2021-09-04 "Il nostro Signore del Salento" - il Gallo

Ora, io e lui abbiamo un sacco di progetti da fotografare, filmare, montare...

Alberto Signore è un signore che in questi giorni ha compiuto 75 anni. Ha vissuto molti dei suoi anni facendo l’agente di commercio di abbigliamento e vari, ma un venditore sui generis. Lui girava la Puglia e si soffermava per ore e ore a osservare una chiesa, un monumento megalitico, un remoto campo di battaglia, specchie, dolmen e menhir mappati in ogni paesino, in ogni remota campagna. Quando fu scoperta  a Porto Badisco quel monumento di assoluto valore internazionale che è la Grotta dei Cervi, lui accorse subito, divenne amico del gruppo di speleologi di Maglie e fu tra i primi a entrare nella caverna principale. Vi rimase affascinato, intuì che il Salento raccontato fino a quel momento era una piccola parte della sua storia. Alberto Signore è soprattutto il miglior venditore che ci sia del Salento magico, remoto, ancestrale, profondo e divertente. Lui ama dire che qui, proprio qui da noi, l’Homo Sapiens si è incontrato con il Neanderthal, ha incrociato il DNA e poi si è fatto contaminare nei secoli da altre etnie: da qui nasce l’unicità dei Salentini, forti, resistenti, persino belli. E poi il Salento della bio-diversità che fino agli anni ‘30 del novecento era superiore a quella della foresta amazzonica per quantità di specie, per qualità gustativa di ogni pianta spontanea, nata dall’incrocio dei venti, della salsedine e dei terreni impregnati di elementi rigenerativi, come fosfati proteici.

Lui è il signore dei dolmen e dei menhir, l’uomo che ha dato nuovo risalto a questi monumenti preistorici che per millenni furono distrutti, dimenticati o trasformati in cento cose diverse. Quelli che son rimasti intatti trasmettono un’energia ancestrale che Alberto sente prima di altri, addirittura sente le piccole formiche che girano intorno al menhir con una rotazione diversa, con una specie di reverenza naturale, senza mai assalirlo, senza mai invaderlo. Lui ama farsi ascoltare da nuovi adepti delle meraviglie, è un po’ edonista, si piace, si diverte a raccontare di quanto fosse bello da giovane, ma in definitiva è un intellettuale costruito sul campo, un amante della natura e delle faccende umane, che non si bea di frequentazioni salottiere, ma ama scoprire ogni giorno un tassello di quella che ormai è la sua filosofia: conoscere la mia terra equivale a salvare il pianeta. Organizza tour itineranti in posti sconosciuti ai più, come la specchia di Martano, un bellissimo e misterioso cumulo di pietre che pare fare da sentinella a quella parte di Salento, oppure nelle antiche neviere che riuscivano a mantenere il ghiaccio per tutta l’estate  e ancora cripte e grotte nascoste. Ama moltissimo il dolmen “Li Scusi” di Minervino, dove in effetti in una notte di luna piena ha festeggiato i suoi 75 anni, convocando un bel numero di amici e facendoli accomodare intorno  ad un cerchio di pietre, raccontando di animali scomparsi e di uomini messapi, perfettamente integrati nella natura dei due mari.

Invitato alla festa di Tutino di Tricase del 5 agosto di quest’anno, Alberto Signore in dieci minuti di intervento ha ammaliato i presenti, con la sua voce profonda, con la sua dialettica spigliata, con le sue iperbole, con i suoi collegamenti storici e geografici. Il menhir di Tutino, per quanto ormai ridotto a poco più di un tufo, rappresentava la posizione dell’acqua per i primi uomini arrivati qui, forse cinquantamila anni fa, confluenza di più strade tutte in discesa, dove, prima degli asfalti si formava una piccola palude che andava ad alimentare la vena carsica del sottosuolo. La ricerca dell’acqua come primo motivo di sopravvivenza, la consapevolezza di vivere una terra bella ma inospitale, senza veri laghi e fiumi, ha generato intelligenze superiori, artigianalità stupefacenti fin dagli arbori di quell’essere che per convenzione chiamiamo uomo.

Conosco Alberto Signore da molti anni, ma negli ultimi mesi ci sentiamo spessissimo, specie da quando in gennaio decisi di andare a scovarlo nella sua casa di Lequile per registrare un breve video su una storia divertente che di tanto in tanto mi raccontava al telefono. Perché nella sua avventurosa vita gli è capitato pure di incrociare i Beatles: lui era ad Amburgo, agli inizi degli anni ’60, appena sedicenne, ed ebbe modo di scambiare qualche battuta con quei ragazzi inglesi non ancora famosi che suonavano nei pub della città. Mentre era con loro (o forse con uno di loro) a bighellonare sul molo del porto, vide un sommergibile grigio avanzare lentamente dentro il grande porto di Amburgo. Erano i tempi della guerra fredda, del muro di Berlino e della paura atomica e lui disse: certo, tutto sarebbe più bello se quel sommergibile fosse completamente dipinto di giallo. Dopo qualche anno uscì Yellow Submarine che rimane una delle canzoni più note dei Beatles, con uno dei testi più surreali. Rimase affascinato da quel disco, ma non poté fare a meno di ricordare quel suo suggerimento, che oggi fa parte del suo armamentario discorsivo e storiografico. (link alla testimonianza video originale a fondo pagina, n.d.r.)

Ora, io e lui abbiamo un sacco di progetti da fotografare, immortalare, girare e montare. Ci diciamo convinti che siamo panciuti highlander e quindi abbiamo molto tempo, per farlo. Ci aspettano storie stupefacenti e monumenti invisibili, dolmen e menhir diventati crocefissi, storie di cavalli e formiche intelligibili, e poi incontri con persone speciali, gente che viene per una breve vacanza e senza saperlo incontra Alberto Signore, il nostro signore del Salento.

il Gallo, 4 settembre 2021

Alfredo De Giuseppe

Per il link originale clicca qui

Link alla video-testimonianza sull'episodio di 'Yellow Submarine'

 

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