2013-10 "Il Piano regolatore che non c'è mai stato" - Il Volantino

A me il termine Piano Regolatore piace ancora. A dispetto di tutti i nomi, avverbi e aggettivi trovati in questi ultimi tempi per definire un semplice strumento urbanistico. Mi piace ancora perché non presuppone solo una serie di regolette tecniche su terreni, fabbricati, boschi e monumenti ma tende a regolamentare e quindi implementare la vita di un paese. Se tu vivi in un paesino di montagna dell’Alto Adige il Piano Regolatore tenderà ad esaltare le tradizionali stradine senza deturpare il paesaggio, se tu vivi nelle Cinque terre si cercherà di coniugare mare, trasporti e modernità. Io che vivo a Tricase, mi chiedo spesso in che città vivo, dov’è il suo destino, e questo disorientamento crea notevoli problemi, anche economici. Non è una città di mare, non si privilegia l’agricoltura, non ci sono industrie, non c’è turismo organizzato, non c’è diffusione culturale, non ci sono servizi adeguati, il degrado è la regola.  Ora si ricomincia a parlare di Piano Regolatore, ma come se ne parla? L’Amministrazione Coppola affida l’incarico del Documento Programmatico Preliminare al Politenico di Bari (e perché non Milano o Cambridge?), l’opposizione specificatamente nella persona dell’avv. Nunzio Dell’Abate contesta tale scelta nel metodo, sollevando eccezioni di varia natura.

Da una parte un affidamento alla cieca, dall’altra una contestazione di tipo legalistico, senza che nessuno dei nostri rappresentanti  entri nelle scelte strutturali e strategiche dell’eventuale, molto eventuale, futuro Piano. Sarebbe stato bello sentire gli eletti, Sindaco e assessori ma anche i singoli consiglieri comunali elaborare le loro speranze e fantasie (eppure quando si sono candidati e hanno chiesto il voto sembravano tutti, nessuno escluso, animati di buone intenzioni e grandi idee). Sarebbe importante sentire alcune proposte sul futuro della città (se ne può avere ancora uno?), magari ascoltare cosa si pensa del Centro Storico che ormai è piena periferia, che cosa si vuole fare del Porto, delle coste e del depuratore, come si vogliono sviluppare le frazioni, qual è l’idea del traffico e della nuova 275 che spacca il territorio chiudendolo in una tenaglia, da una parte la Cosimina e dall’altra un nuovo serpentone in asfalto. Non si capisce bene come integrare un Piano dello sviluppo di Tricase con il Parco Otranto-Santa Maria di Leuca, come muoversi con il nuovo piano Paesaggistico della Regione. Insomma avremmo bisogno di chiarirci le idee, specie per noi comuni mortali che abbiamo difficoltà a comprendere tempi, modi e approcci della burocrazia di questi ultimi decenni (o forse secoli). Però noi tricasini abbiamo un’Amministrazione che si muove con una voce sola, il Sindaco, mentre l’assessore all’Urbanistica non esiste (è anche Assessore alle Pari Opportunità), e gli altri eletti, i nostri delegati, amano tacere, secondo tradizione. Abbiamo un’opposizione (una sola in verità) che si oppone con onesta dedizione ad ogni delibera, sotto il piano formale e legale, spesso contro errori dei funzionari, ma ha poche proposte strategiche, non sappiamo neanche se esiste nel paese un fronte d’opposizione a questa maggioranza coesa. Una cosa è certa: nel 1960 era stato proposto un Piano regolatore, redatto dall’ing. Marcello Fabbri, (giacché allora non c’era bisogno di trecento tecnici per avere delle buone idee), il Sindaco Cassati, e dietro di lui l’intera DC, ebbe la preoccupazione di approvare un piano che andava a disturbare qualcuno dei suoi grandi elettori e da allora non se n’è fatto più niente. Ci fu un successivo affidamento allo studio Sarno di Lecce che è durato oltre trent’anni, mentre il paese cresceva in modo disarmonico, le marine senza alcuna chance competitiva, le frazioni gestite dai tecnici del luogo con approssimazione clientelare, gli impianti sportivi e le scuole senza nessun indirizzo, le case brutte, spesso abusive, e inutilmente gigantesche, le campagne invase ovunque, tanto da rendere inefficiente e costoso qualsiasi servizio, dalla spazzatura fino alla consegna della posta. E soprattutto senza un’idea di comunità: a ben vedere il danno più grave di questi ultimi decenni è stata la perdita del senso di comunità, che Tricase più di altri avverte in modo prorompente. Mai uno scatto, mai un sogno, mai un’invenzione. Tanta continuità, invece: nell’ultimo consiglio comunale sono state approvate altre lottizzazioni, tanto per rendere ancora più inutile il prossimo Piano Regolatore (in definitiva lo vuole solo l’assessore della Regione Puglia, che infatti ha minacciato di redigerlo d’ufficio). Di tutto questo sfacelo ci saranno pure dei responsabili, forse se qualcuno vorrà occuparsene in futuro, sarà la Storia, fra una cinquantina d’anni, a fare giustizia. Per ora teniamoci questa nullità.

Il Volantino - Ottobre 2013

Alfredo De Giuseppe

 

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