Libere fenomenologie del 2023-05-13 - ...dell'Universo stupefacente e incomprensibile.

Da perfetto inesperto, rimango spesso incuriosito dalle scoperte che riguardano lo spazio, il funzionamento delle costellazioni, dei soli e dei pianeti. E da perfetto abitante di questo pianeta, che qualcuno ha chiamato Terra, sono pronto a riflettere, a pensare a noi stessi, alla nostra intelligenza, alla nostra finitezza.

In uno studio pubblicato il 4 maggio su Nature, un team di ricercatori guidato da Kishalay De ha riportato di aver colto sul fatto, per la prima volta in assoluto, a 12mila anni luce da noi, il momento esatto in cui una stella morente, espandendosi, ha inghiottito un pianeta simile a Giove. Infatti, all’interno della nostra galassia, nella direzione della costellazione dell’Aquila, la stella in questione ha aumentato la sua luminosità di circa cento volte in pochi giorni. A seguire, il lampo dell’esplosione è stato accompagnato da un segnale infrarosso più freddo e duraturo. Questi indizi hanno portato gli astronomi, dopo circa due anni di analisi e osservazioni con diversi strumenti, a svelare il mistero di questa insolita esplosione: un grande pianeta  è stato inglobato prima nell’atmosfera della stella morente, e poi nel suo nucleo.

 Lo scienziato americano, di origini indiane, ha dichiarato: «Per decenni siamo stati in grado di vedere il prima e il dopo. Prima, quando i pianeti orbitano ancora molto vicino alla loro stella, e dopo, quando un pianeta è già stato inghiottito e la stella è gigante. Ciò che mancava era cogliere la stella in azione, nel momento in cui un pianeta subisce questa sorte in tempo reale. Ecco cosa rende questa scoperta davvero eccitante». 

Oltre che eccitante come immagine, ci ha fatto intravedere cosa succederà alla Terra e al nostro sistema solare tra circa 5 miliardi di anni, quando la nostra stella, che qualcuno ha chiamato Sole, avrà terminato il suo combustibile nucleare, l’idrogeno, e ingloberà tutti i pianeti, i satelliti e qualsiasi altra cosa vi orbiterà intorno.

Questa serie di pensieri, di immagini, di misteri, di scoperte sempre più evidenti, non so a voi, ma a me, dopo un primo lampo di interesse, mi fanno venire un gran mal di testa, poi un vuoto allo stomaco e infine devo smettere di pensare. Stacco la spina e passo ad altro. Ora mi fermo e vado a mangiare due quadratini di cioccolata…

...Riprendo dopo mezza stecca di morbida cioccolata al latte e penso a quanto sia limitato il nostro cervello, anche se possiede già intuito e informazioni tali da poter discernere un sacco di cose. E alcuni cervelli del nostro tempo storico, da Aristotele a Democrito fino a Hawking si sono rivelati più profondi del normale e hanno tentato spiegazioni illuminate. L’interesse per l’Universo è in definitiva la ricerca del nostro essere, l’eterna domanda su noi stessi, esseri capaci di fare piccole distinzioni, scrivere e cantare, avere emozioni, comunicare con ciò che ci circonda. A proposito di Stephen W. Hawking nel suo “La grande storia del tempo” scrive: “Noi viviamo in un mondo stupefacente. Vogliamo comprendere ciò che vediamo intorno a noi e chiederci: qual è la natura dell’universo? Qual è il nostro posto nel cosmo? Da dove ha avuto origine, e da dove veniamo noi? Perché l’universo è fatto in questo modo?” Più volte, qualche anno fa, leggendo il libro di Hawking (che pure consiglio) mi son fermato a mangiare cioccolata, ma confesso che la reazione più consueta è stata: “per fortuna che domattina mi devo alzare a lavorare”. Perché l’alternativa è la consapevolezza costante e abominevole che tutto sia inutile, che la teoria del big bang è così complessa da non poterci arrivare, che il mistero della nostra vita è talmente casuale che non appartiene a nessuno e che nulla ha in definitiva un senso compiuto e comprensibile.

Quando il 4 maggio 2023 ho visto le immagini del pianeta inghiottito dal suo sole, ho pensato che il mio cervello non può concentrarsi su simili eventi, che accadranno in un tempo indefinito, che non incidono sulla bolletta da pagare, sull’esistenza che ci siamo creati, compreso il costo della benzina e l’auto da riparare.

Ed è così che quello stesso giovedì 4 maggio, ho ascoltato la radio tra una telefonata e l’altra, ho percorso i miei soliti cento chilometri, ho risposto ad un centinaio di whtsApp e una decina di mail, ho esultato per la vittoria anticipata dello scudetto del Napoli, poi ho mangiato una pizza insieme ad uno stuolo di artisti che suonavano la pizzica, ho pianto in silenzio per la morte di Puccetto, ho telefonato ad un figlio lontano, ho visto in Tv la parte finale di un talk-show politico prima di addormentarmi sul divano. Cose normali, quasi banali. Però per un attimo ho pensato all’evoluzione dell’uomo, del suo pensiero e della sua scienza, dell’affidamento prossimo futuro all’intelligenza artificiale, che essendo meno emotiva di noi, forse capirà meglio i meccanismi dell’universo e forse farà smettere pure le guerre, figlie della stessa intelligenza umana. Tutto nello stesso giorno, in un giovedì qualsiasi, di un anno qualsiasi, perduto nel giro vorticoso dell’universo, almeno fino al prossimo sole. O alla prossima cioccolata.

 il Volantino  n. 16 – 13 maggio 2023

Alfredo De Giuseppe

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