2013-03 "Lavori in corso...pessimi" - Il Volantino

Parliamo della nuova sistemazione viaria della zona 167. La parte che da sempre viene definita Bronx è in una situazione di solitudine, ghettizzata, non si sa quanto volutamente, sin dal progetto originario. Sarà un caso ma il primo insediamento era stato progettato ben lontano dalle altre case, dalla vita normale e così continua ad essere. C’era un solo progetto (di buon senso) per far decantare una situazione così degradata: fare una rotatoria all’incrocio fra via A. Moro e via G. Cesare e continuare la strada fino alla circonvallazione di via Lecce. Questo avrebbe fatto diventare la 167 il quartiere d’ingresso alla città di Tricase dalla parte sud, avrebbe valorizzato palazzi e strade, dato forse qualche possibilità di aprire negozi, distributori di benzina e posti di ritrovo. Invece che ti vanno a pensare i nostri tecnici?

tutto con un bel marciapiede (facendone una specie di inutilizzabile pista ciclabile) e rendiamo le due 167 unite e quindi integrate. Niente di più assurdo: ora le due 167 sono entrambe ghettizzate e sempre disunite fra di loro. In compenso abbiamo ottenuto dei risultati paradossali:  una stradina tortuosa non asfaltata che dà in modo abusivo su via Lecce è frequentatissima, sia in entrata che in uscita, con grave rischio di incidenti; tentare di uscire da quella zona, ovunque si viva, è diventato un gioco labirintico, dove è facile andare a sbattere su qualche cordolo in cemento. Capitolo a parte (forse una tesi di laurea) meriterebbero in effetti i cordoli in cemento: i nostri tecnici ne sono innamorati, ne hanno previsto una quantità industriale, hanno giocato con la penna nel pensarli tondi, quadri, obliqui e oblunghi. Se solo avessero viaggiato un po’, anche senza studiare, avrebbero visto che tutte le vere piste ciclabili non sono su marciapiedi dai lati taglienti, ma a raso, divise dalle strade da semplici strisce gialle o da leggere balaustre in legno. Qui invece tutto all’insegna dell’inutile, del costoso e del pericoloso. Perché, perché? Quale forza sotterranea muove persone, anche oneste, nel progettare in modo così dissennato? Qui il problema non è prendersela con un’Amministrazione comunale o con un tecnico: a questa fantastica opera hanno lavorato, pare gratuitamente, il fior fiore dei tecnici tricasini, pare 20 (dicasi venti!) fra ingegneri, geometri, dipendenti comunali e laureati di vario tipo. Al di là dell’assurda sistemazione della zona 167, qui il problema è capire cosa muove le intelligenze in modo così perverso, tanto da incutere  in noi il terrore ogni qual volta si mette mano ad una nuova sistemazione, ad un restauro (vedi la Chiesa dei Diavoli) o ad un complessivo progetto urbano.

Cerchiamo di darci delle spiegazioni:

  1. per quanto un bravo tecnico si sforzi, pare rimanere impigliato nel conformismo dominante dell’ambiente in cui vive e opera. Se qui è il momento dei cordoli in cemento, non ci sarà tecnico che sappia uscire da quella schifezza;
  2. quando si progetta l’opera spesso si guarda al finanziamento e non alla sua reale utilità e al suo migliore utilizzo. Magari si insegue un bando di concorso regionale o europeo senza pensare davvero alle esigenze di chi vive in un particolare quartiere, trincerandosi spesso dietro parole vuote come “progettazione partecipata” o “cittadinanza attiva” (che significa riempire due paginette e non vivere ad esempio un mese dentro una casa popolare con le infiltrazioni d’acqua);
  3. si ha paura di osare davvero. Come dimostrato da molte città europee, quando si progetta negli anni duemila, si deve portare una ventata di modernità nei colori, nei materiali, nelle soluzioni oppure si deve ricercare (anche con l’ausilio dei moderni mezzi tecnologici) il restauro più rigoroso e fedele che si possa immaginare;
  4. per il solo fine di spendere, abbiamo perso il senso della semplicità, per cui quello che può essere fatto con pochi soldi ci appare sempre inadeguato e invece spesso è il contrario. Con poche e semplici accorgimenti si può rendere la vita più semplice e divertente senza interventi faraonici, (per esempio per una rotatoria basterebbe un albero o una bella pietra, dei segnali ben posizionati, e delle strisce a terra, mentre la provincia di Lecce spende fra 100 e 200 mila euro per ogni rotatoria, spesso errata e pericolosa);
  5. spesso i tecnici sono succubi del volere di amministratori poco accorti, poco sensibili, poco informati e molto populisti. Tutto il resto è pressapochismo o malafede.

Il Volantino - Marzo 2013

Alfredo De Giuseppe

 

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