Libere fenomenologie del 2022-05-28 - dei sindaci "ecologisti"

Il 17 maggio di quest’anno, dopo quasi due anni di indagini da parte dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, sono state deferite all’Autorità Giudiziaria ben 35 persone con le accuse di lottizzazione abusiva e illecita trasformazione urbanistica ed edilizia in area sottoposta a vincolo paesaggistico, precisamente in località “Acquaviva”, al confine tra i Comuni di Diso e Castro. Il tutto per realizzare 17 case vacanze su un terreno di circa 25 mila quadrati, su uno scorcio con pendenze anche del 25-30%, in assenza delle importanti valutazioni di impatto ambientale. Oltre a queste mancanze formali risulterebbero anomalie sostanziali sulla quasi totalità delle opere edilizie in quanto realizzate mediante riporti e sbancamenti non autorizzati o autorizzabili nell’area.  Sarebbero anche stati rilasciati permessi a costruire in zone ricadenti nel Parco Naturale Regionale denominato “Costa Otranto – S. Maria di Leuca e bosco di Tricase”, dove la stessa Legge Regionale n.8 del 2006 che regolamenta e autorizza al suo interno le sole attività agricole, forestali e pastorali, stabilisce il divieto assoluto di edificazione e di mutamento della destinazione dei terreni. Gli imputati del decreto emesso dalla P.M. Maria Vallefuoco sono quasi tutti funzionari comunali, progettisti, direttori dei lavori e  titolari delle ditte esecutrici dei lavori, oltre ai proprietari. Mancano i politici, i sindaci, gli assessori e i responsabili degli Enti preposti al controllo. Ed è questo il fenomeno che vorrei analizzare, dandogli un titolo ben preciso: l’ecologismo a giorni alterni dei Politici e degli Amministratori locali.

Ho atteso qualche giorno per vedere quali fossero le prese di posizione, le parole di fuoco che avrebbero pronunciato i vari personaggi interessati alla vicenda, seppur non indagati, i Sindaci di Diso, Castro e vari, i Responsabili dell’Ente Parco, i tanti politici “ecologisti”, i tanti cittadini onesti. Silenzio assoluto. Nessuno sapeva, nessuno ha visto, nessuno ha contestato, nessuno si è davvero indignato. Del resto tutta l’area dell’Acquaviva è stata deturpata nei decenni da una sedimentazione di case, asfalto e cemento che hanno reso plausibile nuovi cubi cementizi, nuovi parcheggi, nuovi abusi “legali” e nuovi silenzi generalizzati. Tutto questo a pochi giorni dalla pubblicazione della relazione annuale della Regione sugli abusi edilizi, che vede il Salento come  la provincia più colpita.

Per capire i nostri sindaci, la nostra politica a difesa del territorio, la nostra visione del mondo basta mettere in fila alcune recenti prese di posizione. Quando si trattò del gasdotto TAP erano tutti contrari a cominciare dagli amministratori di Melendugno, nonostante si trattasse di un passaggio sotterraneo poco evidente e poco impattante. Si poteva forse fare verso Cerano, ma non è questo il punto. La questione è che gli stessi amministratori, susseguitesi negli anni in quel Comune, molti della stessa famiglia, avevano concesso tutto e di più, scempiando un territorio che prima degli anni ‘60 era bellissimo. E non si tratta di attività produttive, che per quanto brutte e inquinanti potevano avere un loro senso, ma costruzioni di privati, spesso lasciate a metà, usate come case di un solo mese, spesso tirate su con puro intento speculativo, senza alcuna attenzione allo stile e al territorio. Senza servizi pubblici di acqua e fogna,  inquinatori seriali di loro stessi, beati in un’incoscienza civile creata ad arte da una classe dirigente cieca e malandrina. In queste ultime settimane tutti i sindaci del Salento (con l’eccezione di qualcuno, per la verità) si sono espressi  contro l’eventuale parco eolico marino, certamente meno impattante e più proficuo di decine di lottizzazioni approvate negli ultimi anni. Accompagnati in questo disegno da un leader (?) del cosiddetto Movimento Regione Salento, che se non fosse palesemente un falso storico, ci sarebbe da contrastarlo con forza. Questi stessi sindaci, ondivaghi nelle loro idee, poco ferme e ormai poco evolute, sono quelli che amano lo sviluppo attraverso nuove strade e nuove arterie superveloci. L’accanimento per una megastrada da Tricase a Leuca (in un territorio ormai desertificato di industrie e persone) ne è la dimostrazione pratica. Non si ricorda un incontro tra i sindaci del Salento per chiedere, ad esempio, uno sviluppo serio e organico dei collegamenti ferroviari, il potenziamento di un porto o la costruzione di una vera pista ciclabile che colleghi i vari centri abitati, magari sottraendo un po’ di denari ai tanti progettifici in corso. Mai un progetto di lunga durata che abbia il senso della bellezza, della creatività sostenibile, della conservazione della particolare flora e fauna, neanche i Piani Regolatori per decidere dove fare alberghi, industrie e case. Liberi tutti, di inquinare e di abbruttire, con la triste realtà di vivere una provincia che ha 98 Comuni e altrettante orribili zone industriali, palazzetti dello sport e campi sportivi mai completati, 220 cimiteri e un numero esorbitante di edifici scolastici chiusi per dissesti progettuali, oltre che scheletri cementizi di vario tipo sparsi un po’ ovunque, il cui contrasto è affidato in molti casi a un solo vigile urbano. Questi sindaci lavorano a braccetto con soprintendenze, provincie, enti parco, forze dell’ordine e magistratura: il più delle volte in una specie di pacifica connivenza, di reciproca benevolenza.  

Se torniamo all’esemplificativo e attuale caso di Diso, ci aspettiamo un lungo sequestro, un cantiere disastrato e sospeso per anni. Una condanna in primo grado per i meno colpevoli e poi, dopo lunghe battaglie, un’assoluzione in appello per tutti, e così tra una decina d’anni il “villaggio turistico” potrà vedere la luce. Il sindaco di Diso, Salvatore Coluccia, interpellato in proposito, non ha convocato alcun consiglio comunale, non si sente coinvolto dalla vicenda e non ha rilasciato alcuna dichiarazione: era in un giorno alterno.

il Volantino, 25 maggio 2022

Alfredo De Giuseppe

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