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2020-10 "A Tricase si vince al centro" - 39° Parallelo

Cronistoria delle elezioni amministrative che hanno portato De Donno alla vittoria

Riavvolgiamo il nastro. È il 23 giugno 2020: la giunta Chiuri, già traballante da mesi, viene messa in minoranza dal Consiglio Comunale di Tricase. Il sindaco Carlo Chiuri non sembra farsene un problema: da almeno un anno ha deciso di tentare la scalata alla Regione, con una candidatura che dovrebbe raccogliere il consenso del Basso Salento. Il centro destra si sfalda, non sa che fare, il Sindaco pare concentrato solo sulla sua eventuale carriera politica, non esiste un movimento, un partito in tutto il territorio comunale. Neanche un leaderino a cui rivolgersi per tentare una nuova avventura. Si ipotizzano vari nomi ma alla fine si opta per Donato Carbone, che in realtà parla come un tecnico europeista alla Prodi. Nessuno l’ha mai conosciuto come politico, né tantomeno sentito coinvolgersi con la Meloni o lanciare un’invettiva contro gli immigrati. Insomma un candidato inappropriato alla destra. Questa l’eredità che Chiuri lascia alla sua stessa coalizione.

Nel centrosinistra, da sempre terra di antagonismi personali più che progettuali, si corre ai ripari.

Nessuno si aspettava la repentina caduta di Chiuri, tutti stavano lavorando ai posizionamenti interni in vista delle Regionali. Il tempo stringe, comincia la lotteria dei nomi papabili, dei soliti noti e dei soliti ignoti. Il PD e il suo giovane segretario Gianluigi Forte si mettono al centro del dibattito e tentano di portare i destini della sinistra verso lidi inesplorati. In un incontro del PD presso l’Acait in data 24 giugno c’è un vero e proprio litigio tra Carmine Zocco, pretendente al soglio pontificio dopo anni di onesta carriera politica, e Fernando Dell’Abate, sconfitto nella precedente tornata elettorale nel duello con Chiuri, ma ancora deciso a misurarsi all’interno di una situazione completamente mutata. Il segretario del PD tricasino, con l’appoggio di quasi tutta l’assemblea, decide che è arrivato il momento di uscire dalla storica competizione Zocco-Dell’Abate e lancia due proposte: un tavolo più ampio da allargare ad altre componenti del centro sinistra e in ultima analisi, in caso di dissensi persistenti, riservare alla stessa segreteria la scelta finale del candidato sindaco. Carmine Zocco di fronte a questa prospettiva, senza ulteriori indugi, informa che lui è comunque il candidato di una serie di associazioni cittadine e quindi non aspetta nessuna decisione del suo storico partito. Zocco inizia un suo personale percorso che sfocerà nel “Cantiere Civico” con l’inserimento di alcuni vecchi amministratori dell’epoca Coppola e di alcuni giovani per lo più vicini al mondo associativo “leggero”, tipo “Tricasèmia” che si era occupata per lo più di eventi musicali.

L’11 luglio, sulla prima pagina del Volantino, il settimanale cittadino di Tricase, il direttore Alessandro Distante dichiara la propria disponibilità ad una candidatura che possa unire il centrosinistra su un unico livello di “bene comune” e intorno ad una persona al di sopra delle ultime diatribe politiche.

Il 24 luglio il PD indice una riunione in Contrada Madonna di Fatima durante la quale per la prima volta viene esplicitata in modo chiaro la candidatura di Antonio De Donno che ha ricevuto l’imprimatur di Ernesto Abaterusso di LeU (nel frattempo diventato Senso Civico come lista per le regionali), escludendo quindi di fatto Nunzio Dell’Abate che pure era stato il più attivo oppositore di Chiuri e attivissimo assessore della giunta provinciale.

A questo punto Giovanni Carità, tesserato e presidente dimissionario dell’Assemblea PD, dichiara apertamente che non intende aprire tavoli di trattativa con personaggi che non siano i componenti stessi del partito cittadino.  Apre alla possibilità di un suo accordo con il M5S, che a sua volta aveva cercato di convincere Anna Laura Remigi di Specchia a candidarsi come Sindaco di Tricase, essendo la consigliera uscente Francesca Sodero candidata con Laricchia alle Regionali. Inoltre Carità conta su altre due liste civiche e opta quindi per una sua autonoma candidatura.

