2010-06 "Un popolo senza memoria" - 39° Parallelo

Certo, siamo un popolo dalla schiena dritta, ci informiamo, non ci facciamo condizionare dal politico demagogo, amiamo la verità e abbiamo un’alta concezione dell’etica pubblica. Cerchiamo giustizia, amiamo la stampa libera, ma soprattutto abbiamo un grande senso della Storia, non dimentichiamo gli errori del passato e ne facciamo sempre tesoro. Oppure no?

Qualche giorno fa, leggendo le cronache italiane sulle elezioni olandesi c’era da stupirsi: veleggiava una certa preoccupazione per la vittoria del partito xenofobo e anti-islam di Gert Wilders. Questo partito, la cui sigla è Partito della Libertà, ha raddoppiato i voti, inseguendo le paure della popolazione più povera, già provata dalla crisi economica. In Italia, invece, nessuno si preoccupa quando vince il Popolo della Libertà di Berlusconi, che intanto è un partito padronale e che ama una forma autoritaria di Stato senza contrappesi al suo strapotere. E ancor meno ci si preoccupa quando vince la Lega di Bossi, molti fingono di dimenticare che questo è un partito che basa il proprio consenso su l’odio razziale e l’ipotesi di un’ideale Stato del Nord che abbia la propria ricchezza come valore assoluto. La saldatura fra populismo e razzismo sta generando un impazzimento della vita sociale italiana, che potrebbe portare a conseguenze gravi nei prossimi decenni: confusione istituzionale con un costoso federalismo di facciata; una casta di politici sempre più intoccabile; una sublimazione dei conflitti d’interesse con intrecci paramafiosi in ogni settore; difficoltà di evoluzione sociale specie per le fasce più deboli e per i più giovani. Il tutto nella più totale indifferenza dell’opinione pubblica. Un popolo che si è messo nelle mani di un Berlusconi, imprenditore per modo di dire poiché da sempre sotto copertura del ceto politico, e di un Bossi che diplomatosi per corrispondenza alla Scuola Radio Elettra, ha finto per dieci anni di essere uno studente in medicina. Del resto, qualcuno obietta, anche Hitler era un imbianchino: per essere accettato e votato dalle masse non è necessario aver letto molti libri. Ma chi fra i politici ha detto le parole più chiare sul sistema berlusconiano? Proprio il nostro caro Bossi: tanto per non dimenticare, finché un piccolo giornale di provincia può liberamente trascrivere almeno i discorsi altrui, riporto integralmente quanto detto dal leader leghista alla Camera dei Deputati il 21 Dicembre del 1994, al momento della crisi del primo governo Berlusconi:

La Lega considera conclusa negativamente l’esperienza di questo governo, che come fosse un suo feudo personale, l’on. Berlusconi ha presieduto dal 16 maggio ad oggi. Qualcuno potrebbe affermare,in polemica con il dissenso della Lega,che in sette mesi è difficile riedificare uno Stato italiano completamente nuovo e quindi quelle strutture politiche, economiche e sociali distrutte dal passato partitocratico. Tuttavia,quando la Lega accettò di far parte della coalizione per garantire la governabilità,i patti che l’onorevole Berlusconi sottoscrisse furono molto chiari. La lega decise di aderire al governo Berlusconi superando le legittime resistenze di molti suoi elettori e della totalità dei suoi militanti verso l’inquinante contiguità con la frangia fascista missina. Noi abbiamo accettato di far parte di questa coalizione unicamente per il senso del dovere che abbiamo nei confronti del popolo italiano e dei nostri elettori,che esigono governabilità. Quindi questo è stato fin dall’inizio un governo di numeri,la cui esistenza era subordinata solo e soltanto all’assoluto rispetto dei patti. E la Lega aveva posto sul tavolo gli itinerari programmatici che il governo avrebbe dovuto seguire, sottolineando il ruolo di coscienza critica della coalizione per il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. I patti richiedevano l’immediata approvazione di una legge antitrust che eliminasse il monopolio della Fininvest e che favorisse il rinnovo strutturale della Rai-tv restituendo  ai  media la loro libera e democratica funzione per informare imparzialmente ed obbiettivamente l’opinione pubblica. I patti richiedevano la netta separazione fra gli interessi personali dal Capo del governo e la sua funzione di altissimo pubblico ufficiale. Questo non è e non sarà mai più, onorevole Berlusconi e onorevole Fini, la camera dei fasci e delle corporazioni! (i deputati del gruppo della Lega nord si levano in piedi e gridano: “Bossi! Bossi!”) Onorevole presidente Berlusconi, mi consenta di ricordare che lo Stato non è lei! E dopo di lei non c’è il diluvio! L’Italia, colleghi, è una Repubblica Democratica, in cui il parlamento elegge e fa cadere i governi, valutando i meriti e i demeriti di chi preside o fa parte del governo: il tradimento è solo di chi, ad un paese disperatamente alla ricerca di un patto costituente, contrappone voglia di potere e minacce di tumuli! La Lega, onorevole presidente, una responsabilità ce l’ha (io ho una responsabilità):quella di far finire oggi finalmente la Prima Repubblica! (i deputati del gruppo della Lega Nord gridano: “Bossi! Bossi!”. Deputati del gruppo di Forza Italia espongono uno striscione recante la scritta “Ladri di Voti”. I deputati del gruppo di Alleanza Nazionale-Msi gridano “Ladro”).La lega,onorevole presidente, le toglie la fiducia!"

Così parlava Bossi nel 1994 e ancor peggio sui giornali negli anni successivi. Oggi ha un’alleanza di ferro con il PDL e convive nella peggiore partitocrazia immaginabile. Anche grazie a lui ci ritroviamo un popolo diviso e impaurito, che nel momento della globalizzazione vagheggia una nuova autarchia culturale e politica, seguendo gli impulsi televisivi e piduisti del suo padrone. Un paese fra i più belli che si potessero immaginare ma senza amore di sé, senza la voglia di rinnovarsi nel rispetto liberale, senza ideali di vera uguaglianza sociale, ha bisogno di qualcuno che ricordi, che scriva, che non dimentichi, che faccia sperare in qualcosa di diverso.

39° Parallelo - Giugno 2010

Alfredo De Giuseppe

 

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