2007-05 "Una Processione per Coppola" - Mai pubblicato per censura

Domenica 6 maggio 2007, a soli tre giorni dall’approvazione del bilancio, con la irremovibile decisione del Sindaco Coppola di non ritirare le proprie dimissioni, la comunità di Tricase, per mezzo dei suoi legittimi rappresentanti, prese una decisione nuova, sorprendente e al tempo stesso di straordinario dinamismo.

La volontà era stata espressa già il sabato sera in una riunione dei capigruppo consiliari, ma la vera conferma venne dagli assembramenti che fin dalle otto del mattino spontaneamente andavano formandosi vicino alla Torre della Proloco. Così ben presto fu ufficialmente annunciato l’inizio per le ore 10 della Prima Processione Laica dei Tricasini verso Alessano.

Fu delineato il percorso: partenza dal bar Dell’Abate, via R. Caputo, S. Eufemia, strada vecchia zona Matine, Alessano centro, conclusione in via del cimitero presso il cancello della casa del Sindaco Antonio Coppola.

In testa alla processione fu messo lo stendardo di Tricase che fu assegnato ad un dipendente comunale: a turno se lo scambiavano il Dott. Antonio D’Aversa comandante dei vigili e il Dott. Francesco Accogli, plurifunzionario. Sembrò a tutti un ottimo modo per iniziare.

Seguivano poi gli assessori: Rocki Sperti aveva in mano la croce della vecchia democrazia cristiana, M. Antonietta Accogli piangeva con i suoi capelli ricci al vento, il vicesindaco Cosimo Musio aveva l’aria distrutta, Chiara Vantaggiato aveva l’espressione di condanna verso tutti e Scolozzi sembrava lì per caso. Subito dopo la fila della giunta, ecco il Presidente del Consiglio Comunale, il buon Giuseppe Colazzo, che memore delle fustigazioni medievali aveva in mano il cilicio che di tanto in tanto usava contro gli assessori, autocommiserandosi per la sua eccessiva disponibilità.

La processione prendeva forma. Dietro a Colazzo c’erano tutti i consiglieri di maggioranza, con un cero enorme in mano. Oltre ad un danzante Carmine Zocco, spiccavano i due che col cellulare parlavano con Antonio De Donno, che al momento non poteva intervenire ma che dettava ai suoi le movenze da seguire. Antonio si riservava di raggiungere gli altri alle tagliate delle Matine. I consiglieri tutti, nessuno escluso, avevano l’aria compunta, la ferma convinzione di aver sbagliato qualcosa, la voglia intrinseca, quasi primordiale, di salvaguardare il proprio, anche a costo di piccole rinunce.

Subito dopo, c’erano Vittorio Serrano e Fernando Dell’Abate che tenevano per mano Stefano Valli, il neo eletto segretario dei DS. I tre, così vicini, quasi abbracciati, davano forza e sostegno, con il loro amore fraterno a tutti i componenti della maggioranza. (Non dimentichiamo che stava per nascere il Partito Democratico).

Da solo, con la testa china, avanzava anche Tonino Musio, che rappresentava la Provincia di Lecce e cercava di capire se quella fosse l’occasione per prendere le distanze da tutte le forme di processioni.

C’erano anche Ercolino Morciano e Totò Carbone che avevano l’aria penitente di chi l’aveva messa in parodia e poi un serio intervento supremo li aveva fatti ricredere. Non erano in maggioranza ma di fronte all’imponderabile si dicevano intimamente pronti.

Dopo questi amici, la Prima Processione Laica aveva una specie di interruzione: solo ad una certa distanza seguivano i consiglieri di minoranza, con in testa il dott. Giuseppe Longo. Tutti erano convinti dell’operazione: si doveva andare ad Alessano, parlare con il Sindaco, capire i perché, recuperare la Politica, allontanare gli spettri di nuove elezioni, avvicinarsi all’Uomo per ragionare sul futuro di Tricase.

E io? Si c’ero pure io. Mi ero messo nella categoria degli scriba, insieme ad Alessandro Distante, Antonio Turco, Luigi Zito e Giuseppe Cerfeda. Un po’ osservatori, un po’ partecipi, camminavamo in silenzio cercando di carpire le emozioni del tragico momento.

Dopo circa due ore intravedemmo Alessano, qualcuno si voltò come per chiedersi quanti eravamo, quanti avessero resistito all’immane sforzo fisico e psicologico. Erravamo almeno un centinaio, ma eravamo la Città di Tricase, la classe dirigente, politica e pensante. Attraversammo il centro di Alessano fra la curiosità generale, anche se ormai era ora di pranzo, ed infine arrivammo nei pressi della casa del nostro Sindaco Antonio Coppola. Il consigliere Teo Giudice stava per svenire, l’avv. Claudio Pispero aveva il vestito nuovo come sempre mentre il dott. Ecclesia osservava in silenzio, fumando perplesso l’ennesima sigaretta. Hervè Cavallera, visibilmente affaticato, non parlava, aspettando gli eventi.

Dopo circa un minuto che lo stendardo era lì fermo, al centro dell’ingresso di villa Coppola, c’era un’aria interrogativa: suonare il campanello, chiamare al cellulare ed annunciarsi o telefonare in anticipo alla sua segretaria? Invece salì spontaneo un urlo: “Antonio, Antonio, Antonio” che continuò con un ritmo sempre più incalzante, quasi da stadio. Tutti gridavano, nessuno escluso: non poteva finire così, con una  semplice lettera di dimissioni!!

All’improvviso apparve sul suo balcone, in camicia bianca, senza cravatta. Fu come un’apparizione: tutti fecero silenzio nello stesso momento. Lui allargò le braccia, fece un cenno e scese dalle scale. Corse verso di noi, abbracciò tutti ad uno ad uno. Tutti, sottovoce, dicevano un semplice “scusa”. Lui parlò poco ma pianse molto e con un gesto plateale delle mani disse : “Ci vedremo a Tricase”.

C’era gioia nella sua voce: tutti capirono che la crisi era finita. Un intero paese poteva tirare un sospiro di sollievo, la Politica stava facendo il suo corso. Tutti soddisfatti, fecero una specie di dietro front: presero il telefono e chiamarono qualcuno, tanto per non rifarsi la strada a piedi. La Prima Processione Laica di Tricase aveva dato i suoi frutti: la cittadina ancora una volta era salva.

Mai pubblicato per censura - Maggio 07

Alfredo De Giuseppe

 

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