2014-03-29 "In una Tricase desolata" - Il Volantino

In una Tricase desolata, anestetizzata, normalizzata e quindi senza vivacità e contrapposizioni costruttive, senza neanche un circolo serale per vecchi  socialisti malinconici, non è facile parlare delle nostre brutture, delle nostre dimenticanze. Ormai rassegnati al peggio, non c’è cosa che ci faccia insorgere o inorridire, niente che ci faccia davvero incazzare. Del resto la diagnosi fatta qualche anno fa ha dato i suoi frutti: la cura sta funzionando, con massicce dosi di valium inoculato fra sorrisi, bugie e deformazioni.

Al di là della fuga dei giovani, della disoccupazione dei cinquantenni, della chiusura di fabbriche e negozi - tutte cosette per le quali il Comune ha da tempo declinato  qualsiasi possibilità di intervento - la nostra Amministrazione dimentica o distorce centinaia di altre piccole vicende quotidiane. Non potendo fare un elenco completo (ma forse un giorno lo farò) mi limito ad osservare le poche realtà che sono, o potrebbero essere, sotto gli occhi di tutti.

Partiamo da una cosa semplice, naturale come un albero, il nostro albero: la quercia Vallonea. Mesi fa denunciammo lo scempio che si stava compiendo in nome di una supposta sicurezza intorno al monumento simbolo di Tricase. L’amministrazione cercò di porre rimedio con atti contraddittori, vicini allo sconcerto, con il solo risultato che il cantiere è tuttora sotto sequestro giudiziario, con i calcinacci sotto le radici dell’albero, con la bellezza trasformata in orrore.

A poche centinaia di metri dalla Vallonea impera il nostro depuratore, che, posto fra le strade di Marina Serra e del Porto è un mostro che ostacola ogni idea, che puzza maledettamente e che inquina uno dei posti più belli, più evocativi della nostra costa, il Canale del Rio. C’è qualcuno che se ne sta occupando? Non risulta.

La nostra buona, avveduta e amata Amministrazione ha da poco presentato il Piano Coste. Se qualcuno ha voglia di leggerlo capirà quanta arretratezza vi sia nella visione del nostro territorio. Vi basterà sapere che ad un certo punto, parlando di Marina Serra, si legge testualmente:

“valorizzazione e riqualificazione della spiaggia rocciosa con spianamento tipo “spiaggia” che consiste nel modellamento della roccia mediante levigatura delle punte rocciose e/o nel riempimento delle fessure della roccia con trattamenti a strati sino all’intonaco a spiaggia. Il tutto naturalmente valorizzato da impianto di illuminazione ad effetto con luci colorate”.

Semplice follia presentata come progresso. Invece nessuno ipotizza una bella levigatura a mezzo ruspa per l’immobile proprietà Sauli posto sulla sommità del nostro Porto o per scempi similari.

La zona 167, oltre a contenere immobili fatiscenti fermi da decenni, con un incredibile e studiato (ben pagato) intervento è stata ridotta a ghetto tortuoso. I residenti si sono lamentati per un po’, il loro isolamento dal resto della città  è un inno all’ignoranza, hanno ascoltato quattro parole rassicuranti, poi il niente e quindi l’accettazione dello status-quo come soluzione più accomodante. Ma la vera cifra della logica amministrativa di questi anni sta tutta dentro la notizia dell’apertura dei lavori riguardanti l’ACAIT. Un intervento di poco più di trecentomila euro che sarebbero sufficienti appena per rimuovere il tetto in amianto, viene sbandierato come il nuovo inizio, con una ristrutturazione (forse di una stanza 4per4) da destinare all’Ufficio Accoglienza Turistica.

In tutta questa serie di annunci, promesse e rassicurazioni il PD tace perché (forse) è dentro il governo di questa città da molti anni ormai e non ha mai espresso una sua chiara dimensione innovativa. Gli altri partiti semplicemente non esistono. Il Movimento di Grillo è ancora alla ricerca di un’identità, le associazioni sono a-politiche, la società è amorfa, le persone sono atrofizzate, il bar Dell’Abate ha chiuso, la Torre è in ristrutturazione, i tempi sono stretti, le piaghe sono aperte.

il Volantino – 29 Marzo 2014

Alfredo De Giuseppe

 

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