2006-05 "Tricase tutti i gusti" - Il Gallo

Tra Fine della Politica e inizio della nuova Democrazia

A Tricase ce n’è davvero per tutti gusti. Siamo finalmente all’avanguardia d’Italia, noi poveri deflessi cittadini di un Sud Bistrattato, abbiamo dei numeri di cui andare fieri. Abbiamo un numero di candidati che è primo assoluto in Provincia di Lecce e primo in percentuale su tutti i Comuni Italiani con più di diecimila abitanti. Abbiamo il primato di una lista tutta al femminile e di un’altra di militari o marescialli in pensione. C’è da stare allegri, siamo in Democrazia Totale, nella pienezza della Partecipazione, dell’amore per la Cosa Pubblica, per il Confronto Perenne.

Abbiamo il massimo e non lo sapevamo, non ce n’eravamo accorti, sembravamo un paese amorfo ed impermeabile ed invece sotto lo scoramento ribolliva una rivoluzionaria, magnifica aria partecipativa, le famiglie discutevano del PUG e non del Grande Fratello, i partiti avevano tanti sostenitori che disertavano gli incontri solo per preparare meglio le loro candidature, per studiare le priorità di una nuova Municipalità, tutti adombravano la fine della Politica ed eccola invece più vispa che mai, movimentista, felice di esserci. Isola Felix degli studi sulla Democrazia, da Platone a De Gasperi, da Moro a Zapatero, da Gramsci a Francesco Accogli.

Abbiamo sei candidati Sindaco, in primis il nostro caro Antonio, uscente e vincente, bello e intelligente, molto immaginifico, pragmatico se vuole, aulico e appassionato nella sua propensione artistica (per la dimensione vera, attenderemo i prossimi anni). All’interno del Centro-Sinistra c’è anche Ercolino, mai nome fu più azzeccato, ossimoro in se stesso, contemporaneamente grande e piccolo, portavoce, suo malgrado, di Verdi, Rifondazione, Udeur e di altri un po’ delusi di Coppola. Lui, ottimo cattolico, sempre pronto a farsi sconfiggere in cambio di niente.

A destra abbiamo Luigi di Forza Italia, partito inesistente a Tricase che nelle ultime politiche ha preso quasi il trenta per cento dei voti, a dimostrare che qualcosa è cambiato nella Politica. Ma lui, Simpatico Principe degli Aperitivi dei Bar di Sotto l’Orologio, è persona buona e gradevole e sebbene nessuno ricordi qualcosa dei suoi otto anni di Sindaco, è sempre in lizza, sempre il meno peggio dei suoi. Abbiamo Hervè che a furia di studiare Giovanni Gentile (ministro di Mussolini e redattore del “Manifesto degli Intellettuali Fascisti) si è convinto che il partito a lui più vicino sia AN, magari pensa di regalarci una scuola più ordinata, oppure di reintrodurre le veline vere e non quelle televisive.

Abbiamo Giuseppe, forte dell’appoggio di quasi tutta la vecchia DC, i nostalgici del tutto, i mitici dell’inciucio organizzato a sistema-base di ogni cosa; conta anche su un numero impressionante di candidati. Ha tentato con le elezioni provinciali nelle liste dell’UDC, adesso è l’ora delle Comunali, con una pletora di liste civiche e l’appoggio di Azzurro Popolare: in caso di sconfitta, potrebbe spiegarci qualcosa?

Infine abbiamo il “giovane” Pino, di cui poco si sa ma che è riuscito a raccogliere tre liste, di cui una formata anche da residenti in Comuni limitrofi (e perché non da Roma o Milano?).

Insomma nella scelta del Sindaco abbiamo già tanto, tante utili e classificabili sfaccettature da rasentare l’assoluto logotipo umano, dove le differenze sono soprattutto personalistiche e corporee, perché le idee sono trasversalmente copiate l’un l’altro a seconda della bisogna.

Ma l’impresa più complessa è districarsi fra i trecentoquarantaotto candidati al Consiglio Comunale: possiamo osservare, studiare nomi, cognomi, analizzare quanti salti della quaglia ci sono stati nelle ultime tre elezioni, fare studi sociologici sui titoli delle liste. Come non commentare “Democrazia, Onore, Civiltà” che ricorda lontani sguainar di spade? Oppure “Competitività ed Innovazione” che presuppone grossi ed originali studi sull’Economia Mondiale di cui aspettiamo le pubblicazioni. O meglio ancora “Ala di Riserva” una lista formata da sole donne, tanto per smentire la ghettizzazione che combattono; la discussione sul nome deve essere stata alta ed impegnativa se sono arrivate ad ispirarsi a Don Tonino Bello (peccato fosse un uomo, non era meglio Madre Teresa di Calcutta e la sua Fede Missionaria?). Insomma ce n’è per tutti i gusti, forse manca solo un po’ di autoironia: sono tutti seri e compunti a rappresentare la democrazia di se stessi. Noi elettori esterrefatti abbiamo grossi dubbi, forse c’è davvero una nuova voglia di partecipazione e non l’abbiamo colta, forse le cose sono irrimediabilmente cambiate e non vogliamo accettarlo. Forse abbiamo sbagliato a chiederci quanti di questi candidati abbiano effettivamente partecipato a dibattiti, incontri sulla loro città, quanti abbiano mai letto qualcosa intorno al loro mondo, quanti siano mai andati oltre il pettegolezzo lamentoso. (e questa considerazione rischia di essere la peggiore perché trascina nel calderone anche quelle persone impegnate ed interessate).

Andremo a votare con questi pensieri, un po’ storditi da tanta scelta, da tanti gusti, ma ordinatamente andremo a votare, ve lo assicuriamo, cari candidati. Ma almeno assicurateci alcune cose: scegliete la politica per la gente e non fra la gente (che spesso è sola quella a voi vicina); parlate di cose concrete e non di Verità e Rinnovamento; impegnatevi anche se non avete un fratello disoccupato e un terreno agricolo inedificabile; evitateci in futuro tutte le maiuscole che sono stato costretto a usare su questo schifo di articolo sulle Elezioni Amministrative 2006.

 P.S. avevo scritto un articolo un po’ più serio, (il Direttore mi è testimone): in questa fase melodrammatica non lo sentivo più, rinvio a dopo le elezioni.

Il Gallo, 7 maggio 2006                                                                   

 Alfredo De Giuseppe

 

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