2007-05 "Estate e inverno" - 39° Parallelo, estratto da 'Ore otto, sotto l'orologio'

C'è un sotto l'orologio invernale ed uno estivo. D'estate c'è meno attenzione al passante, si è un po’ più aperti. Arriva l'amico che vive da trent'anni a Milano e lo sforzo comune è quello di dimostrare una certa evoluzione. Mentre l'amico cerca esattamente le cose di trent'anni prima, il popolo di sotto l'orologio dimostra la sua informazione, il suo saper stare in questo mondo. Succede così che l'amico di Milano non sia soddisfatto del livello di chiacchiericcio raggiunto ed insiste per tutto il periodo delle sue ferie per avvicinarsi a quell'ideale di vita fatta di parole, battute e controbattute su qualcuno che si conosce o che si saluta per caso. Insiste per conoscere, per integrarsi ogni giorno di più, per annullare quella distanza invernale che dura da trent'anni. Ma anche non volendo, gli altri danno il meglio: discutono di grandi progetti, di politica, di turismo. Il vedere un po’ di facce nuove li stimola a pensare in termini positivi e se in quel momento passa la moglie dell'impiegato di banca, vestita alla moda, non viene notata o comunque in misura marginale, direi fisiologica. Se una turista entra a comprare il giornale con il solo costume da bagno non si supera il livello di occhiate (del tipo "visto cosa dobbiamo sopportare in silenzio?"). Il turismo sostanzialmente distrugge la vera anima di sotto l'orologio. Lo fa diventare un posto quasi vitale, con gente che si saluta, si dà appuntamento per la sera e cerca le manifestazioni della giornata. Tutte cose che l'uomo di sotto l'orologio non ama fare. Ma in quel periodo si adegua, finge di partecipare a questo breve risveglio estivo, mantiene le postazioni.

Con settembre si rientra nei ranghi. Quella breve sbornia è passata: si ricomincia. La piazza è meno affollata, meno cappuccini al bar e più caffè veloci, meno giornali. La temperatura d'inverno a Tricase è alquanto disdicevole: è posta su una penisola che sembra una portaerei in mezzo al mare, con la salsedine che trasuda dai muri, il vento costante e una sensazione di freddo che non passa mai. Le case, anche quelle nuove, sono costruite come se dovesse sempre far caldo ed invece ci sono quattro o cinque lunghi mesi di freddo vero. Ma, non so perché, il punto più freddo rimane sotto l'orologio. E' un crocevia di venti e il sole non ci arriva mai, rimanere fermi, impassibili è dimostrazione di vero attaccamento alla causa. Questa intima sofferenza provoca un tipo di cattiveria che si riverbera prima sulle assurde condizioni meteo e poi, piano piano, su tutto ciò che riguarda il mondo circostante, dal sindaco fino al bidone della spazzatura.

E' lo scirocco, insomma, il vero nemico dell'umanità tricasina.

 

(da “Ore otto, sotto l’orologio” Imago s.r.l. 2001)

39° Parallelo - Maggio 2007

Alfredo De Giuseppe

 

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