Libere fenomenologie del 2022-07-02 - Arpal Puglia

Il fenomeno dei carrozzoni pubblici, creati a doppiare Enti già esistenti, a potenziare costi e corruzione, non pare possa avere fine in un Paese come l’Italia, dove la fantasia lessicale vince su qualsiasi forma di pragmatismo e buon senso.

È il caso di ARPAL Puglia, di cui in questi giorni si fa un gran parlare per le assunzioni a go-go e per l’esagerazione dei costi per arredare uffici già esistenti. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capirci qualcosa.

Riporto da sito ufficiale: “L'Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro - ARPAL Puglia - è stata istituita con Legge regionale n. 29 del 29 giugno 2018, quale ente strumentale della Regione Puglia che esercita le delicate funzioni di incontro tra domanda e offerta di lavoro, garantendo l’erogazione dei servizi per l’impiego

L’Agenzia è dotata di personalità giuridica piena autonomia organizzativa, finanziaria, patrimoniale, gestionale e contabile ed è assoggettata all’indirizzo e al controllo della Regione. ARPAL svolge le attività che le sono affidate dalle leggi statali e regionali, assicura i livelli essenziali delle prestazioni e gli standard di servizio stabiliti dalla normativa statale e regionale”.

In poche parole si crea un nuovo Ente per far funzionare un Ente già esistente - “Centro per l’impiego”, ex ufficio di collocamento - che non funziona da almeno 50 anni e che si è tentato di rivitalizzare per l’ultima volta con il Reddito di Cittadinanza (compreso Navigator e vari, di cui abbiamo perso le tracce). Sede legale in Bari, direttore generale viene nominato il dott. Massimo Cassano. Per tre anni si parla, si discute, si prendono gli stipendi e non si combina niente, tranne indire concorsi elettoralistici (i cui test preselettivi erano una specie di quiz televisivo) e quindi l’Ansa il 1 giugno ’22 riporta la seguente notizia: “Dopo anni di polemiche e duri scontri in Consiglio regionale cambia la governance dell'Arpal Puglia, l'Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro. Sarà guidata da un consiglio di amministrazione, da un presidente, un direttore e sarà nominato anche un collegio dei revisori. Sta dunque per finire l'era del direttore generale Massimo Cassano, ex sottosegretario di Forza Italia, poi passato alla corte del governatore Michele Emiliano”.

Riporto ancora dal sito ufficiale ARPAL una nota del maggio scorso: “Siamo in una fase di trasformazione delle politiche attive del lavoro in Italia: una vera e propria riforma di sistema per rilanciare le iniziative a sostegno dell'occupazione. ARPAL Puglia, tra le prime in Italia, ha completato il Piano Straordinario di Potenziamento dei Centri per l'Impiego per essere pronta ad affrontare le sfide che ci attendono.

Sono 1.129 le nuove risorse inserite in tutto il territorio regionale, attraverso 18 bandi di concorso (a tempo determinato e indeterminato) completati in 7 mesi. La Direzione Generale conta 15 uffici operativi in grado di coordinare e supportare i Centri per l’Impiego del territorio pugliese”.

Ed è qui che comincia il balletto di spese, sprechi e facezie di ogni tipo. Per arredare i nuovi uffici, che poi sono i vecchi uffici del Centro per l’Impiego, sono stati previsti 1 milione e seicentomila per la provincia di Bari, e a seguire 1.1 per Foggia, 500 mila alla BAT, 600 a Brindisi, 1 milione a Foggia e 1.3 a Lecce. E parliamo solo di arredi e adesivi, escludendo quindi tutto l’eventuale investimento informatico e telematico. Sembra assurdo ma nell’epoca degli arredi a basso costo, di negozi sparsi ovunque e di internet come principale base di confronto, nel capitolato risultano dei prezzi di acquisto come se si dovesse arredare una casa di uno sceicco multimiliardario o la sede di un truffatore organizzato. Troviamo allora che un semplice adesivo con scritto Toilette costi 55 € (invece di 0,50 centesimi in un qualsiasi negozio di cineserie), oppure tavoli da 4400 €, lampade da scrivania a 288 € e se partono da terra ben 700 e ancora poltroncine da 636 € e così via. Fino a spendere una cifra imprecisata per sistemare i 44 Centri sparsi per la Puglia, che però, guarda caso, continuano a non far incontrare la domanda con l’offerta.

Non sarà un maquillage, seppure costoso, di arredi e scrivanie a cambiare il mercato del lavoro. Ad iniziare dalle scuole professionali a finire alle graduatorie di merito vige in Italia pressapochismo e clientelismo. In questa vicenda c’è tutta l’inefficienza del nostro Paese: burocrazia parassitaria, regionalismo spinto, favoritismi politici, mancanza di visione strategica, oblio dei problemi reali. Non basterà neanche un migliore uso dei social o di altri strumenti comunicativi a formare macellai, idraulici, elettricisti, salumieri e intonacatori. Quindi è un cambio epocale che serve: aumentare al contempo le capacità professionali e gli stipendi rimane l’unica ricetta possibile. Il resto è aria fritta venduta a prezzi molti alti con lo spreco generalizzato dei soldi, dei beni pubblici e, oserei dire, anche delle persone.

il Volantino – 2 luglio 2022

Alfredo De Giuseppe

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