire e asfaltata sufficiente per essere il polo industriale di decine di paesini e invece è un deserto, senza una vera industria, ma anche senza fogna, acqua, banda larga e così via (spreco di suolo inaudito, il cui voto da condividere con ASI non può superare il 3); l’Ospedale (9 per la sua importanza socio/economica) da che è nato cerca spazi: non era compito di Amministratori attenti porre dei vincoli all’edificabilità dei terzi entro un certa distanza? Il turismo, il tanto agognato flusso di persone che ci vengono a visitare, sostanzialmente si blocca dopo settembre, forse perché non sappiamo dare importanza ad un muretto a secco, a un menhir, ad un porto d’inverno, a una chiesa bizantina, a una grotta coi cervi primordiali, alle terme, al nostro cibo, alle coltivazioni originali: abbiamo ancora il turismo mordi e fuggi che crea un minimo di ricchezza ma anche una serie di problemi logistici e organizzativi. E per finire le strutture sportive, il cui campione di bruttezza rimane lo Stadio San Vito (voto 2), inguardabile dall’esterno e dall’interno, in ogni rifinitura e in ogni particolare strutturale, architettonico, al quale fanno concorrenza i campi sportivi (di calcio) di Lucugnano e Depressa, oltre il vecchio campo di via Matine.

Ora, sento che le polemiche politiche (ma anche dei praticanti dei social) vertono quasi sempre su una determinata buca, vicino casa propria soprattutto, sull’asfalto da rifare, su un tale semaforo e così via. Nella realtà quella mancata programmazione porta all’inefficienza globale e un po’ clientelare (tipo: ora ti accontento che hai protestato, voto 2), ma soprattutto rende chiaro come è complicato, con le risorse attuali, risolvere problemi decennali su un intero territorio pieno di case, strade e cemento a go-go.

Le polemiche sul progetto di ristrutturazione del campo di Depressa mi fanno sinceramente sorridere: fermo da decenni (non penso ci siano 11 calciatori di Depressa) meriterebbe, insieme a tutte le altre strutture sportive, una programmazione più seria e coordinata. Potrebbe rientrare in un’ipotesi complessiva dove in un campo si può prevedere un campo d’atletica e basket, dall’altra uno per il Rugby, uno per le squadre giovanili e uno per giocare a calcio per bene (fondo, tribune, sedie, muri, reticolati, intonaci, spogliatoi, ecc). Ma come per i campi sportivi, ogni cosa avrebbe meritato maggiore attenzione (e meno polemiche strumentali): la cittadella della Salute in zona Ospedale ad esempio, oppure un polo scolastico a ridosso della “Cosimina”, le caserme militari in via Lucugnano e tante altre belle cose di cui sicuramente i nostri Amministratori se ne stanno occupando.  Se invece di pensare al generale (e quindi ai prossimi 60 anni) stanno ragionando intorno all’ultima buca, all’inutile commissione su cose già superate, al progetto/lottizzazione che favorisce un amico o un nemico, al funzionario che si oppone, al giornaletto che non scrive bene, allora…siamo fuori strada. Un invito a maggioranza e opposizione: pensare in grande non è sempre segno di supponenza.

il Volantino, 24 aprile 2021

Alfredo De Giuseppe

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