050 - I vitalizi e la ricchezza - 2018-07-07

Volutamente non mi sono mai occupato dei vitalizi dei parlamentari italiani. Li ho da sempre considerati una porcheria, una delle tante forzature italiane perpetuate nel tempo. Poi è diventata il segno di una battaglia politica, ora è l’arma più usata per sostenere la “diversità” del nuovo governo e quindi va seriamente presa in considerazione.

Intanto dalla comunicazione andrebbe eliminata la parola “cancellazione” dei vitalizi, in quanto saranno eventualmente rivisti sulla base contributiva e non eliminati per decreto. Il risparmio di tale operazione è alquanto incerto e ancora da ricalcolare sulla base di nuovi coefficienti. Certamente qualcuno degli ex-parlamentari prenderà un assegno inferiore ma non è scontato che in generale l’operazione porti grandi risparmi. Inoltre riguarda solo i vecchi parlamentari, in quanto dal 2012 i vitalizi sono stati già aboliti (avranno la pensione a 65 anni sulla base di quanto versato). Messa così è evidente la forzatura mediatica, utile solo ad accontentare una certa sete di giustizia tanto al chilo e a dimostrare che finalmente è arrivato il momento della giustizia sociale e dell’uguaglianza generalizzata.

Però sono d’accordo. Io, che rappresento milioni di italiani non garantiti durante malattie e ferie, senza liquidazione di fine rapporto, e con una pensione da fame vera, sarei talmente d’accordo che mi piacerebbe che tale concetto fosse applicato a tante altre cose, a tanti altri privilegi.

In Italia, ad esempio sono in vita circa tre milioni di cittadini andati in pensione prima dei 60 anni di età, di cui oltre 500.000 noti come baby-pensionati (con soli 15 anni di contributi): sarebbe interessante prendere queste pensioni e ricalcolarle tutte sulla base contributiva e farsi ridare i soldi dai baby che hanno preso per decenni una pensione eticamente discutibile. Non sarebbe giusto? Per me sì, è lo stesso concetto dei vecchi parlamentari (circa 1.200 persone). In mezzo ci sarebbero militari di tutti i corpi, dipendenti delle Provincie e delle Regioni. Perché poi non adeguare le pensioni dei giudici, che se le sono equiparate a quelle dei parlamentari? Nessuno ne parla, eppure “la casta” dei giudici non è così esente da autodichia come potrebbe sembrare. Perché non rivedere le pensioni dei vecchi dipendenti statali, specie a livello dirigenziale, che hanno ricevuto trattamenti di favore in tutti i sensi, così come alcuni sindacalisti andati in pensione con mega buonuscite inspiegabili in termini contributivi o quelle dei medici che sono stati insieme pubblici e privati? E tutti quei boiardi di Stato, sempre dei raccomandati politici per posizioni strategiche, destinati quasi sempre a creare nuovi debiti in aziende già fortemente indebitate? Insomma ci sarebbe di che parlare, se davvero volessimo rivedere lo stato sociale che via via si è andato formando in questi ultimi decenni. Guarda caso tutti abbiamo dei diritti acquisiti che non vogliamo vengano toccati, tutti abbiamo voglia di toglier qualcosa all’altro, tutti avremmo rivendicazioni, tutti abbiamo sbagliato scelte, tutti potevamo essere come Bill Gates invece il fato ha voluto diversamente.

Mi piacerebbe sapere se il nuovo governo, definito gialloverde, al di là di una battaglia simbolica come quella dei vitalizi, ha intenzione di mettere in discussione la distribuzione della ricchezza in Italia, se davvero vuole ridiscutere privilegi e concessioni, abusi e ingiustizie. Se davvero il nuovo governo volesse rimaneggiare le condizioni umane, economiche e assistenziali di una società ingiusta, la rivoluzione vera sarebbe a portata di mano, diventerebbe palpabile, saremmo fuori dalla propaganda e vicini a soluzioni di lunga durata. Perché noi di questo avremmo bisogno: di una visione di lungo periodo che favorisca i giovani, la cultura, la nuova industria, un corretto welfare per tutti. A me sinceramente non sembra che questo governo abbia queste aspirazioni ma si arrabatti ancora in una perenne campagna elettorale, dove per vincere basta promettere la chiusura dei porti, di togliere un po’ di pensione a qualche vecchio parlamentare, di ridurre i vaccini, di dare il porto d’armi a tutti. Del resto la migliore Italia, quella dei giovani preparati, europeisti, pragmatici e poetici, in questo momento non è al governo: sta tentando di vivere senza preoccuparsi della politica, ignorando la propaganda e le storture. E questo è un grave errore.

La mia colonna - il Volantino, 7 luglio 2018

Alfredo De Giuseppe

 

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