1980-12 "Uno spazio da riempire" - Nuove Opinioni

Il numero esce incompleto. mancano molti articoli. mi è stato dato questo spazio e non ho idea con che segni riempirlo. mancano però molti articoli e ho pensato che era ormai ora di scriverli. Ho preso carta e penna e ho cominciato a tracciare un commento sulla situazione politica italiana, la corruzione, il disinteresse generale, le stangate fiscali, il terremoto, il risveglio del PCI, la paurosa ricerca del centro di Craxi, l’inflazione, la disoccupazione. Ho cercato di dare agli avvenimenti dei riferimenti paesani, di condirli di una buona dose di speranza, ma alla prima lettura il foglio era già nel cestino.

Ho pensato poi di scrivere la storia del Tricasino medio e attraverso le abitudini, i suoi lavori, primi e secondi, capire come va e dove va la nostra povera economia (industre cittadina, come saggiamente osserva il capo storico del DC), capire come e perché prospera solo il lavoro nero, capire perché è giusto che ognuno di noi sia evasore fiscale, come si continui nonostante gli attacchi dello Stato a sopravvivere. Era divertente scrivere dell’uomo che torna dal lavoro e va tranquillamente a ricominciare nel suo campo, a raccogliere meloni, a mangiarli al fresco d’estate, mentre uomini politici, ingordi e inefficaci, pensano ai governi “frastagliati” e a come riuscire a trarre il massimo vantaggio da ogni legge, da ogni azione. Avevo intenzione per un attimo a ripercorrere le strade di quei professori americani che spiegano le cose, dalla storia alla chimica, partendo dalle piccole storie quotidiane. Mi sono detto poi che non ero un economista-sociologo e che non potevo affrontare un tema così denso di cifre, riferimenti, statistiche.

Mi sarebbe piaciuto scrivere di sport e che a tutti va bene così, o solo per raccontare delle storie simpatiche o semplicemente per affermare che fare sport non limita e non deve limitare le altre sfere, dal sesso al lavoro. Mi è venuto però il dubbio che mi sarei chiuso nel ghetto dello sport, con il mio articolo accanto alle notizie dell’Unione Sportiva Tricase, delle immani indecisioni della sua dirigenza. Molto accattivante l’idea di scrivere sull’informazione, sui giochi alla RAI, sulla Gazzetta, sul Quotidiano, sulle radio “libere”. Scrivere sull’informazione come la scienza più moderna e sofisticata e sugli scompensi che essa crea, anche a Tricase.

Fare il bilancio del 1980 attraverso i vari terrorismi, per capire quali trasformazioni siano avvenute in esso, quali risultati hanno prodotto le confessioni, le bombe, i sequestri. Telefonare a qualche uomo politico e chiedere previsioni sul 1981, telefonare a un generale e chiedere quando scoppierà la guerra Parlare di cinema, dei tanti bei films in giro e poi dei film-porno-madre-figlia-suocera-cagna in programmazione a Tricase, e poi indifferentemente di Woody Allen e Angi Vera.

Oppure di musica per scoprire gli equivoci, le battute e le speranze, le cose magnifiche e inascoltate di questi anni ottanta. E poi invece ho detto basta. Non c’è niente da scrivere, tutto è stato detto. Si può solo tentare di riempire questo spazio. Un amico mi scrive: “Il fatto è che tu vuoi fare del Salento una nuova California, quando la “California” non c’è più neanche in California”.

E poi, dico io, ogni cosa è talmente intersecata con le altre che per scinderle bisognerebbe amarle di più! Ed io (come tanti) non sono sicuro di esserne capace.

 

“Nuove Opinioni” – Dicembre 1980

Alfredo De Giuseppe

 

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