1977-04 "W la radio (libera)..." - Nuove Opinioni

Bene. Radio libere. Private, meglio. Da dove iniziamo?  Ho una gran confusione. C’è chi invece ha già risolto tutto. Le radio libere non servono a niente, non sono progressione. Le radio libere, o che belle, non-stop-music, semprededica.

Vediamo un po’. Negativo è il fatto che siano troppe. Anche qui nel Salento se ne contano ormai a decine. Non è certo pluralismo questo, specie quando non c’è scontro dialettico ma solo scontro a base di carte bollate. Ma perché ce ne sono tante? È chiaro, in fondo. È nata la radiomania. Con pochi milioni, pochi dischi e pochi collaboratori nasce un’emittente. Tutti ci provano. È facile. Sembra. La nostra legislazione, li ha aiutati! Prima tutte illegali. Poi arriva nel luglio del 76 la sentenza della Corte Costituzionale. Tutte legali. Sono state presentate diverse proposte di legge dai vari partiti, ma con un ritardo a dir poco notevole. 4500 emittenti private! A me comunque, la proposta migliore e la più razionale sembra quella del FRED (Federazione Radio Emittenti Democratiche) che precede la divisione della banda in FM in quattro parti: una per la RAI e tre bande per tre diverse categorie di radio. Commerciali, d’informazione ed educazionali. Soltanto così si potrebbe ovviare alla logica (finora) scomparsa di quelle emittenti veramente democratiche autogestite.

Parlavo di 4.500 emittenti disseminate per la penisola. Quante sono inutili? Molte non rappresentano alternativa a nulla, sono un maldestro scimmiottamento di Radio Montecarlo o Radio Lussemburgo, e fanno solo ridere quelli che con semplicità e, perché no, qualunquismo affermano che “più voci ci sono maggiore è la democrazia”. Tantissima gente è ritornata al programma nazionale, specie da quando Radio 3 usa un linguaggio da radio libera. Comunque a questo punto si impone una precisazione. Mai come in questo caso è così evidente la differenza tra città e paese. In città come Roma, Milano, Torino che contano più di sessanta radio è diventato veramente impossibile sintonizzarsi sulla “migliore” ed ascoltarla. Meglio la Rai. Nelle cittadine invece è tutto diverso. Per il solo fatto di esistere l’emittente locale è un motivo di compiacimento per tutti, quasi un campanilistico momento di riscatto nei confronti della trentennale presenza Rai. In pratica la radio libera si sobbarca quel decentramento del microfono che la RAI-TV non è riuscita ad attuare neanche in minima parte. Questo è successo nel nostro Salento.

Le Radio sono piaciute subito perché erano una grossa novità. Qualcuno ha cercato ben presto di approfittarne. Vedi, per esempio, radio finanziate dai partiti di destra. Hanno capito anche che è impossibile mettersi al microfono e dire “votate questo o quest’altro”. È possibile invece condurre la radio in modo tale che non porti mai niente di nuovo, che sia soltanto un programma Santo California e Giardino dei Semplici dall’inizio alla fine.

Comunque le idee ci sono. Adesso qualche radio locale si è potenziata, o meglio attrezzata e c’è quindi la possibilità di fare, di sbagliare, ma di fare. Si potranno fare dei programmi col telefono, per esempio, usato in modo nuovo. Non come un 3131, ma un telefono che permetta all’ascoltatore di partecipare attivamente alla trasmissione (dalla radio agli ascoltatori, dagli ascoltatori alla radio). La musica che non sia supporto degli annunci pubblicitari ma che diventi la base per una educazione critica dell’ascoltatore. Meglio. Programmi autogestiti da gente che abbia voglia di provare una volta a fare radio, che abbia voglia di dire cose nuove, diverse. E si può fare tanto ancora. Polemica sempre aperta. Ma non è male comunque, di tanto in tanto, leggere un pezzo di uno che ha molta confusione ma che di radio vive.

 

“Nuove Opinioni” – 9 Aprile 1977

Alfredo De Giuseppe

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