Mentre Alessandro Distante decide che non vi sono più le condizioni per mantenere aperta la sua disponibilità e quella del movimento da lui creato (“Città in Comune”), il PD di Tricase propone quale candidato lo stesso giovane segretario, Gianluigi Forte, per dare un vero segnale di discontinuità con il passato, unendo il centro sinistra su un nome nuovo.

Domenica 26 luglio viene convocata presso un ufficio in via Apulia (il PD non ha una sede stabile) una riunione decisiva a cui partecipano i due possibili candidati, Forte e De Donno, il Presidente del Consiglio, Dario Martina, il segretario provinciale del PD, Ippazio Antonio Morciano, il Presidente della provincia, Stefano Minerva e il responsabile regionale di LeU, Ernesto Abaterusso. Dopo una lunga discussione, Forte rimane isolato, mentre il nome di De Donno risulta più consono e vincente dentro una logica di voto trasversale. (Quest’incontro sarà fonte di numerose polemiche durante tutte le fasi della campagna elettorale, vissuta dai concorrenti come intromissione di elementi esterni alle vicende di Tricase).

Il 20 agosto vengono finalmente presentate le liste: De Donno arriva con 4, Zocco con 3, Carità con 3 e Carbone con 2. Le destre si sono mischiate dentro le liste della sinistra e quindi il dibattito, la qualità delle proposte risulta necessariamente molto vaga: nessuno si deve sentire offeso. I temi nazionali non vengono mai toccati, capire l’orientamento vero sulle questioni di fondo è quasi impossibile. La campagna elettorale si svolge secondo i canoni consueti, con tanti comizi rionali durante i quali ogni piazza, ogni rione diventa perno di grandi promesse future, di grandi infrastrutture e di importanti decentramenti (con il sovrappiù dei prossimi finanziamenti europei). La sovrapposizione con le elezioni regionali non favorisce i temi locali e anzi tende spesso a confondere i due livelli, con interventi leggermente fuori tono di molti candidati regionali.

Al voto del 20 e 21 settembre arriva primo De Donno con 3430 voti, Zocco secondo con 3340, Carità terzo con 2141 e Carbone quarto con 1777 voti. L’analisi numerica si può così riassumere: Carbone era il più debole in partenza; su Carità, vera sorpresa della competizione, ha pesato il crollo dei Cinque Stelle (solo 313 voti); Zocco è andato meglio del previsto, prendendo 53 voti oltre le sue liste; De Donno con le sue quattro liste ha preso meno voti del previsto (330 preferenze in meno rispetto alle liste).

Si va comunque al ballottaggio fra De Donno e Zocco. La lotta è serrata, si tentano avvicinamenti con altre liste, ma nessuno parla di apparentamenti ufficiali: ognuno cercherà di vincere con le proprie forze. Come ad ogni ballottaggio, quando si rimane uno contro uno, comincia a serpeggiare un certo nervosismo che porta a colpi bassi e a inutili dicerie. Arriva il duello finale: si vota il 4 e 5 ottobre. Tricase risponde di nuovo alla chiamata, si reca alle urne il 54% degli aventi diritto al voto. Vince Antonio De Donno con 4.471 voti (il 52.1%) contro i 4.117 di Carmine Zocco pari al 47.9%.

Il nuovo Sindaco di Tricase è un ex democristiano, presidente delle ACLI, che ha vinto da democristiano, unendo cioè forze di destra e di sinistra, come del resto si fa ormai a tutti i livelli. È riuscito a tenere lontane le sirene estremiste, esattamente come faceva la DC dei tempi d’oro. Però è anche un uomo delle Istituzioni nel senso che conosce i meccanismi della vita amministrativa e sa gestire gli uomini con una certa fermezza unita a bonomia e pazienza. Ha vinto contro un concorrente che è apparso per lunghi tratti della campagna elettorale come il frutto della sinistra veltroniana, un po’ salottiera, un po’ sofisticata, quella che ha difficoltà a parlare alle nuove classi di emarginati. Quella che a Tricase all'inizio degli anni 2000 aveva trovato in Coppola il suo più efficace esemplare. Per assurdo De Donno è apparso più popolare, più legato alle dinamiche del fare, alla concretezza del futuro. Certo avrà da gestire un Consiglio Comunale alquanto eterogeneo, ma intanto l’operazione di portare i partiti della sinistra al governo della città è pienamente riuscita. Sempre meglio di una giunta fittiana, filo-leghista e lontana da ogni sinergia nazionale, regionale e provinciale.  

39° Parallelo, ottobre 2020

Alfredo De Giuseppe

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