2009-08 "Musarò già al capolinea?" - Il Gallo

Era facile immaginarlo

 

Al di là di come, quando e se il sindaco Musarò risolverà la crisi politico-amministrativa di Tricase, è necessario fare delle considerazioni di fondo e di sostanza. Infatti la stessa crisi colpisce Galatina e Nardò e puntualmente tutte le amministrazioni del Sud Italia gestite con il sistema del doppio turno.

Primo punto: siamo vittime di un sistema elettorale pasticciato, dove fra liste collegate e apparentamenti, è possibile fare in campagna elettorale qualsiasi accordo di potere al di là dei programmi e delle capacità. Si prendono, esempio Tricase, ben cento candidati, diversi fra loro per storie personali e politiche e li si unisce in nome di una vittoria che puntualmente si rivela inutile in quanto vuota di qualsiasi contenuto. Spesso chi li unisce è un politico di lungo corso e di lungo pelo che pur di mettere una casella sulla propria personale cartina geografica non guarda alla qualità ma pensa solo alla quantità. Questi illustri personaggi alla lunga guardano tutto il mondo come un serbatoio di voti, dove le idee sono tutte su un altro pianeta.

Secondo punto: la nostra popolazione, ormai ridotta da tempo immemorabile a pascolo non coltivato, segue la corrente senza mai alzare la testa. La massa di genti del sud, tranne rarissime eccezioni, non è mai stata opinione pubblica: negli anni cinquanta condizionata dalla Chiesa, negli anni sessanta colpita dai singoli favoritismi personali, negli settanta e ottanta convinti dell’abusivismo globale, dagli anni novanta fino ad oggi annebbiati e guidati dalle televisioni in formato berlusconiano. Tutti questi ragionamenti sono probabilmente presenti in ogni elettore di media intelligenza e cultura, eppure nella sua stragrande maggioranza sceglie la soluzione che sa già essere fallimentare. Come potrebbe un qualsiasi poverocristo di Sindaco accontentare tutte le componenti espresse ed occulte che sottostanno alla sua elezione?

Terza considerazione: il Sindaco in questi casi tende a presentarsi come vittima del sistema, mentre in realtà è l’attore-strumento principe di questo modo di intendere la politica. Andando nello specifico di Tricase, l’attuale sindaco, prima di accettare la candidatura pretese dal centro destra che non vi fossero altre candidature: pretendeva la certezza della vittoria. Non andò per il sottile e accettò tutto, compreso l’accordo che la giunta sarebbe stata composta dai più suffragati e non dai più competenti per ruolo. Il Sindaco adesso rivendica autonomia dai partiti, ma gli sfugge che lui non aveva una sua proposta politica sulla quale gli altri si sono ritrovati ma era solo l’elemento di sintesi dei tanti partiti e correnti dei singoli partiti;

Quarto punto (domande a noi stessi): come si esce da questo schifo? Come si può governare una cittadina di media grandezza dell’estremo Sud Italia? Basta essere commercialista di qualche centinaio di micro aziende o il medico condotto con più assistiti per vincere sempre?  L’informazione televisiva con la sua forza propagandistica sarà sempre più forte a qualsiasi richiamo al buon senso e al buon governo? Si potranno valorizzare le tante intelligenze che pure le nostre contrade riescono ad esprimere in tanti campi professionali? Non sarebbe il caso di conoscere l’idea di città che ha un ipotetico sindaco prima di candidarlo e come la si può interpretare se uno non ha mai partecipato ad un dibattito, ad un’associazione, non ha mai scritto un articolo, non ha mai detto no alle tante malefatte di questo sud?

Considerazioni finali: con queste premesse il sindaco di Tricase, Antonio Musarò, potrà forse trovare una soluzione rattoppata ma non riuscirà a governare e sarà costretto quanto prima a dimettersi. Ben prima di aver fatto qualcosa di duraturo e importante per questa città. Per governare bene bisogna avere idee chiare e un po’ di coraggio, scegliersi in anticipo una squadra coesa e professionale, avere e fare progetti, anche ambiziosi, riscaldare il cuore dei tanti cittadini assenti dalle cose che riguardano loro stessi. E infine farsi votare per ciò che si è, per ciò che si è fatto, per ciò che si pensa, non per quante liste si sono collegate.

Il Gallo - Agosto 2009

Alfredo De Giuseppe

 

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