9 - Voti senza frontiere del 2021-03-13

Zingaretti, il PD, Renzi e le soglie di sbarramento

L’avevo scritto meno di un mese fa: Nicola Zingaretti (voto 7 all’uomo, voto 4 al politico) aveva fallito la sua missione. Il  PD (voto 3) era ed è un partito senz’anima, senza una complessiva visione globale e senza battaglie bandiera come ad esempio lo Ius-culturae (voto 9), l’abolizione della Bossi_Fini (voto 2), la lotta per creare gli Stati Uniti d’Europa, da portare come patrimonio valoriale per il presente e il futuro. Questo partito nato su un’idea semplicemente utilitaristica, nella speranza di unire forze disomogenee per battere la destra berlusconiana, ha finito per diventare il partito del rinvio, della non decisione perché mettere d’accordo tutti è stato da subito evidente quanto fosse difficile. Non essendoci visione e progettualità è rimasta una sola cosa: tentare sempre e comunque di stare al governo, tentare di sedare le vicende interne con poltrone e sedioline di varia dimensione. La parentesi Renzi (voto 4 al politico, voto 1 all’uomo) è stata poi quanto meno deleteria portando il PD su posizioni più vicine a Forza Italia (non votabile ma mi spingo a mettergli un 2) che a quelle di un vero partito riformista e progressista. Insomma le dimissioni del Segretario apriranno ancora una volta un balletto interno senza la riflessione profonda di cui ci sarebbe bisogno. Oggi sarebbe arrivato il momento di parlare con tutti i cespugli di sinistra (complessivamente un 4 per eccesso di autoreferenzialità), scrivere una piattaforma molto più chiara e coinvolgente, creare uno statuto più snello e disciplinare al meglio, una volta per tutte, le eventuali primarie. Ci sarebbe molto da fare per recuperare consensi nei confronti dei nuovi poveri e dei lavoratori con scarse tutele, commercianti e artigiani, tutto il mondo digitale, ci sarebbe da vivere l’Europa con rinnovato entusiasmo come fosse una nuova Fondazione, ma le premesse sono sempre le solite. Ci sarà la guerriglia di posizionamento, qualche aggiustamento e poi tutto ripartirà come prima. Del resto l’elezione di Zingaretti, nel marzo 2019, aveva suscitato proprio queste stesse speranze: ricucire in un campo largo la sinistra attraverso proposte forti e convincenti. Non ci ha neppure provato, bloccato da paure e sondaggi, da veti incrociati, da renziani nascosti in ogni dove, dalla malcelata preoccupazione di deludere anche i partiti di centro-destra. Anche l’ultima fase del governo Conte è stata gestita malissimo dal PD. Se davvero si riteneva che Conte potesse essere il federatore di PD-M5S–LEU non si doveva, come al solito, essere indecisi ma prendere l’iniziativa, rompere gli indugi. Si doveva parlare con chiarezza prima a Conte e poi a Grillo, invece il PD seguendo il proprio DNA ha sperato fino all’ultimo di ingessare la situazione per un altro anno (per poi fare i conti con le minoranze interne al partito).

Fare una legge elettorale con lo sbarramento al 5% potrebbe essere una mini soluzione a molti problemi istituzionali, anche se ancora non si è ben capito l’impatto reale della riduzione dei parlamentari (sulla quale non ero d’accordo). In ogni caso, con un programma serio, c’è da recuperare tutto un mondo disperso: dalle sardine fino ad Azione di Calenda, i Verdi, LeU, il PSI eliminando finalmente un po’ di sigle inutili  che hanno ragione di esistere solo per i giochetti voluti da leggi elettorali assurde. Bisogna naturalmente convincersi a lasciare Renzi e i renziani al loro destino che è chiaramente molto più vicino al futuro centro destra deberlusconizzato.

E poi ci sarebbe da ricostruire un minimo comun denominatore in ogni paese, dove invece liste sempre più arcobaleno si propongono come la panacea di tutti i mali, senza nessuna formazione, senza organizzazione e purtroppo spesso senza idee. Insomma l’Italia ripartirà solo quando ritroverà una logica politica/istituzionale che riesca a farla muovere con un certo raziocinio. E la sinistra potrà avere questo ruolo fondamentale, non altri. Ora dopo Zingaretti bisogna ricominciare, ma davvero. Perché i soldi del Recovery Found da soli non possono bastare se tutto il resto rimane come negli ultimi trent’anni.

il Volantino, 13 marzo 2021

Alfredo De Giuseppe

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