2009-02-21 ''Riflessioni'', di Silvana Alcaino - il Volantino

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Mi sono chiesta, prima di scrivere, se avevano un senso pubblico, cioè se fossero degne di essere comunicate queste mie riflessioni dovute ad un incontro culturale: la presentazione del nuovo libro di Alfredo De Giuseppe. "Spesso un paese", nel quale egli racconta non una persona, ma una maniera di vivere la “piazza della città" o il "caffè" che in essa viene servito. Ha determinato la decisione la lettura di alcune pagine del libro di un altro amico il Prof. Mario Signore "Lo sguardo della responsabilità", perché mi ha svelato teorizzandole le emozioni che la serata ha suscitato in me.

La Biblioteca Comunale era di nuovo, come tante altre volte il luogo dell’incontro, dell’amicizia vissuta, in una serata domenicale non per "mangiare", né per "danzare", ma per parlare e riflettere su noi, su ciò che uno di noi riesce a comunicare e a raccontare agli altri. Ma contrariamente a quanto avveniva ai miei tempi, la ripartizione tra pubblico e relatori, cioè coloro che presentavano, il libro, lo avevano pubblicato, o introducevano la serata con note di chitarra. 0 leggevano un passo dello stesso, avveniva tra noi: alcuni dietro la "cattedra", altri pubblico. È qui la fonte del mio riflettere.

La serata è stata bella: i relatori, ciascuno ha portato e manifestato l’esperienza umana, culturale e politica che questa piccola città ha saputo alimentare nei suoi figli. Essa sicuramente trae origine dall’altra maniera di vivere queste serate, appunto quella dei miei tempi, quando i personaggi di turno “padre Davide Turoldo, don Italo Mancini, don Ernesto Balducci. ecc." erano i relatori. Anche allora la partecipazione era grande e si respirava lo stesso clima di amicizia, ma il dissertare era sui grandi sistemi, anche se non mancava il dialogo e l’arricchimento. Era il generale che visitava il particolare.

Poi e arrivato il tempo del silenzio. Per quale motivo? Eravamo stanchi di riflettere su problemi che non ci appartenevano? Ci siamo reso conto che il nostro mondo era vecchio e in dissoluzione? Non c’era il ricambio generazionale?

Ecco Alfredo, la sua maniera nuova di amare la città, i suoi lavori: i libri, il cinema, il supermercato, le riunioni nelle quali i relatori siamo noi stessi, sono "i tempi nuovi", ci dicono che il passato pregna l`oggi e il silenzio di anni, considerato da molti di noi, me compresa, un periodo di involuzione, è stato solo un periodo di riflessione e di ricerca di noi stessi, di riconoscimento delle nostre possibilità, di presa di coscienza che la città possiede una sua cultura diffusa e diversificata, che "l'universale senza il quesito non ha alcuna realtà, il quesito senza l’universale non ha alcun essere.  La ricerca della pienezza vivente all’interno della città: questa è la proposta che ci preme. Una città che si sostanzia della ricchezza dei singoli, che si sostiene attraverso il pluralismo della singolarità (anche quelle marginali raccontate da Alfredo) e si cimenta con il sentimento delI`an1icizia non solo con quello della giustizia non può che essere concepita come un tutto composito, come un intero. D’altro canto solo nella realtà della città l’uomo ha la possibilità di realizzarsi come uomo intero" (Mario Signore). È per noi l’alba di tempi nuovi quelli che ci augurava Don Tonino lasciandoci, in cui avremmo trovato capacità di inventarci, la gioia di prendere il largo, il fremito di speranze nuove". Questo è il senso che la serata ha avuto per me.

il Volantino – 21 Dicembre 2009

Silvana Alcaino

 

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