2001-02 "Fuori dai luoghi comuni" - Nuove Opinioni

Il luogo comune è quel posto dove ci sono delle certezze, dove la chiacchiera diventa  unica verità, un vagone ferroviario dove tutti hanno convincimenti incrollabili, nel bene e nel male, divisi a fette, senza chiaroscuri. Questo è il luogo comune che addormenta le coscienze, che non fa approfondire gli argomenti, che non facilita la lettura, che genera pregiudizi difficilmente controvertibili.

 Il luogo comune per eccellenza degli ultimi venti anni è certamente la televisione: capita spessissimo di leggere commenti inutili o sentire l’ultimo degli avventori del bar parlare come Sgarbi, Fede, Taricone, o Costanzo o se va bene Fabio Fazio o Luttazzi. In ogni caso le loro verità diventano piano piano nostre e poi, a seconda dei casi, le sbandieriamo come originali. Così, se per caso si parla per una settimana di trapianti, ci sembra che sia il problema più drammatico, però poi passa in totale silenzio se cominciano a parlare della giustizia italiana, che guarda caso, per una settimana sembra il problema più drammatico da risolvere in ventiquattrore e così via. Lo stesso se parliamo di eutanasia, di genetica, di profilattici o di droga e dei tanti conflitti mondiali che hanno lo scoop di un solo giorno (escluso la Palestina che evidentemente ha un’altra logica). Noi siamo diventati un popolo di replicanti, senza storia, senza memoria e senza un’idea (e pare purtroppo senza soluzioni).

Abbiamo delle possibilità di sopravvivenza e sono tutte nella comprensione reale delle cose che ci circondano. Dobbiamo uscire fuori dalle storie personali che spesso sono buone per un romanzo e fuori dalle pericolose generalizzazioni. Un esempio per tutti: a furia di dire che siamo in un mondo violento, tutti noi abbiamo più paura di dieci anni fa, poi scopriamo che tutti i reati sono diminuiti, ma la percezione di pericolosità che abbiamo oggi è nettamente superiore (e provoca a sua volta nuove emergenze). Se poi un artista racconta in un film una storia violenta non significa che tutti camminiamo con la pistola. E’ un atteggiamento comune per la ricerca scientifica, per la mucca pazza, gli stranieri e così via (a secondo delle emotività del momento). Per parlare di Tricase è necessario conoscerla, approfondirla, analizzarla nel suo contesto storico/geografico e poi proiettarla nella sua eventuale unicità. Da questi semplici presupposti parte quest’avventura in Nuove Oponioni, un giornale che (con i suoi limiti “provinciali”) vuole approfondire la socialità attuale, che non si vuole negare la possibilità di esprimere un’idea, fosse anche una, un’utopia, di tanto in tanto. Unico fine: vivere meglio qui che in una telenovela americana, in  una cittadina posta  sul 40° parallelo, abitata da una serie casuale di uomini e donne, provenienti da tanti luoghi, da una storia  che ha già qualche milione di anni.        

 

Nuove Opinioni - Febbraio 2001

Alfredo De Giuseppe

 

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