2010-08 "Progettare l'alternativa" - 39° Parallelo

In un momento in cui il governo Berlusconi mostra tutte le sue difficoltà a coniugare il senso dello Stato con le pretese del suo Capo, le menti riformiste del nostro Paese sono in vacanza. Sono a riposo, si stanno riprendendo dalle grandi fatiche invernali, così come l’informazione nel suo complesso, tranne i giornali manganellatori e feltriani. Sono in vacanza da inizio giugno a fine settembre anche i conduttori televisivi (come se un programma di approfondimento politico non dovesse basarsi sull’attualità, ma su uno schema estate-inverno).

Ma in questi ultimi sessanta giorni sono successe delle cose: innanzitutto Fini e alcuni deputati si sono resi conto di non poter seguire fino allo spasimo finale la parabola illegale e populista del Premier televisivo; Vendola ha affermato di poter essere la vera alternativa guidando una coalizione coesa del centro-sinistra; Di Pietro ha invitato il PD a ragionare su un nuovo accordo; il PD sta valutando la situazione nel suo complesso.

Tutte cose da approfondire, da capire meglio, da proiettare in un futuro vicino e lontano, ma intanto sono tutti in ferie, con l’aperitivo, le olivette e i mercatini del gusto. Però, al di là delle ferie dei pensatori, impressiona quanto i politici anti-berlusconiani siano impegnati a fare tante congetture governative e nessun progetto. Bersani vuole il “governo di transizione” (però sta ancora meditando), Casini vuole un “governo istituzionale” (però si sta guardando intorno), Di Pietro e Vendola vorrebbero le elezioni (manca solo la data della nuova vittoria di Berlusconi), dei   Verdi, dei Rossi e co. non c’è traccia. Nessuno indica un progetto comune, nessuno ci dice su cosa potremmo lottare e migliorare, sono in preda ad un tatticismo esasperato, stanno ancora difendendo i piccoli bunker, tanto per sopravvivere. Il massimo dei concetti è: votiamo, coalizziamoci, vinciamo, per il resto si vedrà.

Eppure cinque cose, dico cinque sulle quali fare delle scelte decise e ritrovare una certa coesione ci potrebbero essere, basta elencarle, senza farsi prendere dall’agenda degli ultimi, incredibili anni.

Potremmo ad esempio iniziare dalla riforma delle nostre forze dell’ordine: ne abbiamo un numero imprecisato, fare un riordino complessivo significa risparmiare, essere più efficienti, allontanarci dai teatri di guerra, eliminare il segreto di Stato, limitare al minimo i servizi segreti, impegnandosi seriamente per una politica estera e una difesa europea.

La scuola pubblica potrebbe diventare un modello di efficienza abbandonando per sempre la deriva privatistica, dando agli insegnanti quel ruolo centrale che dovrebbero avere in una società in continua evoluzione.

Uno studio e un piano da condividere sull’energia che sappia dare le prospettive di oggi e dei prossimi 50 anni, con investimenti mirati, possibilmente fuori dalle logiche di convenienza lobbistiche.

Una seria riforma fiscale che con semplicità e moderazione sappia tassare tutti con equità: basterebbe che tale riforma fosse affidata ad un qualsiasi parlamentare svedese o inglese;

Una vera legge di integrazione per l’immigrazione, partendo dal presupposto che siamo tutti immigrati e che essere aperti in un mondo aperto è l’unico modo per sopravvivere.

Se i nostri politici di sinistra ci dicessero, per una volta, che hanno delle opinioni condivise su queste riforme, se parlassero di meno dei governicchi da creare in un’estate, senza idee e senza entusiasmo! … Se ci dicessero… potremmo riprendere vigore, sentirci parte di un progetto, sentirci ancora nella possibilità di cambiare… Potremmo noi, riformisti da sempre, tentare di convincere le persone perbene a non andare dietro le sensazioni di pancia, di avere un atteggiamento laico e ragionevole sulle cose del mondo. Potremmo, forse.

Questo breve elenco non vuole essere il programma elettorale, non può essere esaustivo di una società complessa, ma possiamo iniziare a pensare con la nostra testa? Perché andare dietro al programma leghista o berlusconiano, magari cambiando solo qualche articolo della loro legge?  Cosa c’entrano queste poche idee riformiste con il vuotume del federalismo leghista, o con lo smantellamento della sanità o con la devastazione della Giustizia che sta tentando di fare questo governo? C’è qualcuno di quello schieramento, definito di sinistra, disposto a farle proprie, a lottare e vincere (contro questa società ingiusta)?

39° Parallelo – Agosto 2010

Alfredo De Giuseppe

 

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