104 - Dal 1969 al 2019, insieme ai populisti - 2019-12-28

50 anni fa, mezzo secolo, un’eternità, di cose, fatti e idee. Non c’erano i telefonini, non c’era internet, neanche la tv a colori e i cinema erano pieni tutte le sere. Con il 1969 finivano gli anni ‘60, i mitici anni del boom economico, della nuova industrializzazione di massa. Prima di finire, quell’anno si mise d’impegno a farsi ricordare: l’uomo mettendo piede sulla luna si scopriva quasi onnipotente, portava a compimento una fase scientifica con la più fantastica delle avventure. Si apriva la possibilità di accarezzare l’infinito, di sporgersi oltre ogni possibile, immaginabile orizzonte. L’uomo si scopriva immenso, proprio come specie animale, nella sua globalità. Finiva l’era delle credenze fantastiche e iniziava quella della scienza applicata alla quotidianità. Da lì partiranno i micro-computer, il cibo liofilizzato e perfino le piccole telecamere. E poi i telefoni e tutto quel mondo di oggi.

Al contempo in quell’anno era finita l’ingenuità di molti popoli, l’italiano soprattutto. Nel dicembre del 1969 con la strage di Piazza Fontana a Milano iniziò la fase storica definita della “strategia delle tensione”. Da chi fu pensata, organizzata, eseguita? Da nostalgici fascisti mai arresi, da apparati dello Stato infiltrati da funzionari ereditati dal Ventennio, da politici teleguidati dagli USA, pronti a tutto pur di mantenere intatta la loro influenza sull’Italia (e il Mediterraneo) dopo la seconda guerra mondiale. Così Montanelli nel suo “Storia d’Italia”: “La strage della banca dell’Agricoltura, oltre ad essere uno spartiacque nella vita italiana, con i suoi sedici morti e i suoi molti feriti fu – perché diede l’avvio a questi gesti di cieca ferocia, e perché le indagini ebbero un andamento zig-zagante, e grossolanamente contraddittorio – una sorta di freccia avvelenata nel corpo della nostra società. Dei tossici che entrarono in circolo e di cui il Paese non riuscì più a liberarsi. Essi attizzarono tutte le polemiche, consentirono tutte le recriminazioni, alimentarono la mala pianta del terrorismo di destra e di sinistra”.

Oggi, annoto alcuni fatti del solo mese di dicembre 2019 che dimostrano come in mezzo secolo, in questa eternità di tempo, quegli elementi di tossicità sono ancora qui, mentre il mondo convive con la nuova tecnologia, non cambia quel brodo di ferocia, arroganza e demagogia.

Il 14 dicembre una madre nigeriana, residente a Sondrio, porta la sua bambina in ospedale con problemi respiratori. Muore poco dopo, già in pronto Soccorso. La madre si dispera, piange la sua bambina di appena cinque mesi, forse urla il suo dolore. Le altre persone sedute in sala d’attesa cominciano a spazientirsi fino a dirle di smettere e di tornarsene al suo Paese. Il web rincara la dose: l’insulto meno grave è “tanto ne sfornate uno all’anno”. Italiani brava gente, forse un po’ razzisti.

Il 18 dicembre Donald Trump viene messo ufficialmente sotto accusa dalla Camera dei Deputati per aver chiesto ad un capo di stato straniero di incriminare il figlio di un suo probabile avversario politico, in cambio di aiuti economici e vari. Non so se sarà mai davvero destituito questo Presidente che governa attraverso twitt, con sistemi da presentatore di programmi a quiz, ma certamente denota il decadimento universale della rappresentanza politica.

Il 19 dicembre il procuratore Nicola Gratteri riesce a smantellare un sistema di cosche in provincia di Vibo Valentia, arrestando in una notte ben 330 persone. Fra di loro deputati nazionali e regionali, sindaci, consiglieri, carabinieri, avvocati, funzionari di vario livello, imprenditori, oltre naturalmente alla solita manovalanza. Lo Stato ancora in lotta con sé stesso, con la mafia dentro ogni apparato.

Il 21 dicembre la Lega Nord si sdoppia e lancia il nuovo partito “La Lega con Salvini Premier”, il primo partito che nel simbolo indica anche che cosa vuol fare il suo Capo. Intanto Bossi, presente al Congresso dice: “Aiutiamo i meridionali a casa loro, altrimenti straripano e vengono tutti al Nord (come è successo con gli Africani)” . Queste sono le vere idee portanti di quel movimento, fatto di ignoranti, sbruffoni e razzisti. Da sempre.

Le aspettative di 50 anni fa in parte sono andate deluse. In quel momento sono state sottovalutate molte cose, come la crescita demografica, l’inquinamento e il mercato selvaggio. Abbiamo ancora 50 anni per riprovarci? Io, nonostante tutto, sono fiducioso e penso di si, a due sole condizioni: liberarci al più presto dei populisti che promettono tutto al loro popolo (e niente agli altri) e che lo stesso popolo studi la storia, amando il mondo che lo circonda.

 

Il Volantino online, 28 Dicembre 2019

Alfredo De Giuseppe

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