2000-12-16 ''Tricase: A volte bisogna scrivere'', di Luigi Zito

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Una raccolta di brani pubblicati, negli anni, su diversi periodici locali e arricchita da una serie di appunti, bagaglio per chiunque inscindibile della propria esistenza.

“Tricase è stata in questi vent’anni il mio grande laboratorio. Da quando ho ricordi adulti, sono convinto che un posto vale un altro per vivere e per morire…”. Inizia così il libro di Alfredo De Giuseppe, “A volte bisogna scrivere”, dato alle stampe e presentato in questi giorni a Tricase. Una raccolta di brani pubblicati, nel corso degli anni, su diversi periodici locali e arricchita da una serie di appunti, bagaglio per chiunque inscindibile dalla propria esistenza.

Un libro dove De Giuseppe riflette i suoi trascorsi di vent’anni di vita attraverso uno spirito critico affidato alle colonne di giornali. Quasi una volontà matematica di riordinare, nel cassetto della memoria, quanto potrebbe essere perduto o quantomeno dimenticato, un puntiglioso guardarsi alle spalle per convincersi che il percorso compiuto non è stato vano. Scaturisce da questa considerazione, del tutto personale di chi scrive, il bisogno di affidarsi alla coscienza critica del lettore, una “corte” di giudizio inconsapevole elevata a pronunciarsi a favore o contro dopo la lettura dei suoi brani. Lo sviscerato amore per la propria terra e il fisiologico bisogno di confrontarsi per crescere, migliorare, migliorarsi è il messaggio portante che traspare da queste pagine. A volte bisogna scrivere, anche quando si possono dire delle banalità, a volte ci si deve affidare ad un innocuo foglio di carta per trasferire i momenti migliori che contraddistinguono una vita; a volte, come in questo libro, non c’è complice migliore di un immacolato foglio per segnare tutte le critiche, le ingiustizie, l’indignazione, le sofferenze; a volte basta lo stesso indifeso foglio per riversare tutta la rabbia, la delusione, la speranza per un domani migliore.

Vent’anni “lasciano il segno” anche quando, come scrive De Giuseppe “a rileggere vecchi articoli e coglionerie varie mi è venuta una sola nostalgia: quando avevo la testa giusta per andare a Depressa o Lucugnano, trascorrevi, senza telefonini, due o tre pomeriggi a parlare con tutti e scrivere qualcosa con lo stesso spirito di un inviato di guerra che, divagando sul tema, trova la vecchia bionda ossigenata che seduta sul ciglio della strada ti dice: sto studiando da Angela”. Non ho chiesto all’autore quale fosse la sua personale collocazione in questo volume, ma mi piace immaginarlo in una parte da “eroe solitario”, un tema da “sognatore romantico” che lotta contro il tempo, trascorre i suoi giorni in una malinconica dimensiona da sogno e lotta contro l’incolore e consueta realtà dell’esistenza quotidiana per riscattare quella parte di noi più incline all’avvizzimento, all’abbandono. Alfredo De Giuseppe è nato nel 1958 a Tricase dove risiede e lavora, questo volume è stato pubblicato grazie all’aiuto de “Edizioni dell’Iride” – Tricase.

16 Dicembre 2000

Luigi Zito

 

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