2017-04-18 "De Giuseppe, testimone di un tempo insonne", di Francesco Greco - GDP

Il coraggio è la discriminante che distingue l’uomo comune, privo di sogni e di utopie, dal valoroso, che al contrario coltiva una personale visione del mondo e vorrebbe portarla oltre se stesso.

C’è un profondo scarto semantico fra l’accademico e l’intellettuale. Il primo rumina il sapere codificato, spesso rendendolo innocuo. Il secondo invece possiede un istinto felino, nobiltà d’animo, nitore dello sguardo, il senso dello stare al mondo e dell’appartenenza a esso, una mission che si è dato e che lo rende unico, in continua lotta per l’affermazione della propria weltanshauung, fermamente convinto di influenzare il pensiero del tempo che gli è toccato in sorte.

Tutto questo mutuato, magari inconsciamente, dal codice dei Cavalieri del Medioevo: il cuore oltre l’ostacolo, il senso della responsabilità verso noi stessi, gli altri, il mondo, l’Universo.

Alfredo De Giuseppe (primo a sinistra nella foto di Cosimo Cortese) in “Anni di getto” (2006-2016), Giorgiani Editore, Castiglione di Andrano, 2017, pp. 309, euro 12, è un coraggioso, un intellettuale nell’etimo pieno della parola: pratica l’aristocrazia del pensiero, l’eleganza dello spirito.

Ha il senso della Storia, sa di doversi aprire un varco attraverso il tempo, di dover mettere in  discussione e destrutturare lo status quo. Dal cuore del Mediterraneo, dal “particulare” all’universale in una rarefatta osmosi, in questo zibaldone sospeso fra enciclopedye e bestiario, riflette col senso del tragico e dell’ethos del filosofi greci.

Testimone di un tempo aspro e insonne, lo scrittore propone la commedia umana di questi ultimi dieci anni in cui tutto è stato relativizzato e nebulizzato e i muri ci sono franati addosso: antiche divinità sono andate in frantumi, quelle che le hanno sostituite ci fanno insicuri, ci convincono di esistere perché abbiamo un account e un profilo social, ma ci negano la serenità, tant’è che a disagio nella modernità guardiamo al passato.

“Scritti corsari” pregni di un furore escatologico, in alcuni passaggi li leggiamo storditi, quasi con fastidio: vorremmo girarci dall’altra parte, darci un alibi qualunque, abitare un altrove metafisico, migrare nell’isola che non c’è. La dignità che ci siamo dati ce lo impedisce. I bambini ci guardano.   

Il libro è stato presentato a Palazzo Gallone davanti a una platea attenta e numerosa. In collaborazione con la libreria “Marescritto” di Isabella e Maria Antonietta Litti, le riviste “39° Parallelo” e “Il Volantino”, Giorgiani Editore. Interventi di Mary Cortese (Associazione Progetto Diritti Onlus, Roma), Alessandro Distante, direttore de “Il Volantino”, Tricase, Ippazio Martella, direttore di “39° Parallelo” (Tiggiano), Andrea Antonio Marra (FB “Sei di Tricase se…”), Ferrara e Francesco Greco.

Francesco Greco

 

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