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130 - Il futuro inizia con i disastri - 2020-07-25

Ho l’impressione, a volte, che il futuro inizi con i disastri. Così è stato dopo le guerre più sanguinose, dopo le bombe più distruttive, dopo gli incidenti più imprevedibili, dopo gli attentati più clamorosi. Così oggi il futuro che si intravede è quello che emerge dopo una pandemia. Alcune cose sono già in essere, alcune si intuiscono per conseguenza, altre si ipotizzano per logica.

Nonostante i tentativi che faremo per evitarlo, saremo sempre più distanziati. L’uomo in futuro vivrà sempre più in sinergia con il suo oggetto di connessione, chiamalo telefono o computer, sempre meno in contatto fisico con i suoi simili. È dimostrato che gli eventi sportivi (e pure le sfilate di moda!) possono reggere anche senza pubblico, perché il pubblico via web è assolutamente superiore alla capienza di qualsiasi stadio: le partite si giocheranno senza pubblico, con meno problemi di ordine pubblico, di salute, sotto l’egida della sicurezza totale. Allo stesso modo la musica si usufruirà attraverso il web. Vi immaginate ancora un ragazzo che entra in un negozio e chiede un disco? I concerti musicali non saranno più possibili: un contatto umano troppo elettrizzante, e quindi tutti a casa con le cuffie, meno problemi di ordine pubblico, di salute, sotto l’egida della sicurezza totale.

Un mondo diverso che alla lunga implicherà trasformazioni antropologiche e sociali di enorme rilevanza. Quella parola oggi così di moda, lo smart-working, diventerà il vero, unico lavoro di milioni di persone. Chiuse in case, da sole, di fronte al PC a digitare per ore e ore cose di qualsiasi tipo, collegate attraverso una telecamera che a sua volta controlla anche quanti minuti ci si impiega per i bisogni corporali (e verranno fuori statistiche esatte da utilizzare sui futuribili modelli standard dei robot umanizzati). La scuola farà una riflessione di qualche anno, ma alla fine ridurrà moltissimo la frequentazione in classe e aumenterà la didattica a distanza. Previsto un notevole risparmio sull’edilizia scolastica e il sistema in genere, con meno problemi di ordine pubblico, di salute, sotto l’egida della sicurezza totale.

Anche la spesa al supermercato subirà sostanziali modifiche comportamentali. Fra poco la spesa sarà ordinata solo on-line e trasportata a casa (per ora da ragazzi sottopagati, domani da mini robot). Molti negozi non avranno più senso, per il semplice fatto che attraverso un App potrai scegliere migliaia di prodotti, molti di più di quanti ne possa contenere il supermercato sotto casa. La spesa dei prodotti freschi e deperibili sarà l’ultima a modificarsi, ma stiamo studiando anche in quel campo.

Il nostro rapporto con la pubblica amministrazione è destinato a modificarsi radicalmente.  Come è già successo con Enel e Telecom non sarà più possibile recarsi in nessun ufficio, compreso quello postale, perché si farà tutto on-line. Qualsiasi documento, qualsiasi pratica può essere svolta senza l’intermediazione del front-man. Il documento d’identità, la concessione edilizia, il pagamento di un qualsiasi tributo sarà effettuato senza recarsi in ufficio. I Comuni, non avendo più sportelli aperti al pubblico, potranno esternalizzare tutti i loro servizi, non avranno più dipendenti diretti. E tutti saranno contenti del risparmio.

Le telecamere ovunque, collegate in rete mondiale, in nome di un controllo globale. Le case saranno più sicure: i ladri non ruberanno più, sarebbero comunque intercettati, il vero furto (sempre in aggiornamento) avverrà attraverso il web.

L’auto infine sarà la misura di tutte le cose. Non guideremo più, ma sarà il computer inserito nella macchina a guidare, sorpassare, andare piano e veloce, rispettare i limiti di velocità, utilizzare energie rinnovabili, controllare i consumi, i tragitti e le manovre più difficoltose. Probabilmente le stesse strade avranno un sistema magnetico per ricaricare le batterie mentre le auto sono in movimento. Meno code e pochi problemi di ordine pubblico, di salute, sotto l’egida della sicurezza totale. I treni saranno superveloci e supercostosi, e ognuno avrà il suo piccolo scompartimento, senza possibilità di sentire le telefonate dell’altro o di assorbire i microbi del vicino. La ionizzazione dell’ambiente sarà la regola fondamentale dei trasporti pubblici.

Sul sesso ho dei dubbi ma ritengo che i contatti facili saranno sempre più complicati. Sarà sempre più virtuale e quindi sempre più distanziato. Gli uomini e le donne si guarderanno con una certa diffidenza, anche perché avranno poche possibilità di incontro, non potranno sbagliare una parola, uno sguardo o un punto esclamativo senza essere additati al pubblico ludibrio. Stare lontani, avere meno impulsi sessuali sarà la regola: fa meno male. 

La vita su questo pianeta fra 50 anni, abitato da oltre 12 miliardi di persone, in attesa della colonizzazione di Marte, sarà basata sulla paura dell’altro, portatore di malattie, di epidemie sempre più violente, di ipotetiche turbolente innovazioni, di  rivendicazioni geo-politiche sempre più aggressive. Chiusi in sé stessi per non morire di paura ad ogni piè sospinto. La docilità delle masse sarà un imperativo democratico.

Sulla morte però è già tutto previsto. Un semplice apparecchietto da polso avvertirà i familiari e soprattutto i social che la vita sta per finire. Intervento generalizzato di invio al cimitero, senza contatto alcuno, con rigide procedure di legge. Asciugarsi le lacrime con le mani sarà vietatissimo, abbracciare un congiunto quasi impossibile, si potrà fotografare il defunto a distanza con il telefono e il suo portentoso zoom. Si morirà, di sicuro, nella massima sicurezza.

Nel frattempo consiglieri regionali, provinciali e comunali, coinvolti nelle battaglie elettorali, stanno animatamente discutendo di quisquiglie infinitesimali, mentre il futuro incombe dietro ogni computer, mentre il mondo sta prendendo definitivamente un’altra strada. Loro procedono nel loro andamento perpetuo, come se nulla stesse per cambiare, continuando a subire i processi evolutivi piuttosto che guidarli. Per un pugno di voti, il futuro può attendere... È quasi un pensiero consolatorio.

La mia colonna - il Volantino, 25 luglio 2020

Alfredo De Giuseppe

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