1999-11 "Allarghiamo, allarghiamo!" - Il Gallo

Fra poco mi conosceranno come l’oppositore degli “allargamenti delle strade salentine”. In una delle ultime cose che scrissi per un giornale, m’incazzai contro l’unani-mismo del Consiglio Comunale di Tricase per l’amplia-mento della provinciale di Depressa. Adesso sento montare l’urlo di una tempesta che coinvolge la Maglie-Leuca e del suo tanto atteso ampliamento. Beninteso è il solito urlo demagogico, elettoralistico e quindi molto emotivo. Ma tant’è: abbiamo trovato finalmente il vero motivo del mancato sviluppo del nostro territorio, ecco perché il turismo boccheggia, ecco perché le nostre industrie soffrono e i nostri operai sono sottopagati. Staccarsi da un coro del genere è impossibile, siamo tutti d’accordo, guai a non esserlo. Proverò con il mio solo sentire (e senza programmi di partito davanti ai miei occhi) a dimostrare il contrario e al solo scopo di scovare adepti fra i “difensori” politici della nostra provincia.

 

1)  La provincia di Lecce sta perdendo le caratteristiche per cui poteva sperare in un vero incremento del turismo. L’eccessiva frammentazione dei Comuni ha generato centro zone industriali, cento porti, cento parcheggi, cento assessori, cento piani regolatori non approvati. Pochissimi hanno tentato una diversificazione, il territorio è stato invaso da strade, stradine, case in ogni luogo e ovunque (quasi come Dio). Se un comune, mettiamo Uggiano la Chiesa, era bellissimo con il suo color tufaceo, ha approvato le nuove 167 con materiali allucinanti, da pezzenti maleducati.

2)   I nuovi assessori provinciali e vari, sindaci, consiglieri del rione da 25 persone, devono aggiungere una nuova strada. Sono sempre gli stessi che da decenni fanno approvare il progetto e il finanziamento di una strada, stampano un euforico manifesto, e sono tranquilli: meritano la riconferma, qualcosa hanno fatto. Si, qualcosa hanno distrutto.

3)   Se una strada larga significasse maggior turismo avremmo facilmente risolto tutti i nostri problemi. Mi sembra però che Zollino o Galugnano non abbiano fatto un grande affare ad essere scavalcate da una quattro corsie. E Soleto poi, dovrebbe essere ormai ai vertici del turismo nazionale o del commercio internazionale visto che ha un’uscita Nord ed una Sud (dalla immaginifica strada a scorrimento veloce per Lecce che ha avuto finora l’unico pregio di far fare le scorribande, ogni sabato, alle moto superveloci).

4)   Faccio cortesemente notare che invece Corfù, tanto per citare un’isola a noi conosciuta e dal clima simile, non ha nessuna autostrada, eppure è piena di turisti, anche italiani, da aprile a ottobre. Chi gira il mondo sa che strade larghe non significa grande richiamo (a volte invece è vero il contrario). Forse solo il mito americano ha necessità di strade larghe e larghe perché, poverini, non hanno davvero nient’altro da far vedere.

5)   Vi sono strade nel nord-est italiano molto più trafficate della Maglie-Leuca, molto più strette, eppure fra le bestemmie, è riuscita a diventare la prima regione industrializzata d’Italia.

6)  Alcuni lamentano l’eccessiva lentezza (e quindi multe, incidenti e varie). Eppure dal centro di Tricase a Maglie non impiego mai più di venti minuti, anche quando decido di rispettare rigorosamente la segnaletica stradale. Ma forse qualcuno pensa di poterla percorrere un giorno in 20 secondi netti, o forse pensa, capita a tutti, non è un reato, di essere nato nel posto sbagliato, proprio laggiù in uno dei culi del mondo.

7)  Ampliare senza sentire alcuna esigenza di tipo culturale, significa distruggere una zona, quella del capo di Leuca, che potrebbe ancora essere recuperata ad una sua caratterizzazione, vissuta come una “diversità” cercata. Il fatto che la strada, partita da Milano, arrivi in un certo punto e si restringa, non è un fatto così grave, che nessuno riesca a vederci il bello di questo mi fa riflettere. Noi siamo ancora alla fase che vogliamo svestirci di noi stessi per essere… esattamente come tutti gli altri. Abbiamo paura di essere identificati, ancora una volta, mentre “diverso” si coniuga con interessante. Ma quando l’onda della demagogia e del populismo chiama mi rendo conto che è difficile resistere, anzi il cervello non aziona mai la retromarcia. Come possono esistere tutti i questuanti del voto, cosa se ne fregano in fondo delle centinaia di muretti a secco e pajare da distruggere, di un ecosistema ormai allo stremo, di un panorama ormai uguale da Rimini a Leuca? Potrebbero pensare ad uno sviluppo diverso ma costa fatica, va contro il modello precostituito che qualcuno gli ha messo in testa e probabilmente non produce immediati consensi.

 

 

Ho da tempo perso ogni piccola fiducia nel popolo e nelle sue scelte e quindi mi diverto unicamente a combattere battaglie perse, mentre quelle facili vanno lasciate agli assessori di turno. Basterà piangere ancora un po’ su noi stessi e ci concederanno la nostra bella strada, larga e comoda. Il turismo non se ne accorgerà e neanche noi.

Continua (se qualcuno s’arrabbia)…

 

“Il gallo” – Novembre 1999

Alfredo De Giuseppe

 

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