2016-02-13 "Di Piano in Piano" - Il Volantino

Sul piano coste, sui circa nove chilometri del territorio del Comune di Tricase bagnato dal mare ci sarebbe tanto da dire su ogni singola voce, soprattutto perché ognuno di noi vedrebbe un bellissimo posto dove consentire e favorire la balneazione e un altro dove mantenere intatta la natura. Un po’ come  gli italiani che diventano tutti commissari tecnici della Nazionale quando iniziano i Mondiali e si innervosiscono per un nonnulla: siamo ancora a discutere se la nostra costa conta nove o dieci chilometri, se il mare è da chiamarsi Jonio o Adriatico, se il porto è balneabile o meno, se la rotonda è davvero tonda e se la piscina della Serra è naturale o artificiale. Ma questo sarebbe uno sport inutile per quanto grandemente praticato. Ritengo fra l’altro che gli estensori dei Piani ( e i loro ispiratori) non cambiano quasi mai idea e le varie “presentazioni al pubblico” o “progetti partecipati” sono delle bufale vendute al solo scopo populistico/elettorale. Così è stato finora, vedi Perimetrazione Parco (quasi folle)  e Riqualificazione Zona 167 (passata da Bronx a Lager).

Più interessante è invece capire la genesi complessiva di tale piano e in quale contesto si inserisce. La prima domanda sorge spontanea: si può affrontare un Piano coste senza aver ragionato prima e approvato dopo un piano complessivo della città e quindi il famigerato Piano Regolatore?  La risposta è ovvia: non si potrebbe però siamo abituati a ragionare all’incontrario e quindi  costruiamo prima il solaio e poi i muri portanti. Molte delle cose (notate, senza aggettivo) contenute nel Piano Coste presentato dal Prof. Ing. Emanuele Giaccari sarebbero inutili e sorpassate se ci fosse a monte una seria e pragmatica organizzazione del territorio. Faccio un solo esempio: nel Piano si parla più volte di parcheggi da ricavare lungo la litoranea con tutto quel che ne consegue (espropri, muretti da abbattere, cause e incidenti). Se ci fosse stato un Piano Regolatore Generale  (o PUG) forse si sarebbe potuto individuare a monte verso il centro di Tricase un grande parcheggio di scambio, dove costringere tutti i bagnanti a lasciare la loro auto per recarsi al mare con due navette che potrebbero diventare circolari ogni 5-10 minuti. Se si andasse oltre la solita progettazione di corto respiro o generata da impellenti incombenze burocratiche si potrebbe ad esempio immaginare di ridisegnare le strade per il Porto e per la Serra a senso unico (chiedendo alla defunta Provincia di accorparle al patrimonio comunale) e quindi lasciare un grandissimo spazio per pedoni e biciclette. Queste due opere avvicinerebbero il mare al paese, creerebbero un ampio spazio vitale e rilassante, liberebbero un bel tratto di costa dalle auto e dai loro gas. Sarebbero un grande esempio per gli altri Comuni, con probabile innesco in tutto il comprensorio di una serie di progettazioni virtuose. Ma ci vorrebbe un piano complessivo ben fatto, ben pensato, armonico e parsimonioso. Ma questo lo stiamo chiedendo dal 1960, e intanto tutto si lottizza, si edifica e si degrada.

La seconda domanda è un po’ più tecnica: i bagnanti sono gli stessi cittadini di Tricase o dovremmo richiamare fruitori estivi da ogni dove? Perché se l’intenzione è quest’ultima ci si dovrebbe chiedere dove dovrebbero dormire e mangiare questi super-turisti amanti dello scoglio ma che in fondo preferiscono camminare su legno tek ed avere cappuccino e brioche sulla sdraio. Anche in questo caso non mi sembra coerente un piano coste che non tenga in nessun conto l’accoglienza, cosa che del resto doveva già essere stata progettata in altri tempi.

La mia impressione, ma forse mi sbaglio, è che ancora una volta giungiamo ben ultimi e fuori tempo massimo. Soprattutto ci arriviamo con idee vecchie e poco integrate, che in sostanza non danno la svolta o la scossa di cui avrebbe bisogno questo benedetto paese per qualificarsi come meta turistica, per avere qualche posto di lavoro in più, per rigenerarsi come magnifico posto di terra, mare e persone.

il Volantino - 13 Febbraio 2016

Alfredo De Giuseppe

 

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