2011-03 "Cartolina dall'Italia 3" - Il Volantino

Qui Tricase, Italia, 2011. Ho voluto, con curiosità fare due indagini negli uffici competenti per capire alcune cose riguardanti i disoccupati, i dati che ci propongono e la realtà. Oggi, ultimi giorni di febbraio, i residenti nella nostra amata cittadina sono esattamente 17.780, divisi fra 9.110 donne e 8.457 uomini. In questo numero sono compresi 194 stranieri. I ragazzi inferiori a 16 anni sono complessivamente 2.866, mentre le persone superiori a 65 anni sono 3.300. Verosimilmente la popolazione attiva complessiva è pari a 11.614 unità.

Di questa popolazione virtualmente attiva risulta essere disoccupata il 37,64%, pari a 4.372 persone, dato che ci porta ben al di là delle statistiche nazionali o regionali (circa il 18%). La differenza è tutta in un trucchetto: a livello ISTAT vengono considerati disoccupati solo coloro che rinnovano ogni anno un documento che si chiama DID (Dichiarazione Immediata Disponibilità), mentre la mia statistica si basa, come dovrebbe essere, sulla globalità degli iscritti a quello che una volta si chiamava Ufficio di Collocamento. Inoltre a questo già elevato numero di disoccupati bisogna aggiungere i cassaintegrati e i lavoratori in mobilità straordinaria (ho escluso gli ordinari) che sono complessivamente 431. Poi dovremmo aggiungere i disoccupati dormienti i gli studenti, coloro che non cercano occupazione e non sono iscritti ad alcun elenco, un numero forfettario basato su una prudenziale statistica nazionale potrebbe darci una percentuale pari al 5% della popolazione attiva(pari a 580 unità). Insomma alla fine di tutti questi dati risulta che la disoccupazione nel  Comune di Tricase colpisce complessivamente 5.383 cittadini, e cioè il 46,34% della popolazione attiva. Un numero che fa impressione.

Tralascio tutta la polemica sulle rilevazioni che ci propinano in Tv ogni sera, basati sulla tenuta del nostro tessuto occupazionale e passo a noi. Se il nostro Comune è il paradigma del Sud, si capisce come sia difficile uscire da questa situazione senza alcune condizioni di base che mancano in Italia fin dalla sua Unità. Non volendo scrivere qui un trattato socio-economico, tento di riepilogare alcune componenti fondamentali per lo sviluppo che latitano a vari livelli, istituzionali, politici, e culturali:

  1. La corruzione, le mafie del sud, le clientele della classe politica con il sovrappiù di una giustizia lenta e discordante scoraggiano qualsiasi investimento straniero;
  2. I Comuni del Sud, esattamente come Tricase, non sono dotati di strumenti urbanistici idonei ad uno sviluppo armonico e sostenibile del territorio, per cui perdono le loro peculiarità, la loro bellezza e anche le possibili occupazioni di lunga durata;
  3. La classe politica, anche comunale, è selezionata su criteri e leggi elettorali alquanto discutibili, che non favoriscono il ricambio e soprattutto le capacità, con conseguente difficoltà ad attivare strumenti innovativi;
  4. La scuola e l’Università sono state lentamente abbandonate verso un declino sostanziale, che non produce il piacere dello studio e neanche un serio dibattito sociologico;
  5. I Comuni di medie dimensioni dovrebbero inventarsi continuamente una propria specificità, con innovazione e fantasia; invece si inseguono modelli sempre vecchi e inutili (abbiamo fatto la zona industriale quando non c’erano più industrie e una strada devastante  come la 275 senza capire che lo sviluppo futuro va in un’altra direzione).
  6. La popolazione mediamente è molto disinformata e non ama farsi informare correttamente, per pigrizia e retaggio storico, per cui ad ogni elezione non sceglie con raziocinio ma mette una croce su un simbolo come fosse un atto di fede.

La disoccupazione non si risolve con una nuova piccola industria o con un nuovo supermercato: c’è speranza solo se cambiamo la nostra sciroccata tendenza all’ineluttabilità.

Il Volantino – Marzo 2011

Alfredo De Giuseppe

 

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