2009-02 "Essere di sinistra" - Il Volantino

Approfitto della breve recensione del mio “Spesso un paese” apparsa sul precedente numero del Volantino, per tentare di spiegare il perché di una definizione contenuta nel libro (che ha un po’ toccato il direttore del foglio tricasino) che non voleva essere offensiva quanto realistica: il Volantino è vicino al centro destra di Musarò, almeno nel senso di non essergli d’opposizione.

Non tenterò di difendere il mio scritto quanto di mettere in ordine il concetto di sinistra, in questo momento storico, perché il direttore ha inteso affermare che “Il Volantino è di sinistra nella misura in cui favorisce la partecipazione popolare”. Penso sinceramente che non basti questo tentativo, tipo una tribuna aperta, per dirsi oggi di sinistra. Io sono uno di quelli che ritiene di essere di sinistra per non essere come quelli di destra e questo differenziarmi cerco di parteciparlo agli altri, cerco di farlo intuire, cerco di applicarlo a varie categorie di vissuto, anche quello nazionale o sopranazionale (e non certo per propagandare la rifondazione del partito bolscevico o per riesumare le purghe staliniane). Essere abbastanza vicini alla giunta Musarò, e quindi alla gente che l’ha votato, pari a circa il 70% della popolazione pensante di Tricase, significa essere vicino a Fitto che ha deciso la geografia politica del centrodestra tricasino. Fitto significa il ministro di Maglie che attraverso il federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord sta condannando il nostro sud ad una secessione di fatto, cristallizzando la situazione attuale. I signori della giunta Musarò sono tutti adoratori del nostro più grande barzellettiere, il nostro presidente del Consiglio, cav. Silvio Berlusconi, che ha trasformato la giustizia in un grave problema nazionale a furia di leggi ad personam, che ha fatto ciò che ha voluto Bush e adesso dice di pensarla come Obama, che non vuole festeggiare il 25 aprile, che considera la Costituzione un impiccio inutile. Un uomo che all’estero esporta i nostri peggiori luoghi comuni, che trasmette la bellezza della ricchezza cafona.

La gente che ha votato Musarò è la stessa che fa le leggi per impedire che una povera donna in coma da decenni possa scegliere, per tramite di suo padre, di morire finalmente, come atto di pura misericordia, oppure legifera per impedire alla scienza l’uso delle staminali, che è attenta al volere della Chiesa cattolica, più che per convinzione per un semplice calcolo elettoralistico.

Questi personaggi sono gli stessi che accettano i mafiosi come dato di fatto, se non addirittura come eroi, e rifiutano l’omosessualità e la diversità nel suo complesso. Però accettano chi ruba a piene mani in ogni dove e ascolta la Messa ogni domenica, secondo buona e ipocrita tradizione religiosa. Amano l’impresa  senza regole, dove l’operaio è un impaccio, un fastidio da eliminare al più presto.

Nel valutare la bonomia democristiana di un Musarò che prende decisioni con tempi biblici, mentre il mondo cambia ogni giorno, bisogna avere i giusti anticorpi, bisogna avere un sentire particolare che definirei di sinistra solo per convenzione ma che potrebbe tranquillamente definirsi di “progresso umano” o “dell’ovvietà pragmatica”. La sinistra con tutti i suoi difetti, i suoi vezzi, le sue storture, i suoi personalismi si interroga sui fenomeni di massa e cerca soluzioni, capisce la complessità mentre la destra manda l’esercito, vedi Bush, e pensa di avere ragione in funzione di una legge divina.

Le persone che votano per Musarò devono sapere che votano per tutti gli altri che sono sopra di lui, che amano i soldi sopra ogni cosa, che avrebbero lasciato le donne senza neanche il voto, che avrebbero lasciato Mussolini e Hitler uccidere tutti ma proprio tutti gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali, gli handicappati, e forse anche i negri. Votare, appoggiare questa gente significa attendersi sempre il peggio dell’umanità perché nella loro moderazione sono ciechi e ignavi: potrei pensarla diversamente se avessi sentito uno solo di loro dire qualcosa sulle leggi razziali del ‘38, se avessi sentito dire qualcosa di negativo su Berlusconi, su Bush, e sulla CIA. Non dopo decenni ma durante i misfatti, quando comunque le cose sono evidenti, sono semplici perché contro l’uomo, la sua libertà, la sua autoregolazione.

No, caro direttore, il suo foglio A3 sarà meritoriamente di servizio, ma non è di sinistra, perché non ha queste premesse e non ha questo sentire, almeno non traspare dalle parole scritte. Non accetto che un Bongo dica che questo governo tricasino ha fatto il massimo che si poteva fare: non è vero, non ha fatto niente, non ha preso una sola decisione strategica, e quelle che ha preso (vedi dirottare i fondi per le scuole ad un parcheggio) sono sciagurate. Bisognerebbe un po’ informarsi e poi notare e infine scrivere che i nostri amministratori, seguendo la cultura degli ultimi decenni, navigano a vista, non sanno da dove iniziare, non sanno dove ci stanno portando. E comunque anche fossero dei geni della cultura amministrativa non dimenticherei mai i loro padrini politici, la loro visione globale della vita, come invece hanno fatto i tanti sinistrorsi che hanno votato Musarò pur di cambiare.

Se poi mi chiedi, caro direttore, se con queste premesse, il PD è di sinistra ho difficoltà a rispondere e per questa difficoltà ho fondato insieme ad alcuni amici un movimento, in attesa di capire se qualcuno vuole dire le cose come stanno, senza paure e sbarramenti. Se qualcuno vorrà unirsi ad altre persone per aumentare il grado di felicità di ogni singolo essere umano, se qualcuno vorrà occuparsi di qualcosa fuori dal PIL e dalle Borse. In attesa di tutto ciò, di una minima utopia, cerco con i miei amici di vivere questo momento conservando alcuni principi base, la laicità del pensiero, l’illuminismo delle idee. Era troppo pretendere che il Volantino si schierasse con noi, di sinistra.

Il Volantino - 1 Febbraio 2009

Alfredo De Giuseppe

 

Stampa