1986-10 "Una sculacciata, per favore" - Nuove Opinioni

Parliamo un po’ di tifo. Fino a qualche anno fa lamentavamo la totale assenza di partecipazione collettiva al fenomeno sportivo in genere. Ricordo che nei primi anni della pallavolo non si andava al di là di generiche bestemmie verso l’arbitro. Per il calcio invece erano solo insulti per giocatori, allenatori e dirigenti. Chi apprezzava rimaneva in silenzio. Ora la situazione è cambiata, il calcio ha i suoi ultras con tanto di capo-ultras, riunioni serali, cartelloni e sponsor vari, la pallavolo fonda il suo tifo sulla clack (mi dicono chiassosissima) di una trentina di ragazzi armati di tamburi, trombe e slogan.

Il tifo, si sa, è corroborato dalle vittorie, pericolose a volte più delle sconfitte. La vittoria dà un senso di potenza, quasi di prepotenza, di poter spaccare il mondo, urlando tutti insieme. Questa prepotenza, mal gestita, coltivata da fanciulli un po’ viziati, può diventare soltanto violenza.

È diventata negli stadi di calcio, in quelli di basket e in altri posti simili. Quando non è violenza fisica è violenza verbale del tipo “Sporco Negro” ai giocatori di colore o inni sulla morte del genitore di un calciatore e così via.

I nostri ragazzotti sempre pronti a recepire le scemenze altrui hanno riempito le strade di Tricase di scritte “RED BLUE BOYS” e poi si sono attaccati addosso dei distintivi con la scritta “MOLTI NEMICI MOLTO ONORE” (in odor di camicie nere).

Ci sarebbe da fare naturalmente molto humor su questi nostri giovani, ma mi sembra il caso invece di richiamare l’attenzione su un fenomeno nuovo e violento che, non controllato, potrebbe diventare un gioco molto pericoloso.

Mi riferisco che alla prima uscita della Virtus Pallavolo questi ragazzotti (sembra siano digli quindici-sedicenni di professionisti), abbiano assalito un giocatore del Ruffano, già protetto dai Carabinieri per i continui insulti rivoltigli durante la gara e che poi abbiano dissestato il pullman della società ospite (e non è la prima volta).

Gli ultras del calcio meritano invece un discorso a parte, sempre pronti ad esaltarsi per niente e a buttare giù la baracca alla prima sconfitta interna. Questo esternizzare è infantile, ma mi dicono che il calcio riporta all’infanzia (“il pallone è mio, l’arbitro lo faccio io e io devo vincere”).

Ora, fermo restando che gli stupidi rimarranno sempre tali, questo vuole essere un invito alla Società, specie quella di Pallavolo (sa Giuseppe Colazzo quanto io stimi il loro lavoro e la loro non comune programmazione). Tricase non ha fama di essere paese inospitale, duro, pericoloso, anzi, per certi versi, diciamo che a Tricase per anni si è vissuti in clima di reciproca tolleranza. Anche politica.

Dall’esterno è giudicata una cittadina intelligente, vivace ma estranea alle inquietudini di altri paesi della nostra Regione o Provincia. Il Calcio e la Pallavolo vanno sui giornali ogni giorno (il piano regolatore una volta ogni due anni) e molte immagini vengono distorte dalla presentazione che di esse se ne fa ed è dunque un problema da porsi.

Noi Greci, Bizantini dovremo continuare a coltivare quel bellissimo senso di civiltà e superiorità che è l’ospitalità.

Ma a parte l’immagine, questo è un invito alla Società ad isolare (non accettare mai convivenze con i violenti anche se per amor nostro) questi ragazzini che a volte hanno solo bisogno della sculacciata di papà.

 

“Nuove Opinioni” – Ottobre 1986

Alfredo De Giuseppe

 

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